La diffusione di informazioni corrette in materia di Aids e Malattie sessualmente trasmesse funziona bene, soprattutto se sono i ragazzi a far circolare le notizie. E’ questo l’esito, positivo, della campagna di prevenzione condotta dal Servizio dipendenze patologiche e dal Consultorio familiare del Distretto Usl di Pavullo. Il progetto, che ha coinvolto 240 studenti degli istituti superiori “Gavazzi” e “Marconi” durante lo scorso anno scolastico, si è basato su una nuova metodologia: alcuni ragazzi si sono messi volontariamente a disposizione degli operatori del servizio e hanno ricevuto una formazione adeguata a trasmettere le giuste nozioni ai loro coetanei. E’ il sistema della “peer education”, cioè dell’educazione fra pari: gli studenti hanno appreso i contenuti tecnici specifici in materia di Aids e di malattie sessualmente trasmesse e poi sono andati a discuterli con i loro compagni in uno spazio orario garantito dalla scuola. Per valutare l’efficacia dell’operazione, nelle classi che hanno partecipato è stato distribuito un test prima e dopo la campagna.
I risultati sono soddisfacenti sia per il livello di informazione, sia per la percezione del rischio, sia per gli atteggiamenti verso le situazioni di rischio. Prima di ricevere una corretta informazione, solo il 10% dei ragazzi conosceva l’entità del problema delle malattie sessualmente trasmesse, percentuale che è balzata al 78% dopo la diffusione delle notizie. Riguardo al fatto che la trasmissione dell’Aids avviene con maggior frequenza fra persone eterosessuali, la percentuale di chi ne è a conoscenza è passata dal 32% all’80%. Quanto alla percezione dei rischi, il 23% pensava che un sieropositivo non malato di Aids non possa trasmettere il virus dell’Aids, percentuale che dopo la campagna è calata al 12%. Riguardo ai comportamenti a rischio degli incontri occasionali, la quota di quanti sarebbero disposti a un rapporto sessuale senza l’uso del preservativo – pari all’11% prima dell’intervento – dopo la discussione a scuola si è dimezzata.