Al Castello di Spezzano, l’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Fiorano Modenese inaugura la mostra “Divenire”, opere di Giorgio Pini, sabato 24 aprile alle ore 18, presentata dall’artista Giuliano Della Casa. La mostra rimarrà aperta, ogni sabato e domenica, dalle ore 15 alle ore 19, fino a domenica 30 maggio.
Giorgio Pini, insegnante di educazione artistica, è nato a Spilamberto dove ha lo studio-galleria in Via Ghiarole 56 (www.giorgiopini.it). Ha iniziato l’attività espositiva nel 1987 e da allora è stato presente, con personali o partecipando a collettive, in diverse città italiane e all’estero.
“C’è qualcosa che distingue Pini dalla pittura precedente e recente di paesaggio – scrive Erlindo Vittorio – è il suo esservi dentro, interamente immerso, quasi annegato. La distanza tra l’Io e il resto, tra tela e gesto, Pini l’ha in qualche modo ridotta. E non è solo perché, utilizzando le mani per costruire l’opera, egli rifiuti attrezzi e prolungamenti del corpo, ma perché riesce a fornire strumenti di conoscenza sulla struttura dei possibili abissi cosmici non ancora bagaglio della stessa fantascienza”.
“Appunti di viaggio, taccuini annotati, tradotti in pittura da fini sensibilità e concentrazioni mature. E’ quella sensibilità e concentrazione che ci restituisce il senso dell’ascolto al silenzio, il desiderio di riempirci gli occhi di trasparenti veli intinti sulle spiagge del grande Oceano cosmico”.
“Nella consapevolezza che l’universo è tutto ciò che esiste, i suoi paesaggi puntano a quel tutto con una forza e una delicatezza che è propria di chi conosce la natura e sa di aver trovato una strada che può rendere ancora utile la pittura. E’ in queste lande extraterrestri che forse egli rifonda la struttura del paesaggio; tra mondi di ghiaccio, pianeti accecanti, galassie di nubi, corpi rotanti, pianeti essiccati da venti stellari”.
“Una idea di paesaggio che raccoglie e divora il futuro di un passato non molto lontano, consumato dalla breve storia dell’homo faber. Un paesaggio che inebria dell’incanto cosmico per sopportare il disincanto della Terra. Un paesaggio in cui trova posto quel doppio ricordo, ancestrale e industriale, che archivia nel magazzino della memoria, eruzioni, colate, vulcani, fabbriche di acciaio. La tesi ricorrente di quel fragoroso e immane big-bang è tutta dentro nei quadri di Pini.
L’origine della sua pittura è da ricercarsi lì, tra quello scoppio mortale che diede vita alla materia, al buio, alla luce, al silenzio, al rumore. Quei veli di sabbia che sparge sui piani ed inclina pendenti, sono reperti e frammenti che trovano il viaggio. Un viaggio che continua silente in quell’infinito oceano di colori che si sciolgono nell’umida rugiada delle notti per sperdersi al mattino sulla cresta dei venti”.
Giorgio Pini: studio-galleria Via Ghiarole 56, Spilamberto, Cell. 347.57.47.162.