Meno poltrone, basta con gli stipendi d’oro pagati con i soldi di tutti. Così, dopo il referendum cancella province che ha trionfato in Sardegna (diventato ora un rebus giuridico) sono già pronti altri banchetti per raccogliere le firme per una nuova consultazione popolare, questa volta nazionale. E di certo dagli ampi consensi, il bersaglio è sempre lo stesso: la casta. Il nuovo quesito abrogativo si propone di abbattere gli stipendi di deputati e senatori e in particolare intende l’articolo 2 della legge 1261 del 1965 che disciplina le indennità spettanti ai membri del Parlamento. O meglio i compensi relativi alla diaria ed alle spese di soggiorno a Roma.
Una sorta di “rimborso spese”, si legge nel sito della Camera, riconosciuta, secondo i calcoli di luglio 2010 in 3.503,11 euro con varie detrazioni a seconda della presenze rilevate con il voto elettronico. Una penalizzazione introdotta solo da qualche mese. L’ammontare è calcolato sulla base dei 15 giorni di permanenza a cui si aggiungono altre voci. Si tratta infatti solo di una delle componenti dello stipendio dei parlamentari (630 deputati, 315 senatori) che ha già subito un taglio di circa 500 euro lordi a inizio gennaio.
Eppure si tratta dei più pagati d’Europa: si sfora la media di circa il 60 per cento, con uno stipendio lordo mensile che si aggira sui 16 mila euro, secondo la relazione depositata a fine 2011 in parlamento dalla Commissione presieduta dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini.
L’iniziativa referendaria è liberamente promossa dall’Unione popolare e sono già partite le prime sottoscrizioni in tutta Italia dal 12 maggio. Già attivi i banchetti nelle città, da nord a sud e nella capitale. L’obiettivo da raggiungere sono le 500.000 firme in due mesi, in Sardegna dopo il successo di inizio maggio si punta alle 60mila. E adesso, che la rivoluzione “gentile” cominci, si legge in un volantino che riassume le battaglie del movimento, conosciuto soprattutto per aver promosso la battaglia contro la legge elettorale definita “ignobile”, il Porcellum. “In questo momento di crisi, la Casta parlamentare non ha tagliato di un euro i suoi stipendi – ha detto Maria Di Prato, portavoce di Unione Popolare, durante la prima uscita pubblica a Roma – Per questa motivazione abbiamo promosso il referendum abrogativo che non è né demagogico né antipolitico, ma vuole focalizzare l’attenzione su un principio fondamentale: ovvero che chi comanda deve dare l’esempio per primo”. E aggiunge che “è stata cancellata la diaria dei dipendenti pubblici (alcuni prendevano qualche centesimo all’ora), che è nulla in confronto a quella parlamentare, che arriva a 48mila euro all’anno. E se si moltiplica per tutti sono 50 milioni di euro”.
Avrebbe dovuto, e potuto, essere un segnale importante per il Paese se i Parlamentari stessi avessero rinunciato a tali compensi. Ma, visto che ciò non è accaduto, allora saremo noi cittadini elettori a provare a far diventare realtà tale richiesta. Da lunedì 14 maggio in tutti i Comuni d’Italia si può sottoscrivere il referendum presso le segreterie comunali.
In Sardegna si è costituito un apposito comitato referendario: Sardegna contro la casta. Si punta alla riduzione degli stipendi dei parlamentari anche perché sono il punto di riferimento per quelli dei consiglieri regionali (pari all’80 per cento). Proprio l’oggetto di uno dei quesiti abrogativi del voto di appena tre settimane fa: per modificare (si intende al ribasso) la legge sulle indennità degli attuali 80 onorevoli sardi ha votato Sì il 97,17 per cento degli elettori.
Il nostro comitato con i simpatizzanti si è già recato presso l’ufficio URP del comune di Sassuolo in Piazza Garibaldi per depositare le firme, per cercare di non essere indifferenti e per provare a fare le differenza come comitato civico. Provarci è sempre meglio che rimanere, come spesso purtroppo accade, alla finestra a guardare senza fare nulla.
Andiamo tutti a firmare entro la fine di luglio!
Il popolo infine e dopotutto… ha i governanti che merita.
Le firme si raccolgono fino alla fine di luglio presso l’ufficio URP del Comune di Sassuolo in piazza Garibaldi. Firma anche tu!
(Comitato Sassuolo)