Le malattie dell’apparato digerente, spesso sottostimate a livello nazionale, sono – assieme alle malattie del fegato, delle vie biliari e del pancreas, compresi i tumori – le seconde patologie più frequenti (12 per cento) dopo le malattie cardiovascolari. Alla grande rilevanza di queste patologie va aggiunto il problema dell’appropriatezza nelle richieste degli esami diagnostici in gastroenterologia (ecografie addominali, esofagogastroduodenoscopie, colonscopie). Infatti, a differenze di altre branche specialistiche come per esempio la cardiologia, il paziente con sintomi addominali o con problemi che possono far pensare ad una malattia di fegato o dell’apparato digerente, viene solitamente indirizzato a eseguire un esame strumentale e solo il 10 per cento degli esami strumentali gastroenterologici viene preceduto da una visita specialistica. Una delle soluzioni è la stretta collaborazione tra medici di medicina generale e specialisti gastroenterologi, in modo che ci sia un filtro “clinico” e che si identifichino realmente i fattori di rischio prioritari e i sintomi di allarme dei pazienti con sintomi.
Questi i temi del corso “Le malattie digestive nell’ambulatorio del Medico di medicina generale: criteri per una gestione appropriata dei sintomi e dei segni (bioumorali e imaging)” in programma il 26 (ore 8.30-18.30) e il 27 (ore 8.30-12.30) ottobre all’UNA Modena Hotel di Baggiovara (via Settembrini). L’evento, organizzato dalla SIGE (Società Italiana di Gastroenterologia), si tiene a Modena poiché nella nostra provincia, in particolare a Carpi, la Gastroenterologia è sempre stata organizzata in modo che l’attività territoriale in cui operano gli specialisti ambulatoriali, coordinati dal Dott. Stefano Bellentani, attuale vice presidente della SIGE, è completamente integrata con l’attività ospedaliera.
Il corso – che vedrà la partecipazione di numerosi specialisti della nostra provincia – si aprirà col saluto del direttore generale dell’Azienda USL di Modena Mariella Martini e del presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della Provincia di Modena Nicolino D’Autilia. Obiettivo scientifico principale del corso, così come quello di altri corsi di questo tipo che la SIGE sta organizzando sul territorio italiano, è quello di sviluppare linee guida nazionali condivise tra specialisti e medici di medicina generale per la gestione congiunta dei pazienti con disturbi dell’apparato digerente.
“Occorrerebbe identificare i fattori di rischio e i sintomi di allarme dei pazienti con sintomi gastrointestinali e che si indirizzi prioritariamente agli esami diagnostici più invasivi solo i pazienti che in realtà ne hanno veramente necessità” spiega il dottor Bellentani. “Occorre creare una rete sul territorio, attualmente inesistente in Italia, e far sì che siano condivisi universalmente protocolli diagnostici-terapeutici soprattutto nelle patologie più frequenti, che affollano gli ambulatori dei medici e degli specialisti, quali appunto le malattie più frequenti dell’apparato digerente e del fegato”.
Le malattie dell’apparato digerente: alcuni dati
Le malattie dell’apparato digerente (MAD) sono spesso sottostimate, almeno in Italia, anche se in realtà, da dati del Ministero della Salute, sommate assieme alle malattie del fegato, delle vie biliari e del pancreas, compresi i tumori, sono le seconde patologie più frequenti (12 %) dopo le malattie cardiovascolari. Solo per il 3% le MAD in Italia sono gestite a livello territoriale, mentre per il 97% la gestione è nei servizi di secondo e terzo livello (in ospedale). Ne consegue che la gestione di queste patologie, saltando le cure primarie, porti spesso ad accessi inappropriati, rendendo la spesa ospedaliera in Italia significativamente alta. Inoltre, solo nel 12 per cento dei casi le richieste di consulenza e di endoscopie sono precedute da una visita gastroenterologica, mentre in altre nazioni, come l’Inghilterra, gli USA e il Canada, ben l’80-90 per cento dei casi è gestito a livello ambulatoriale o Day Service.
Globalmente solo il 3 per cento delle malattie dell’apparato digerente sono oggi gestite a livello territoriale, mentre ben il 33 per cento dei ricoveri e il 34 per cento dei day hospital, sono ritenuti ad alto rischio di inappropriatezza
Le competenze del gastroenterologo non dovrebbero poi essere soltanto quelle di poter eseguire indagini diagnostiche di primo o secondo livello come le endoscopie digestive o le ecografie addominali, ma anche quella, innanzitutto, di attuare una prima visita specialistica gastroenterologica che ponga le indicazioni più appropriate per poter eseguire poi, solo se necessarie, altre indagini diagnostiche più sofisticate e poi quella di favorire il raccordo tra il medico di famiglia con le strutture gastroenterologiche ospedaliere o universitarie di terzo livello.
Da tutto ciò consegue pertanto la necessità di una riorganizzazione della Gastroenterologia sul territorio, che deve ovviamente tener conto delle diverse realtà locali (metropoli, piccoli centri urbani o rurali, distanza dai presidi ospedalieri), delle risorse disponibili, della possibilità di usufruire della cultura specifica del medico di famiglia allo scopo di deospedalizzare, creare una rete tra medici di famiglia, specialista e strutture ospedaliere.
La Gastroenterologia di Carpi
Storicamente la Gastroenterologia di Carpi è sempre stata organizzata in modo che l’attività territoriale su cui operano tre specialisti ambulatoriali (Stefano Bellentani, Tiziana Barchi, Giovanni Calo’) fosse completamente integrata con l’attività dell’ospedale, nel quale è attivo il Modulo di gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, diretto attualmente da Pier Vittorio Di Maira, e dove operano anche i medici Carmelo Barbera, Chiara Pavesi e Davide Parmeggiani. Questo ha fatto sì che Carpi fosse un modello funzionante e vincente per tutto il territorio nazionale.
Le attività Gastroenterologiche, epatologiche ed endoscopiche a Carpi, dopo il terremoto sono riprese a pieno ritmo: nel Distretto sanitario durante il 1° trimestre di quest’anno sono state eseguite circa 250 visite gastroeneterologiche o epatologiche, 600 ecografie addominali, 500 esofagogastroduodenoscopie, 700 colonscopie.