La Granarolo ha presentato oggi alle Organizzazioni sindacali un piano di tagli che prevede la chiusura dei siti produttivi di Novara, dove si produce latte e dove sono occupati circa 50 lavoratori, e di Castel S.Pietro (Bo), dove si produce yogurt e dove vi sono circa 45 dipendenti.
Le intenzioni manifestate dall’azienda sono quelle di concentrare entrambe le produzioni sullo stabilimento di Milano e di riorganizzare la rete vendita, la logistica e la distribuzione dell’intero gruppo per abbattere i costi e riuscire a competere meglio sul mercato.
La Granarolo, che conta circa 1.600 lavoratori distribuiti in sei stabilimenti, ha già dato vita ad un piano di riorganizzazione che scade nel giugno del 2010, al quale hanno seguito la chiusura dei siti di Sermoneta e di Rimini e la cessione dei marchi Merlo e Pettinicchio e dal quale non è scaturito alcun tipo di investimento per sostenere le produzioni ancora attive.
A seguito della decisione presa dall’azienda le Segreterie nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil hanno deciso lo stato di agitazione di tutto il gruppo con il blocco delle prestazioni aggiuntive e degli straordinari e uno sciopero di 8 ore per il prossimo 9 ottobre.
“Quanto deciso da Granarolo” – ha dichiarato il Segretario nazionale della Flai-Cgil Antonio Mattioli – “è la prima dimostrazione tangibile di che cosa significa non avere un patto di filiera nel settore lattiero-caseario nel nostro paese e di come questa mancanza finisca per scaricarsi solo ed esclusivamente sul lavoro dipendente”.
“Rifiutiamo con forza la logica che impone i tagli occupazionali come unica risposta possibile alle esigenze del mercato” – ha continuato Mattioli – “e chiediamo all’azienda di ridiscutere l’assetto generale e definitivo di tutto il gruppo, partendo dalla salvaguardia dei posti di lavoro”.