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Lega, Maroni e Stefani in Procura “Raggirata buona fede di Bossi”

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(Adnkronos) – ”Qualcuno ha approfittato della buona fede di Umberto Bossi per favorire se stesso”. Roberto Maroni parla con i giornalisti subito dopo aver incontrato, per pochi minuti, il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Con Maroni in procura anche Stefano Stefani, il nuovo tesoriere della Lega, e il sindaco di Varese Attilio Fontana. L’ex ministro dell’Interno dice che il suo incontro con gli inquirenti rientra “in una visita di cortesia” chiesta dagli stessi esponenti politici per offrire la loro collaborazione ai magistrati: “Non vogliamo nascondere nulla agli inquirenti. Siamo qui per dimostrare la nostra leale collaborazione nell’accertamento della verità”.

”L’indagine – ha aggiunto – ha fatto emergere una violazione del nostro codice etico. Il fatto che i militanti facciano fatica a tenere aperte le sedi e poi si viene a sapere che i soldi della Lega finiscono in Tanzania determina una reazione”.Per la cronaca dopo aver salutato il procuratore capo, Maroni, Stefani e Fontana sono entrati nell’ufficio del procuratore aggiungo Alfredo Robledo. “La Lega -svela Maroni- ha dato l’incarico all’Agenzia di revisione Pricewaterhouse di avviare immediatamente una verifica documentale sui conti della Lega”.

All’interno della Lega non c’è nessuna corrente, spiega riferendosi ai “barbari sognanti”: “Tutti i leghisti lo sono”, dice ancora Maroni. Che nega l’esistenza di una corrente nel Carroccio che faccia riferimento alla sua persona. L’ex ministro dell’Interno ha ricordato di avere “usato un’espressione di un poeta triestino irredentista: ho preso in prestito questa espressione perché tutti noi leghisti siamo barbari sognanti”.Prima di arrivare in Procura Maroni ha avuto un incontro con Manuela Dal Lago e Roberto Calderoli, gli altri due triumviri, nella sede di via Bellerio. All’ordine del giorno presumibilmente la manifestazione di ieri sera a Bergamo e la preparazione del prossimo Consiglio federale che potrebbe tenersi già domani. In via Bellerio erano presenti anche il segretario della Liga Veneta, Giampaolo Gobbo e il sindaco di Verona Flavio Tosi.

Da Roma intanto il senatore Roberto Castelli, uscendo dalla buvette di palazzo Madama, non si sottrae a una domanda sul caso Rosi Mauro e a chi gli chiede se la vicenda si possa risolvere, replica: “Non c’è nulla che non si possa risolvere”. Ma condivide la linea del Carroccio che esige le dimissioni del vice presidente del Senato? “Mi ci lasci meditare”, conclude l’ex ministro della Giustizia.