L’ordine del giorno che sostiene, nell’ambito della riforma voluta dal governo, la creazione di una nuova Provincia che comprenda i territori di Modena e Reggio Emilia è stato approvato dal Consiglio provinciale, nella seduta di mercoledì 26 settembre, con il voto favorevole di Pd, Pdl, Udc e gruppo Misto. Astenuti Lega nord e Idv.
Nell’introdurre la discussione il presidente Sabattini ha sottolineato che «una riforma istituzionale decisa per decreto e sollecitata solo da motivi economici evidenzia come la politica abbia rinunciato al proprio ruolo» e che le incertezze su percorsi, modalità e tempi «rischiano di creare un ulteriore aggravio di spesa. Questo non toglie – ha aggiunto il presidente – che in Emilia Romagna ci sia stata da parte delle amministrazioni un’assunzione reale di responsabilità per concorrere a una decisione: sofferta, problematica ma sostenuta da un’ampia maggioranza politica e della società civile».
Il capogruppo della Lega nord, Denis Zavatti, ha motivato il voto di astensione affermando che «la Lega è favorevole al riordino delle Province ma attraverso criteri più chiari, che tengano conto anche del numero dei Comuni e del Pil, e prevedano una contestuale riorganizzazione delle altre amministrazioni periferiche. Sbagliati inoltre i criteri di elezione perché i cittadini devono sempre poter votare. Detto questo – ha concluso Zavatti – una proposta che comprenda Modena, Reggio Emilia e Ferrara rispetterebbe l’identità storico-culturale delle nostre terre». Astenuta anche l’Idv che, con il capogruppo Sergio Pederzini, ha ricordato che «da molto tempo l’Idv chiede la soppressione o il ridimensionamento delle Province ma attraverso un percorso strutturato, condiviso e partecipato, preparando strutturalmente ed economicamente anche Comuni e Regioni». Per il consigliere inoltre non bisogna dimenticare che «l’unione con Reggio Emilia sarebbe un matrimonio forzato dato che loro non sono interessati a noi».
Controcorrente la posizione di Mauro Sighinolfi (Pdl) per il quale «le Province andrebbero rafforzate non abolite o ridimensionate». Diversi temi infatti, ha affermato il consigliere «non possono essere affrontati in Regione. Bene l’unione con Reggio ma non dobbiamo diventare un ente di secondo livello, la politica deve continuare ad avere il proprio spazio anche se ridotto».
Per Luca Gozzoli (Pd), «il ridisegno dei confini deve tenere in conto le funzioni svolte dalla Provincia che, come si è visto soprattutto in occasione dell’emergenza terremoto, ha svolto un ruolo essenziale e positivo». Gozzoli ha anche sostenuto che servono «una guida autorevole per arrivare a una soluzione e un percorso il più possibile partecipato e condiviso perché le scelte che saranno fatte non sono ancora scontate». Il provvedimento di riordino «lascia molti dubbi» per Patrizia Cuzzani (gruppo Misto) che si è detta «perplessa sulla sua necessità immediata perché le funzioni svolte dalla Provincia sono essenziali e non gestibili dai Comuni. Se il problema sono i costi, sarebbe stato corretto fare un confronto con quelli ordinari, e non del malaffare, delle Regioni». Secondo Bruno Rinaldi (Pdl) «cancellare un organo istituzionale previsto dalla Costituzione significa diminuire la libertà dei cittadini. Oltretutto sopprimere o modificare significativamente un pezzo dell’organizzazione dello Stato lasciando invariati gli altri può avere conseguenze imprevedibili e negative». Per Dante Mazzi (Pdl) si sta facendo «un pasticcio istituzionale. Sarebbe stato meglio abolire le Province, subalterne nei confronti della Regione e senza poteri sui Comuni, insieme a un ramo del Parlamento in modo da avere uno Stato più snello. A ogni modo l’accorpamento delle Province potrebbe stimolare le fusioni di Comuni». Arrivare alle fusioni di Comuni, superando anche le attuali Unioni, è un passaggio fondamentale anche per Fabio Vicenzi (Udc) che ha ricordato che «l’Udc era per l’abolizione delle Province ma, dato che la scelta è stata diversa, occorre ora assecondare nel miglior modo possibile il processo riformatore». Una riorganizzazione organica di tutto lo Stato sarebbe stata la decisione migliore secondo Davide Baruffi (Pd) «ma ora siamo dentro a questo processo e dobbiamo seguirlo. Sarebbe opportuno però rivedere anche gli uffici periferici e ridisegnare gli assetti della politica». Baruffi ha evidenziato come ci siano funzioni amministrative per le quali la dimensione regionale è troppo grande e distante («assegnarle a loro sarebbe un ritorno a un passato che non rimpiango») e quella comunale insufficiente. Per Ivano Mantovani (Pd), il contenuto dell’ordine del giorno dà «il senso dell’autorevolezza della Provincia di Modena in una discussione che non sempre ha rispettato le prerogative istituzionali».