La Provincia e il Comune di Reggio Emilia «concorrano insieme a noi a sostenere presso la Regione la nascita di un ambito territoriale frutto della fusione delle nostre due province». E’ l’invito che il presidente della Provincia di Modena Emilio Sabattini e il sindaco di Modena Giorgio Pighi hanno rivolto a Sonia Masini e Graziano Delrio, in vista della decisione che la Conferenza Autonomie Locali dovrà assumere nei prossimi giorni in merito al riordino degli enti locali.
In una lettera inviata ai colleghi reggiani, Sabattini e Pighi osservano che «il processo di riforma porta in sé alcuni limiti e obbliga i nostri territori, una delle aree italiane ed europee più dinamiche e sviluppate, a fare scelte che avrebbero meritato qualche tempo ulteriore per una più meditata riflessione». Modena – ricordano i due amministratori – ha avviato un confronto con le rappresentanze sociali ed economiche e con le istituzioni comunali per raccogliere opinioni e contributi utili a concorrere alla scelta di riordino. «Ci siamo confrontati su tre ipotesi, tutte con la medesima dignità e degne della massima attenzione», partendo dal presupposto che «il nuovo soggetto, la nuova provincia, non dovrà cancellare alcuna identità, perché ciascuno vi entrerà con la propria: sarà esclusivamente l’espressione di una diversa organizzazione territoriale dello Stato, per meglio rispondere alle esigenze di modernizzazione ed efficienza della pubblica amministrazione».
Sabattini e Pighi sottolineano che, in particolare, la “provincia dell’Emilia” è «una proposta che ha una forte suggestione oltre ad una significativa innovazione. Tuttavia per l’insieme dei pareri e delle osservazioni raccolte in sede di consultazione ci siamo convinti che in questa fase sia più utile, anche relativamente alle competenze che avranno le nuove province e per il processo di riorganizzazione che successivamente riguarderà gli uffici periferici dello stato, andare a un’aggregazione dei territori di Reggio Emilia e Modena con la costituzione di un ambito di oltre 1,2 milioni di abitanti dotato di un insediamento industriale, agricolo, agroalimentare e culturale fra i primi nel Paese e in Europa. Noi riteniamo – concludono Sabattini e Pighi – che questa scelta possa rappresentare una prima tappa, non conclusiva, l’avvio di un processo nuovo che può essere ricompreso dentro ad una prospettiva che guarda ad un ambito emiliano».