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Meno di un mese all’annuale ‘Festival Filosofia’

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È “cose” il tema dell’edizione 2012 che si svolge a Sassuolo, Modena e Carpi  dal 14 al 16 settembre in 40 luoghi diversi delle tre città. Lezioni magistrali, mostre, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Gli appuntamenti sono quasi 200 e tutti gratuiti.

Il festival, che lo scorso anno ha registrato oltre 176 mila presenze, è promosso dal “Consorzio per il festivalfilosofia”, i cui fondatori – ovvero i Comuni di Sassuolo, Modena e Carpi, la Provincia di Modena, la Fondazione Collegio San Carlo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena – sono i soci storici che hanno partecipato alla realizzazione del festival fin dalla prima edizione. Piazze, chiese e cortili ospitano le oltre 50 lezioni magistrali del festival, che vede quest’anno tra i protagonisti, tra gli altri, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Roberta de Monticelli, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Umberto Galimberti, Sergio Givone, Salvatore Natoli, Giovanni Reale, Stefano Rodotà, Salvatore Settis, Emanuele Severino, Carlo Sini e Remo Bodei, Presidente del Comitato scientifico del Consorzio.

Molti anche i filosofi stranieri, circa un quarto del totale, a segnare un’edizione fortemente internazionale: tra loro i francesi Bruno Latour, Serge Latouche e Marc Augé, che fa parte del comitato scientifico del Consorzio; lo spagnolo Francisco Jarauta; i britannici Richard Sennett e Scott Lash; l’americano John Searle; il polacco Zygmunt Bauman, da quarant’anni esule in Inghilterra, e il suo connazionale Krzysztof Pomian, esule viceversa in Francia; Anne Cheng, formazione francese e origine cinese. Si distinguerà Alessandro Bergonzoni in una vera e propria lezione magistrale, con la sua vertiginosa inventiva linguistica.

Il programma delle lezioni magistrali si svolge all’insegna della domanda filosofica sulle cose (suscitata dalla meraviglia che qualcosa ci sia e alla ricerca di “cosa” sia), riconoscendo che in questo tema si scorge il luogo materiale e teorico di alcune delle più caratteristiche trasformazioni della contemporaneità. I maestri del pensiero che il festivalfilosofia porterà nelle piazze e nei cortili delle tre città si confronteranno con il pubblico sulle varie declinazioni contemporanee delle cose, tracciando linee tematiche che affrontano, tra le altre, la questione della “cosa stessa”, lo statuto della produzione e i suoi processi, le implicazioni del consumo, il carattere di feticcio assunto dalle cose, nonché le passioni che esse suscitano.

Il programma filosofico del festival propone anche la sezione “la lezione dei classici”: esperti eminenti commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema delle cose, da Platone ad Aristotele, da Adam Smith a Hegel e Marx, fino alle elaborazioni novecentesche di Husserl, Heidegger, Benjamin e Arendt , con in più un fuori pista comparativo sul pensiero confuciano.

Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo coinvolge narrazioni e le performance, la musica i libri, le iniziative per bambini e ragazzi.

Nelle piazze e nei cortili del festivalfilosofia si rifletterà su produzione e consumo, idoli e feticci, arte, artefatti e passioni per le cose

La cosa del pensiero

Un primo nucleo convoca quelle prospettive che prendono le cose dal loro dorso, cercando di coglierle nel loro rapporto con la cultura e la coscienza: così farà Remo Bodei (Presidente del Comitato scientifico del Consorzio per il festivalfilosofia) mostrando come si possa restituire agli oggetti la loro qualità di “cose”, ossia l’insieme degli investimenti affettivi, concettuali e simbolici che individui e società vi ripongono, mentre Francesca Rigotti sottolineerà il ruolo delle “piccole cose” nello strutturarsi dell’esperienza ordinaria. Un controcanto a queste letture proviene da quelle strategie concettuali che si riconoscono nelle posizioni del realismo con la sua fiducia in un approccio diretto alle cose, nella loro indipendenza dal soggetto che le pensa e le esperisce. John Searle – tra i massimi protagonisti della filosofia contemporanea, per la prima volta al festival – proporrà la sua teoria degli “oggetti sociali”, che istituiscono la realtà comune attraverso il linguaggio, mentre Maurizio Ferraris discuterà il carattere “esemplare” degli oggetti, dotati ciascuno di una loro necessità e legalità interne e ordinabili in classificazioni lussureggianti. Oggetti particolarmente “intrattabili” sono poi quelli di cui si occuperà Armando Massarenti, che mostrerà la densità paradossale di entità dalle vaste conseguenze sociali come le tangenti o i derivati.

Emanuele Severino e Massimo Cacciari interrogheranno la questione della cosa alle sue estremità, occupandosi rispettivamente delle “cose prime” (in cui si manifesta il carattere immutabile dell’Essere) e delle “cose ultime” (dove emerge l’eccedenza di significato delle cose rispetto alle loro definizioni). Del rapporto tra nomi e cose si occuperà Carlo Sini, ripercorrendo il passaggio dal sapere mitico, in cui nomi e cose si co-appartengono, alla scrittura alfabetica fondata sul carattere artificiale del linguaggio. Roberto Esposito si soffermerà sui meccanismi di produzione e modifica del corpo e della personalità umana resi possibili dalle bioingegnerie.

La materializzazione dell’universo primordiale, spiegabile con l’azione del “meccanismo di Higgs”, sarà argomento di un dibattito tra Andrei Linde, fisico della Stanford University di grande levatura internazionale, per la prima volta al festival, e Antonio Masiero (vice-Presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), impegnati a metterne in rilievo i rapporti con il principio antropico.

Saldamente insediata nella storia della filosofia, la questione ontologica della cosa verrà ripercorsa anche in alcune “Lezioni dei classici”, in serrato confronto con alcune delle opere in cui essa si è costituita: così Giovanni Reale commenterà la Settima lettera di Platone, mentre Remo Bodei presenterà la Fenomenologia dello spirito di Hegel. Venendo al Novecento, Roberta de Monticelli discuterà le Ricerche logiche di Husserl. In un fuori pista comparativo, Anne Cheng (del Collège de France) si occuperà delle riflessioni sulle cose nella tradizione confuciana.

Alessandro Bergonzoni, in una vera e propria lezione magistrale, inseguirà le cose di cui ci serviamo e siamo servi, in una vertiginosa dimostrazione di pirotecnia linguistica e concettuale.

Produzione delle cose

Assunte dall’economia nel mero significato di “merci”, “prodotti” del lavoro umano pronti all’uso e allo scambio e, di qui, anche strumenti di dominio sociale, le cose del mondo produttivo si rivelano il terreno cruciale delle trasformazioni in atto a partire dalla globalizzazione dei mercati. Le trasformazioni del lavoro in senso sociale discusse da Ota de Leonardis; i segmenti globali del “made in Italy” di alta gamma, studiati da Armando Branchini e i mutamenti del processo produttivo in direzione delle reti immateriali di conoscenza, di cui si occuperà Enzo Rullani, indicano, ciascuno in modo distintivo, le nuove frontiere del produrre. Mettendo a fuoco la categoria dello schiavo, Remo Bodei indicherà alcune perversioni di lungo periodo legate alla produzione di cose tramite persone trasformate in cose, assieme alle forme di interiorizzazione cui danno luogo.

In un mondo che ristruttura le proprie filiere e scale di produzione, anche i confini tra produzione seriale, artigianato e arte sono in corso di ridefinizione, segnalando il carattere artificiale e il potenziale estetico di ogni manufatto. In questa vena Andrea Branzi dedicherà la propria lezione al design, soprattutto nella tradizione italiana dove esso ha costituito una fruttuosa alternativa progettuale alla modernizzazione industriale, mentre Richard Sennett si soffermerà sulle matrici comuni dei processi artigianali e di quelli artistici. Giorgetto Giugiaro, infine, darà una testimonianza di eccezione di una carriera imprenditoriale nella quale la creatività si è congiunta all’industria automobilistica e l’innovazione tecnologica si è fatta anche espressione estetica.

Tra le opere classiche nelle quali si è articolata la questione dei rapporti tra produzione ed economia, Eugenio Lecaldano commenterà la Ricchezza delle nazioni di Adam Smith, mentre Simona Forti presenterà le riflessioni su lavoro e produzione, libertà e azione, in Vita activa di Hannah Arendt. A ritroso, Mario Vegetti si soffermerà su una peculiare analogia tra anatomia e scrittura nel pensiero greco.

Il consumo

Spostando l’accento dalla centralità della produzione a quella del consumo, si è immessi nel grande cantiere sociologico che legge nelle pratiche quotidiane connesse ai beni di consumo non solo meccanismi di omologazione e di reificazione, ma anche strategie di riconoscimento e processi di intensificazione del sé. Alla trasformazione culturale che segna l’ingresso in una società dove non solo le merci, ma anche le identità, sono consumabili dedicherà la sua lezione Zygmunt Bauman, mentre Elena Esposito farà vedere i paradossi generati dalla moda, anche in ordine alla creazione di dimensioni temporali dove domina l’idea della contingenza. Obiettivo dell’economia, il consumo contemporaneo si fa industria – di identità, di marchi e in ultima istanza di cultura – come mostrerà Scott Lash, sociologo inglese per la prima volta al festival. Il paesaggio dell’epoca presente è d’altronde dominato da un regime simbolico in cui la merce, oltre che per il suo valore d’uso e di scambio, vale anche per la rappresentazione che se ne fa in una società sempre più spettacolarizzata: ne discuteranno, da prospettive diverse, Fulvio Carmagnola e Vanni Codeluppi. A queste letture variamente critiche si aggiunge un tema di lunga durata come quella della reificazione di genere, della “donna oggetto”, presentato da Michela Marzano. Nessuna di queste analisi potrebbe prescindere dal confronto con L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica di Walter Benjamin, di cui Fabrizio Desideri fornirà un’interpretazione innovativa sul piano filologico e tematico.

Alla traiettoria del consumo e della società “usa e getta” si contrappongono viceversa i princìpi di custodia e tutela di beni per loro natura esauribili, ma talmente indispensabili alla collettività da mettere in moto una diversa concezione dell’appartenenza: beni comuni, di cui Stefano Rodotà traccerà il quadro filosofico e giuridico. Tra di essi spicca l’idea stessa di patrimonio culturale, di cui Salvatore Settis sottolineerà l’utilità e la destinazione al futuro. Da una prospettiva urbanistica, Pippo Ciorra mostrerà come le città stesse – fatte di quegli oggetti speciali che sono i “manufatti edilizi” – possano venire riusate e riciclate, mentre la prospettiva della sostenibilità e della tutela verrà declinata da Bruno Latour in un’originale drammaturgia dedicata a Gaia, la Madre Terra.

Idoli e feticci

Tra le categorie di “degradazione” degli oggetti, le più durevoli ed efficaci sembrerebbero quelle di idolo e feticcio, già espressione di dominio coloniale e religioso e presenti anche nella categoria di “feticismo delle merci” coniata da Karl Marx ne Il Capitale, (che sarà presentato al festival da Diego Fusaro, un giovane ricercatore non ancora trentenne). Il programma ne mostrerà alcune riformulazioni in termini di critica all’antropocentrismo e al consumismo. Marc Augé, tra i massimi africanisti e membro del Comitato scientifico del Consorzio, ripercorrerà alcune religioni africane, per ritrovare nel “dio oggetto”, ossia nel feticcio propriamente detto, forme e sfide che appartengono al mondo contemporaneo. Sempre nel campo degli studi antropologici e comparativi, Marino Niola focalizzerà viceversa la sua attenzione sul tema della potenza degli oggetti – di culto, d’arte o hi-tech – rivelando il loro carattere di maschera. Salvatore Natoli si addentrerà nel complesso cantiere dello statuto dell’idolo, facendo i conti con il portato del divieto biblico in un’epoca in cui il regime dell’apparenza e dell’immagine lo mette alla prova estrema. Umberto Galimberti si occuperà del feticismo del denaro, per evidenziare il complesso di pulsioni e rappresentazioni che sottendono ai miti contemporanei del mercato e del denaro, mentre Silvia Vegetti Finzi esaminerà un peculiare tipo di oggetti in cui potenza e animazione, mimesi e finzione, istituiscono uno scambio continuo con i loro utilizzatori: i giocattoli dei bambini. Francisco Jarauta interrogherà invece il genere pittorico della natura morta per segnalarne le metamorfosi dall’epoca classica alle avanguardie novecentesche.

Le passioni delle cose

Le cose suscitano passioni, posizionando così il tema anche nel campo delle teorie morali. Una fortunata tradizione mostra la struttura relazionale dell’economia, secondo un modello di reciprocità nel quale perfino la differenza tra utile e dono sembra sfumare nel momento in cui se ne colgano le prestazioni rispetto alla solidarietà collettiva. In questa scia si colloca l’attuale influente teoria della “decrescita”, presentata al festival dal suo massimo esponente internazionale, Serge Latouche, che affronterà la figura della sobrietà. Altre letture mostrano invece come il dono delle cose si inscriva in un’ottica di intrinseca gratuità che lo deve sottrarre al regime economico del dare e del restituire: con accenti diversi se ne occuperanno Enzo Bianchi (sul debito d’amore che costituisce la vita umana) e Sergio Givone (sulla peculiare forma di dono che è il perdono). Silvano Petrosino indagherà invece il modo in cui gli oggetti falliscano sempre alla prova del desiderio, essendo incapaci di colmarne la mancanza costitutiva, mentre lo storico dell’arte Krzysztof Pomian, per la prima volta al festival, ricostruirà la logica del collezionismo e il modo in cui gli oggetti da collezione rendono visibile l’invisibile delle relazioni sociali.

Un nutrito programma di eventi affianca le lezioni magistrali del festivalfilosofia. Gli appuntamenti, tutti gratuiti, parlano delle cose per immagini, musica e narrazioni con molte proposte pensate per i più piccoli.

La cosa dell’arte

Le strategie artistiche per accedere alle cose. Dalla registrazione oggettiva all’invenzione di forme primordiali, dall’azzeramento dell’oggetto a quello del soggetto, passando per la meraviglia di oggetti che ridiventano “cose”.

La grande mostra retrospettiva di Edward Weston (1886-1958), curata da Filippo Maggia e prodotta da Fondazione Fotografia e Fondazione CRMO, celebra con 110 stampe originali uno dei grandi maestri della fotografia statunitense. La sua forma di realismo puro e radicale prende le distanze dalla società e dai contesti, dai sentimenti e dagli aloni che proiettano sulle cose del mondo per accedere all’essenza senza tempo dell’oggetto, alla sua verità, alla forma che l’obiettivo registra in modo nitido e perfetto (Modena, Ex Ospedale Sant’Agostino).

Quasi in controcanto, la mostra di Lucio Riva, artista elegante e schivo, presenta taccuini, assemblaggi, piccoli oggetti la cui intima voce si confonde con quella dell’artista. Lontani dal valore d’uso o di scambio, gli oggetti vengono risignificati, si ricoprono cioè di cristalli di pensiero e di affetto per riattivare la meraviglia sul mondo. (“Oggetti esclamanti”, Modena, Biblioteca Poletti, a cura di Carla Barbieri e Francesca Morandi).

Allargando lo sguardo al rapporto tra parole e cose, la mostra di Antonio Porta presenta opere, anche inedite e spesso dimenticate, di uno dei protagonisti della stagione sperimentale delle neo-avanguardie. Montaggi e collage sfruttano il corpo grafico della parola, conferendo al verso poetico densità di cosa, come in un ready-made editoriale (“Poesia in forma di cosa”, Modena, Galleria Spazio Fisico, a cura di Rosemary Liedl).

Né poteva mancare l’interrogazione sull’origine della materia. L’installazione interattiva “Il dono della massa”, ideata da Vincenzo Napolano e Antonella Varaschin e prodotta dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, visualizza il meccanismo di Higgs, cioè quel fenomeno che, ai primordi dell’Universo, ha permesso alle particelle di “materializzarsi”. Lungo il percorso il visitatore si vede proiettato in una sorta di specchio, in cui compare dapprima come un blob informe immerso nel caos dell’universo primordiale. Procedendo, comincerà ad acquisire la massa e quindi a prendere progressivamente forma, fino a riconoscere la propria immagine definita (Modena, Chiesa di San Nicolò).

Una riflessione sulle trasformazioni della materia è offerta anche dalla collettiva “Avventurieri della materia” in cui due artisti maturi – Rambaldi e Manelli – dialogano con due giovani artisti – Nalin e Achryliko – sulla densità materica degli impasti e dei colori, come in un cosmo primordiale carico di segni e di visioni (Modena, Galleria Punto arte, a cura di Enrico Fruggeri).

Estratte dalle profondità della materia, le opere plastiche di Fabio Fucci e Roberta Luppi, suggeriscono il carattere transitorio e sospeso delle forme, la cui stabilità viene continuamente negoziata con lo spazio circostante (“Stabilità dinamiche”, Modena, Galleria Punto arte off).

Il gioco costruttivo delle forme regolari, che sembra attingere tanto a radici pitagorico-platoniche quanto agli esiti della fisica moderna, anima lo spettacolo per ragazzi “Il cubo magico” di Pandemonium Teatro. Due clown, Uno e l’Altro, scoprono uno strano mondo fatto solo di cubi: grandi e piccoli, gialli e neri, rossi e blu. Mentre per Uno sono soltanto dei cubi, l’Altro sa usarli per costruire un intero mondo e, a poco a poco, trascina Uno nel gioco (Modena, Biblioteca Delfini, domenica 16 ore 11,00 e 16,30).

Sulla stessa lunghezza d’onda la serata di cinema musicato che vede il grande pianista Danilo Rea cimentarsi con la sonorizzazione dal vivo per piano solo di due storiche pellicole degli anni Venti: Ballet mechanique, del pittore cubista Fernand Léger, un caleidoscopio di volumi e personaggi costruiti in forma oggettuale, e un estratto da Hoffmanns Erzählungen – I racconti di Hoffman (1923) di Max Neufeld, sul tema celeberrimo del manichino (Carpi, domenica 16 settembre ore 21,00).

Entro il vasto quadro delle implicazioni tra soggetti e oggetti, il collettivo di artisti della galleria Under House lavorerà su opere di “terzo tipo” in cui pare annullarsi la loro distanza: “super-cose”, protesi meccaniche ed elettroniche, dotate di display e pulsanti, che sembrano configurare una sinergia del tutto inedita e attuale tra umanità e tecnica (“La Super-Cosa”, Modena).

L’azzeramento della narrazione e della sensibilità può aprire anche al soggetto la dimensione di forma oggettivata: la mostra Sono cosa di Fabrizio Loschi presenta corpi disabitati che evocano matrici arcaiche e alludono a un luogo oggettivo nel quale accogliere ed essere accolti (Modena, Galleria Mies, a cura di Marco Nardini).

Dal lato opposto, “Fusione endogena delle cose” dell’artista Enrica Berselli presenta opere frutto di un elaborato percorso iperpersonale che prende avvio da un atto performativo e rituale poi fissato sulla tela, come reliquie di un processo di fusione endogena con una cosa, operato in uno stato limite di definizione sensoriale. Così la plastica di un comune sacchetto di immondizia acquista il ruolo simbolico di protezione dell’io dalle dolorose incursioni dell’esterno; il ferro di scarto si fonde con il corpo fragile che ne vuole carpire la robustezza segreta e la compenetrazione con la materia organica allude al rifiuto degli ambienti asettici e artificiali (Sassuolo, Galleria Magazzini Lab).

La produzione delle cose

Tra lavoro, arte e artigianato, le cose portano l’impronta dell’attività umana. Anche la prospettiva delle arti si riscopre come modalità del saper-fare.

Indispensabili come fonte per le scienze sociali, i documenti audiovisivi permettono di cogliere le trasformazioni del lavoro contemporaneo rappresentando i processi di produzione, i modi e le condizioni in cui si lavora. Vedere il “fare” nel suo “farsi” significa disporre di una testimonianza preziosa e all’altezza dei tempi su come nascono cose, prodotti, merci. La Fondazione Marco Biagi, specializzata nello studio delle relazioni di lavoro, ha promosso un concorso internazionale di corti dedicati al lavoro, “Short on Work”: il pubblico del festival potrà assistere alla proiezione delle opere premiate (Modena, Auditorium Marco Biagi, sabato 15, ore 21).

Sguardo artistico e occhio tecnologico saranno fissi anche sulla performance “Cose #6” dei Masbedo, che, in un’azione totalmente unica, mostreranno al pubblico “come si fa” un’opera di video-arte. Il duo di video-artisti lavorerà con mucchi di oggetti e di fotografie posate su un tavolo e li riassemblerà mentre su due grandi schermi si proietta il video che ne scaturisce nel momento stesso del suo farsi, nell’istante in cui le cose divengono immagini, esse stesse piene di una loro propria consistenza (Modena, Manifattura Tabacchi, sabato 15, ore 23).

La comune radice e la convergente vocazione di artigianato, arte e tecnologia saranno al centro anche della mostra “Sound Objects”, curata da Claudio Chianura e proposta dalla Galleria Civica di Modena. Oggetti sonori di diversa provenienza – sia di alta tecnologia, che di eccellenza artigianale – saranno in mostra (e in taluni casi in prova) a Palazzo Santa Margherita, per far vedere le possibilità creative di strumenti insoliti o addirittura “impropri”.

In questa stessa linea si colloca “Materie sonore”, concerto del duo Biogroove proposto dalla Gioventù musicale d’Italia, sede di Modena. Recenti vincitori del “Tournoi International de Musique” di Parigi, i due percussionisti italiani proporranno un programma che prevede l’utilizzo sia di strumenti a percussione, sia di materiali di diversa origine e destinazione, generando una musica che sale dal ventre delle cose (Modena, Auditorium Marco Biagi, venerdì 14, ore 21).

Non solo l’espressione artistica si avvale di strumenti dell’artigianato, ma il lavoro artigianale in quanto tale può ammontare a creazione artistica. Si prendano ad esempio le opere dell’artista belga Aurélie W. Levaux, in mostra con il titolo “L’heure vient, vilaine petite chose” presso la Galleria D406 di Modena. Sopra a campiture di tessuto di cotone bianco, l’artista miscela al contempo colori a china e ricami, dando vita a complesse composizioni narrative, fra il fumetto e l’arte contemporanea, dove la forza espressiva e la delicatezza del tratto convivono in un equilibrio perfetto.

Il mondo dell’artigianato, con le sue regole d’arte, manifesta una sorta di design spontaneo senza il quale non potrebbe darsi alcuna costruzione, nemmeno dei meccanismi più elementari e degli oggetti più semplici e comuni. Il “Dida, laboratorio didattico” offrirà l’occasione per ragazzi e adulti di costruire e assemblare oggetti, anche usando materiali di recupero (“Da cosa nasce cosa”). A complemento del laboratorio, saranno inoltre esposti pezzi provenienti dalla collezione del Museo Ettore Guatelli, straordinario monumento agli oggetti di uso quotidiano e alle meraviglie della loro produzione (Modena, Palazzo dei Musei, sabato 15 e domenica 16, ore 10-19).

Anche per costruire piccoli oggetti artigianali di uso quotidiano (come portachiavi, segnalibri, spille, album, quaderni) occorrono abilità, come ad esempio quelle dei giovani diversamente abili che frequentano i centri socio-occupazionali e socio-riabilitativi del Comune di Modena. In un laboratorio a cura di Anffas Onlus di Modena saranno proprio loro a guidare gli adulti per insegnare loro come si realizzano “Costruzioni d’abilità” (Modena, via Trivellari, sabato 15 e domenica 16, ore 10-19).

“Saper fare” significa non solo saper produrre, ma anche sapere come si fanno le cose, eseguirle compiendo i gesti richiesti e le giuste azioni. “Soli contro tutti”, il laboratorio musicale condotto da Dario Giovannini, vuole essere un’occasione per sperimentare una nuova chiave di scrittura della partitura e un modello orchestrale per chitarre capace di alternare “solo” e “tutti”, ridefinendo anche le possibilità espressive del gruppo rock (Carpi, Piazza Garibaldi, sabato 15, ore 22,30).

Dagli oggetti alle cose

Sottratti alla logica straniante dell’uso e dello scambio, gli oggetti ridivengono cose, caricandosi di investimenti affettivi e simbolici che ne arricchiscono il senso e li situano nella coscienza e nella cultura.

A modo loro, gli oggetti crescono e deperiscono, vengono curati o trascurati, dimenticati o distrutti. Nel mondo contemporaneo essi subiscono una forma particolare di morte, che li fa diventare rapidamente obsoleti, superati, talora irriconoscibili. La mostra “Cose da niente. Il fascino discreto degli oggetti”, prodotta da Museo della figurina e Fondazione CRMO, ci presenta questi oggetti desueti nelle immagini delle figurine. Attraverso di esse siamo immessi in interni domestici, negozi, vie cittadine, quando su queste cose da niente veniva tessuta l’atmosfera di un’epoca. In mostra, sedie e chaises longues, invitano ad accomodarsi in un ambiente fin de siècle (Modena, Museo della figurina, a cura di Thelma Gramolelli)

Sulla stessa linea, la mostra personale di Andrea Chiesi porta il titolo pregnante di “Scomparse”. Ispirandosi alle recenti residenze a New York e Berlino, l’artista espone una serie di dipinti che indagano sulle cose andate. Strutture abbandonate, residui di un uso che le ha rese oggetti di consumo per lasciarle ora ad un’apatica inutilità; luoghi che hanno prodotto le cose, divenuti sterili simulacri della loro genesi; o, ancora, un mondo mentale in cui le cose sono scomparse o non sono semplicemente mai esistite. (a cura di Mario Bertoni, Sassuolo, Galleria Paggeriarte).

“Dal tempo perduto”, incontro di poesia con Umberto Piersanti, stabilisce una relazione con le cose all’insegna della percezione e del tempo della memoria. L’infanzia nelle colline attorno a Urbino rivive attraverso la vecchia casa, gli oggetti e i racconti di un’età ormai perduta che la memoria tenta di recuperare. Sollecitato da Carlo Alberto Sitta, Umberto Piersanti alternerà l’accesso al filo segreto delle sue fonti con la lettura dalle sue opere. (Modena, Laboratorio di poesia, sabato 15 settembre, ore 15,00)

In modo impercettibile o improvviso, le cose sono destinate ad accogliere sempre nuovi valori e nuovi “aloni di senso” (Bodei). L’artista Claudia Losi invita il pubblico a consegnare alle sue cure una cosa che rimandi a particolari significati personali e affettivi: al momento della consegna la memoria della cosa verrà registrata e quindi l’azione dell’artista la avvolgerà nel lungo filo del tempo dove scomparirà alla vista andando a comporre un’opera insieme individuale e comune, nuova e vissuta (“Altro da cosa”, Modena, Museo Civico d’Arte).

Non diversamente, la mostra fotografica di Lisa Kereszi ripercorre la storia dell’attività di famiglia, un deposito di rottami, che porta il nome del nonno Joe. Le pile di copertoni, le cinghie accumulate, le pareti tappezzate di fotografie e ritagli di giornali, le torri di automobili in attesa di essere recuperate o smontate sono gli attori in scena. Il Junkyard di Joe non è mai stato la fine per gli oggetti che lì arrivavano, bensì una sorta di fabbrica di nuove identità, in un incrocio energetico di contraddizioni che hanno del miracoloso nel loro vivere e sopravvivere alle circostanze (“Joe’s Junkyard. La poetica del rottamaio”, Modena, Galleria Fuorimappa by Metronom, curatrice Marcella Manni).

In ciascuna cosa, anche già esperita ed esaminata, permane un residuo di significato ancora da attribuire, un “fascio di legami insaturi e di allusioni ineffabili” (Bodei), capaci di essere attivati da uno sguardo nuovo. “Nell’atelier di Cesare Leonardi”, Sara Cestari coglie con l’obiettivo fotografico particolari di oggetti o opere d’arte che, messi in disparte e nascosti oppure illuminati dalle grandi vetrate, acquistano un fascino particolare. Libri, sculture, plastici, alcuni dei quali fanno parte di grandi musei internazionali, in questo spazio intimo, accatastati vicino ad altri oggetti, acquistano un significato più familiare e sembrano quasi dialogare tra loro (Modena, Ex Cinema Principe, a cura di Associazione Via Piave e dintorni).

Anche gli oggetti vintage segnalano il gusto contemporaneo per gli accessori d’altri tempi e il modo creativo con cui i soggetti trasformano il ruolo sociale degli oggetti, inventando per loro nuove funzioni e significati. “Articoli d’annata. Mercatino vintage” proporrà oggetti per l’arredo della casa come caffettiere, sifoni da seltz, macchine da scrivere, dischi in vinile, grammofoni (Modena, Piazza Pomposa e Via Taglio, sabato 15 settembre, a cura di Assessorato allo Sviluppo economico, Centro storico e Società partecipate e Associazione Mercantico).

Allo stesso modo giochi e giocattoli, oggetti dimenticati o creati appositamente, passando da una mano all’altra diventano compagni di gioco e di avventure di un nuovo proprietario. È questo “Mercantingioco”, l’occasione per ragazzi dai 6 ai 14 anni di vendere, comprare, donare, scambiare giochi e, così facendo, far ruotare intorno agli oggetti la costruzione di una forma di socialità. (Modena, Piazza Pomposa, domenica 16 settembre, a cura di Memo Multicentro Educativo Modena e Consorzio Il Mercato).

Sottratti alla logica del mercato, gli oggetti paiono dotati di personalità propria e di un peculiare percorso biografico che si manifesta nelle tracce incise nel loro sostrato materiale, ma soprattutto nel loro portato immateriale. Il percorso teatrale “Biografie di oggetti”, curato da Sara Gozzi, mette in racconto e in scena le esperienze di cui gli oggetti sono stati protagonisti, anche attingendo al grande archivio della letteratura. (Carpi, Palazzo dei Pio, Sala Cervi, sabato 15 e domenica 16 settembre ore 18,00, 19,00 e 21,00)

Già classificati e oggettivati come testimonianze di cultura materiale, gli oggetti della mostra “Cose di donne” vengono ri-soggettivati, facendo loro raccontare il percorso biografico che li ha condotti dalla vita nel mondo a quella del museo. La scelta si è concentrata su oggetti che appartengono all’universo produttivo femminile carpigiano del XX secolo e fanno riferimento a tre figure specifiche: la mondina, la trecciaiola, la magliaia (Carpi, Palazzo dei Pio- Sala Cervi, a cura di Musei di Palazzo dei Pio e Centro Ricerca Etnografico del Comune di Carpi).

Ma se si vuole ascoltare la vera voce delle cose occorre aprire “Il frigorifero lirico”. L’attore Antonio Panzuto lo apre in una notte di luna in cui non riesce a dormire ed ecco che suoni, immagini e video animazioni, ombre cinesi, marionette e figure di carta esplodono dal frigorifero mentre animali, vascelli, sirene, cantanti e personaggi da fiera si muovono sulle musiche d’opera del Vascello Fantasma di Wagner, della Carmen di Bizet e delle entusiasmanti musiche di Rossini. (Sassuolo, Auditorium Bertoli, sabato 15 settembre, ore 18,30, per ragazzi e famiglie).

Consumi e riusi

L’epoca dei consumi è caratterizzata non solo dall’omologazione e dalla reificazione, ma anche dall’occasione storica di restituire valore alle cose in una prospettiva di sostenibilità.

Ideato da Michelangelo Pistoletto, il segno del “Terzo Paradiso” inscrive nella linea dell’infinito un cerchio, evocativo dei cicli di rigenerazione della materia e della circolarità del tempo. A questa forma è dedicata “Oper-azione Terzo Paradiso”, la grande azione collettiva proposta da Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea in collaborazione con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto. Protagonisti sono oggetti di uso quotidiano e di recupero, apparentemente creati per un breve utilizzo ma in realtà sempre più spesso destinati ad una seconda vita: flaconi di detersivi belli come sculture contemporanee, bottiglie di plastica studiate da designer contemporanei quasi fossero oggetti d’arredamento, dispenser con tappi-gioiello, edizioni limitate di contenitori dalle diverse cromie e texture, di cui risulterà evidente lo statuto di nuovi oggetti del desiderio. (Carpi, Piazza Martiri, sabato e domenica, ore 16-19). Vi si affianca l’installazione “Still Life”, nella Torre dell’Uccelliera del Palazzo dei Pio, in cui materiali di scarto andranno a comporre la forma-simbolo del “Terzo Paradiso”.

Il tema del recupero è declinato anche nello spettacolo “Roclò” della Compagnia Claudio e Consuelo, in cui, come per magia, oggetti destinati alla discarica vengono rianimati grazie a una cura di racconti, musiche e clownerie, che ne prolunga la vita e ne riscopre il mana al di là del consumo (Sassuolo, Auditorium Bertoli, domenica 16, ore 17,30).

Tra riciclo ed estetica, il laboratorio “La seconda vita della carta” proposto dall’Orto botanico dell’Università di Modena e Reggio Emilia coinvolgerà bambini a partire dai 7 anni e mostrerà come questa preziosa materia possa essere riusata e decorata ad acquerello dandole l’aspetto di una lastra di marmo, ideale per rivestimenti e significativo esempio di un oggetto che ne imita un altro (Modena, Orto Botanico, venerdì ore 17, sabato ore 10,30 e 17,30, domenica ore 11, 16 e 17,30).

Il laboratorio “Social Silicon” di Nuovamente – Caritas diocesana di Reggio Emilia e Guastalla parte dal presupposto che riciclare la tecnologia sia una frontiera di sostenibilità per la società al silicio, recuperando le schede dei personal computer (preziose sia per la funzione che svolgono, sia per i materiali e i metalli che contengono) in un progetto di sostenibilità e solidarietà che si prefigge di allargare l’accessibilità agli strumenti dell’informatica (Sassuolo, via Battisti, sabato 15 e domenica 16, ore 9,30-12,30 / 15,30-19).

Il turismo sembra compendiare l’epoca dei consumi. Nelle fotografie di Francesco Pergolesi esposte nella mostra Lignes de démarcation emerge il consumo visivo tipico dei vacanzieri, impegnati a godersi la vista in un mondo senza avvenire dal quale traspare come, per usare le parole di Marc Augé nel saggio introduttivo alla mostra, «la separazione tra vita ordinaria e vita di loisir è altrettanto artificiale delle altre». (Carpi, Galleria Spazio Meme, curatrici Francesca Pergreffi e Roberta Fiorito).

Apparentemente comune, ma in realtà solitaria, l’esperienza del consumo giunge a derive patologiche nelle quali le merci si insediano sul vuoto degli affetti. È questo il senso dell’installazione “Passaggi di stato” del collettivo aurora Meccanica, in cui i passanti vengono sfidati a non rimanere indifferenti di fronte a un diluvio di prodotti d’uso quotidiano che sembra sommergere una ragazza, anch’essa degradata e vetrinizzata in oggetto di puro consumo (Modena, Galleria ArtEkyp, curatrice Luiza S. Turrini).

Le passioni delle cose

Formidabili magneti di passioni umane, le cose possono scatenare furiosi desideri di possesso o di collezione così come predisporre alla rapina o al dono.

Il cinema ha narrato grandi e piccole storie di cupidigia, ossessione, perdizione, avidità per il denaro, l’oro e le cose preziose, al limite dell’animalesco e dell’autodistruzione esistenziale. L’ampia rassegna “Lo sterco del diavolo. Cinema, oro, denaro”, curata da Alberto Morsiani, presenterà grandi capolavori classici e opere più recenti: da L’argent di Louis Bresson alla Histoire Immortelle di Orson Welles, passando per Charlot usuraio fino al Non per soldi… ma per denaro di Billy Wilder. Il grande West fa da sfondo a Il tesoro della Sierra Madre di John Houston, mentre all’ossessione per il tesoro di El Dorado è dedicato l’omonimo film di Carlos Saura, sulle tracce di Herzog. Febbre dell’oro e rapacità sono infine i temi di un’opera moderna come Bianche tracce della vita di Michael Winterbottom e del classico Greed di Erich von Stroheim (Modena, Sala Truffaut- Associazione Circuito Cinema, venerdì, sabato e domenica).

C’è una febbre più sana di quella per l’oro ma non meno bruciante, ossia quella per la collezione di figurine. Nella città della Panini la mostra “Cose che si attaccano al cuore”, prodotta da Franco Cosimo Panini Editore, Panini Spa, Immobiliare Montecarlo Srl, Azienda Agricola Hombre Srl e Comune di Modena, ne celebra storia e mito: legato non solo agli album dei calciatori, ma anche a centinaia di altri titoli, il marchio modenese ha piantato solide radici nei riti di intere generazioni di bambini e nella memoria dei tanti che sono ormai divenuti adulti. (Modena, Foro Boario, curatore: Paolo Battaglia).

Passione per le cose che si fanno scenario di passione: in “Io ho quel che ho donato”, recital da “Il piacere” di Gabriele d’Annunzio, l’Associazione culturale Anfitrione in collaborazione con il Liceo Classico “L.A. Muratori” di Modena presentano testi tratti dal romanzo per mostrare lo straordinario potere evocativo che in esso vi hanno le cose, siano esse luoghi d’incontro, suppellettili, abiti, essenze, colori o immagini dell’arte, versi e musiche (Modena, TeTe Teatro Tempio, venerdì 14, ore 21).