“Dal settembre 2007 al maggio del 2010 sono stati ben 8 i casi di legionellosi legati al ricovero presso l’ospedale Ramazzini di Carpi. Di questi tre anno avuto conseguenze mortali”.E’ quanto affermato nero su bianco dal neo Assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti che ha risposto all’interrogazione presentata dal Consigliere regionale del Popolo della Libertà Andrea Leoni sul caso dell’uomo di 88 anni deceduto il 25 maggio scorso all’interno dell’ospedale Rmazzini di Carpi, in provincia di Modena.
“Sono dati impressionanti che confermano una situazione inquietante. Abbiamo la conferma che all’ospedale di Carpi, in nemmeno tre anni, tre persone sono morte a seguito di un infezione contratta all’interno dell’ospedale stesso. A questo va aggiunto il fatto, confermato dall’Assessore Lusenti, che il documento per la prevenzione ed il controllo della legionellosi nell’ospedale di Carpi che l’Ausl deve consegnare alla Regione presenta debolezze e criticità sia nell’analisi dei problemi che delle soluzioni prospettate. La risposta dell’Assessore regionale conferma in pratica che nonostante gli interventi sollecitati dalle mie precedenti interrogazioni e che fino ad ora hanno portato alla sostituzione di numerosi impianti, le origini del contagio non sono ancora state accertate ed il problema non ancora stato risolto.
Di fronte a ciò è tanto più inspiegabile quindi come pur di fronte alle morti, ai rischi accertati, alle criticità confermate dalla stessa Ausl, alla necessità di aumentare i controlli e la prevenzione, lo stesso Assessore regionale alla sanità continui a dire che le linee guida regionali per la prevenzione della legionellosi sono più che sufficienti e adeguate a sconfiggere il problema e che di conseguenza non c’è bisogno di approvare il mio progetto di legge sulla prevenzione della legionella, bocciato dall’amministrazione di sinistra.
Sono pienamente convinto dell’utilità del mio progetto di legge e continuerò a battermi per farlo approvare e per alzare il livello di prevenzione a tutela della salute di tutti i cittadini. I modenesi non possono rassegnarsi al rischio di contrarre un infezione mortale all’interno di un ospedale pubblico”.