Un migliaio di biglietti, divisi circa a metà tra fortuna e sfortuna, sono stati appesi nell’installazione del Comune per “Effetto Modena” collocata in piazza Grande nei giorni del Festival filosofia. Grazie all’iniziativa, in tanti hanno potuto incontrare sindaco e assessori per capire meglio cosa siano gli “Stati generali” per il futuro di Modena e dare suggerimenti e critiche. Gli argomenti erano quelli attorno ai quali ruotano le consultazioni di “Effetto Modena” (welfare, economia e lavoro, urbanistica e capitale sociale), ma non sono mancati biglietti originali. I messaggi lasciati in piazza saranno girati ad assessori e servizi oggetto di critiche, consigli ed eventuali complimenti e visibili sul web (www.comune.modena.it/effettomodena). Tra quanti hanno partecipato al gioco sulla buona e cattiva sorte di Modena anche alcuni degli intellettuali che hanno tenuto lezioni magistrali al Festival. Secondo il sociologo Zygmunt Bauman la città è fortunata perché qui “molti non fanno conto sulla fortuna, ma su se stessi”.
Quanto a Modena sfortunata scrive un secco “Non ci credo”. Sintetico l’antropologo Marc Augè. Per lui Modena è fortunata “per mille motivi” e sfortunata “non saprebbe dire perché”. Per il filosofo Remo Bodei, cittadino onorario, Modena è fortunata “perché ha i modenesi, eredi di una lunga tradizione civile di impegno (mi commuovo a vedere sotto la Ghirlandina foto di centinaia di morti per la Resistenza), non disgiunta dal piacere del cibo e della convivenza”. La sfortuna di Modena per Bodei “è che non si può replicare; si dovrebbe stare attenti all’urbanistica e alle periferie perché non si sviluppino in forme caotiche”. Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky risponde solo sulla fortuna: “Basta vedere la piazza di oggi, 19 settembre 2010, per capire quanta civiltà e cultura ci sia nella vostra bella città”. Nei due pensieri del politologo Carlo Galli anche un monito: dopo aver scritto che Modena è fortunata perché “il suo passato consente al presente di non essere disperato per il futuro” riguardo alla sfortuna avverte che la città “deve stare attenta a non credersi troppo fortunata”.