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“Dove va il cinema?”. Dal mondo delle associazioni le prime proposte per il grande schermo a Sassuolo

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Una difficile soluzione quella per il ritorno del cinema a Sassuolo, ma una strada possibile sta nell’impegno dell’associazionismo culturale e aggregativo. E una prima proposta è emersa, al termine dell’incontro pubblico organizzato dall’associazione Concretamente Sassuolo, dal titolo “Dove va il cinema?” l’altra sera al Parco Amico di Braida.

All’ultimo momento, per un impegno romano, Andrea Malucelli, presidente di Agis-Anec Emilia Romagna, ha dovuto rinunciare all’appuntamento. Ma il dibattito è stato di grande interesse grazie ai due ospiti presenti, Corrado Ravazzini, regista sassolese indipendente e Enrico Vannucci, artistic director per il festival internazionale del corto Yasujiro Ozu.

Enrico Vannucci, che è uno studioso di cinema, ha spiegato il cambiamento nella fruizione del grande schermo negli ultimi 20 anni. “Si è passati da grandi sale singole a multisala con spazi più ridotti e più schermi. E’ quello che c’è intorno a fare la differenza, nel senso che oggi andare al cinema è un momento aggregativo, in cui la visione del film è solo una parte e neanche preponderante. Ci sono giochi, cibo, spazi in cui ritrovarsi e eventualmente anche il film. La fruizione del cinema è più varia e anche più distratta e questo si deve alla tecnologia: posso cominciare a guardare il mio film sul tablet e poi finire a casa sul maxischermo. Questo ha fatto un po’ venire meno l’approccio “religioso” al cinema come opera d’arte e per forza di cose il sistema privilegia i film di cassetta, specialmente americani, che al momento in cui arrivano in Europa sono già ripagati delle spese sostenute e possono essere venduti alle sale per cifre molto basse, facendo grandi numeri in termini di spettatori. In questo quadro il film d’autore, e così la sala cinematografica ad esso specificamente dedicata, entrano in difficoltà”.

Corrado Ravazzini ha raccontato cosa significa essere un regista indipendente oggi e come si trovano i canali per proporre le proprie opere, evidentemente non destinate ai multisala: “La tecnologia ha permesso di fare cinema con meno spese e più qualità. Oggi bastano certe macchine fotografiche digitali o palmari per avere una immagine di qualità medio-alta. D’altra parte i canali in cui proporsi sono vari ma tutti da creare. Tendenzialmente non si usa youtube in prima battuta perché brucia immediatamente ogni tipo di visione. La strada migliore sono i festival, che a livello europeo sono tantissimi e in crescita. E’ un mondo che conferma la passione per il cinema, al di là della fruizione di massa. Va poi sottolineato come molti paesi sostengano il loro cinema e anche le produzioni alternative, come per esempio i corti, con apposite regole e leggi. In Italia invece la legislazione è ancora vecchia e inadeguata e questo non aiuta”.

Nel riflettere su un possibile futuro del cinema a Sassuolo, dopo la chiusura del San Francesco, ultima sala della città, i presenti, al tavolo e in platea, si sono dichiarati pessimisti sul ritorno di una sala dedicata: “Il problema – ha spiegato Susanna Bonettini, consigliera comunale – è che negli ultimi anni Sassuolo non è in grado di proporre nulla sotto l’aspetto aggregativo. Finita la visione del film, fuori non c’è nulla, spesso neanche un bar ed è ovvio che, per il modo attuale di intendere questa occasione ricreativa, non siamo più appetibili”.

Il possibile rilancio, in attesa di una soluzione definitiva auspicata da tutti, potrebbe risedere nel mondo delle associazioni e in qualche tentativo di sinergia fra volontari della cultura, piccole sale e pubblico appassionato. Luciano Biolchini, della Comune del Parco di Braida che ospitava la serata, ha lanciato il primo sasso nello stagno. Qui a Braida abbiamo lo spazio, le strutture e la disponibilità. Accoglieremo qualunque gruppo, associazione o singolo proponente che abbia idee per questa o altre proposte di aggregazione e ricreazione a favore degli abitanti. Siamo a disposizione”.