Il documento di indirizzi per il Piano Strutturale Comunale (PSC) che l’assessore alla Programmazione, gestione del territorio e infrastrutture ha illustrato alla Giunta comunale di Modena, ha il pregio di avviare una riflessione, certamente resasi necessaria dal perdurare di una crisi che ha modificato profondamente il quadro della evoluzione dei bisogni della popolazione e della città, dei suoi assetti sociali, del suo sviluppo produttivo e commerciale, del suo sistema di welfare e relazioni. Ma quel documento contiene anche indicazioni di prospettiva che necessitano di chiarimenti e di una discussione che ne sciolga i punti controversi, soprattutto se il PSC non vuole porsi come strumento di imbalsamazione della città, ma piuttosto come fattore di ripresa e rilancio del territorio e di chi ci abita. Come movimento cooperativo, da sempre convinti sostenitori della pianificazione, condividiamo la preoccupazione che il PSC faccia proprio l’obiettivo strategico di puntare sulla qualità, prima ancora che sulla quantità di quanto sarà edificato. Così come troviamo apprezzabile la riproposizione del valore dell’edilizia sociale come parametro per l’utilizzo di nuovo territorio da destinare alla soddisfazione di una domanda di case a basso costo, che la crisi non ha sicuramente azzerato. Altrettanto condivisibile in questa chiave di lettura è l’affermazione della volontà di operare perché le norme del PSC agevolino il recupero, la trasformazione e la rigenerazione del tessuto edilizio, prevedendo procedure semplificate e incentivi per i proprietari. E tuttavia nell’accettare la sfida, da queste prime indicazioni non possiamo non segnalare che i tempi che trascorreranno da qui alla piena operatività di questo strumento, che forse risente eccessivamente del clima depressivo del momento generale del nostro Paese, sono tali da poterne vedere i primi effetti solo tra 4-5 anni, troppi rispetto alla drammaticità della crisi che richiede risposte immediate, soprattutto per il settore edilizio non da oggi in grave crisi tale da generare una grande riduzione dei posti di lavoro sia nel settore specifico che nell’indotto. Questo problema, che deve essere di tutti e non soltanto delle imprese del settore, non è rinviabile alla conclusione di un confronto che sarà doverosamente approfondito e ampio. Il tentativo di ricomporre esigenze espansive, suffragate dalla domanda di case e presente sul territorio, di cui le cooperative di abitazione sono da sempre percettori, con il freno al consumo del territorio, puntando al progressivo incremento della densità insediativa associata a “processi di riqualificazione urbanistica e sostituzione edilizia”, non scioglie un interrogativo di fondo che riguarda i costi di questi interventi, costi che – noi diciamo – devono essere coerenti, e in linea, con le possibilità e potenzialità di una larga fascia di popolazione, fatta di giovani, anziani, immigrati, lavoratori a reddito fisso e precari, che fino a ora hanno trovato sfogo esclusivamente nelle opportunità offerte dai PEEP, i cui alloggi sono immessi sul mercato a circa 1.600 euro/mq. Non vogliamo sottrarci alla responsabilità di consegnare ai nostri figli e nipoti una “Modena che rimane Modena” , come afferma l’assessore Giacobazzi, e nella quale sia favorita “la mobilità ciclo-pedonale, il trasporto pubblico, che abbia a cuore i bisogni di quanti soffrono di difficoltà motorie” ecc., ma abbiamo il dovere urgente di elaborare proposte, idee, e norme che facilitino sul piano economico l’accesso al bene casa, un bene che non può essere visto semplicemente come un oggetto speculativo, in contrasto con la tutela dell’ambiente e del territorio. Le nostre cooperative già da qualche anno si sono fatte paladine, negli interventi residenziali realizzati a Modena, della certificazione energetica adoperandosi per il contenimento dei consumi e la costruzione di complessi capaci di esaltare gli aspetti di socializzazione. C’è dunque affinità e assonanza tra noi e le indicazioni poste sul tavolo dall’Assessore, le quali però non devono lasciare indeterminata la specificazione delle modalità e dei contenuti attraverso i quali ci si propone di rilanciare la riqualificazione urbanistica, che – a nostro parere – non può scostarsi più di tanto dalle possibilità della reale domanda di case e residenzialità espresse da quanti costituiscono il corpo vivo della città. Ben venga dunque la consultazione annunciata e la costruzione di un tavolo di approfondimento che coinvolga i vari soggetti e protagonisti interessati. Noi ci presenteremo portando il patrimonio di indicazioni e suggerimenti che ci consegna la larga base sociale che rappresentiamo, ma anche rivendicando l’esigenza di darci un orizzonte temporale per la definizione del PSC, che non sia sfasato rispetto alla urgenza imposta dalla crisi.
(Mauro Veronesi, presidente Agci Modena – Gaetano De Vinco, presidente Confcooperative Modena – Lauro Lugli, presidente Legacoop Modena)