Ultimo fine settimana per visitare la collettiva fotografica “Sahrawi. L’altra faccia del muro”, dedicata ai campi profughi situati nel deserto algerino. A distanza di un anno dall’esposizione degli scatti in bianco e nero sull’Etiopa di Uliano Lucas, di nuovo l’Africa è stata protagonista nella sede espositiva del castello di Formigine, ottenendo un grande successo di pubblico (più di 2000 visitatori) e diversi apprezzamenti sulla stampa nazionale.
. La mostra, prodotta dal Comune di Formigine e sostenuta dal Fondo territoriale modenese per la cooperazione allo sviluppo, presenta gli scatti di Massimo Bassano, Edoardo Giavelli e Luigi Ottani.
La doppia fila di container colorati che si snoda a perdita d’occhio a Rabouni, sede amministrativa della Repubblica Araba Sahrawi Democratica, è il limite che segna l’inizio di un viaggio. All’interno di questa simbolica circonferenza, la vita dei rifugiati è colta nei riti di quotidiana sacralità, alla ricerca dei segni di una cultura millenaria che sopravvive nonostante la precaria esistenza in una terra straniera e l’obbligata convivenza con una natura ostile.
Sacro è il rispetto per l’acqua, che affiora dal sottosuolo troppo salata perché possa donare vita, si tratti di un bambino incantato dalle condutture di un acquedotto o di una donna ricurva sul prezioso bucato. Sacro è il contatto con la terra, sulla quale ci si appoggia durante i momenti di preghiera, e che si accarezza nelle tempeste di sabbia per non fare crescere le dune. Sacro è infine il silenzio del dialogo tra i genitori e i figli, vittime i primi del ricordo di un esodo sotto il fuoco nemico, i secondi della necessità di riuscire soltanto ad immaginare.
Le fotografie di grandi dimensioni di Massimo Bassano, Edoardo Giavelli e Luigi Ottani dipingono questa realtà attingendo a piene mani dall’ocra della sabbia onnipresente, servendosi della dominante cromatica ora per ovattare la luce e i colori violenti del deserto, ora per risaltare i soggetti ritratti. Al “viaggiatore” non rimane che scegliere un punto di vista, o più di uno. Se stare fuori o dentro a quel muro costruito da ciò che rimane degli aiuti umanitari che l’Occidente riserva per il popolo del deserto.
Forse anche per sopportare con più facilità di non avere potuto o voluto abbattere un altro muro, quello che divide il Sahara Occidentale.
A corredo della mostra, i contributi video di Tiziano Marchetti e le fotografie di Ahmedu Ahmed Aderrahaman, fotografo sahrawi che documenta gli accadimenti “di rilievo” nelle tendopoli: gli incontri tra gli anziani delle tribù, le riunioni politiche e diplomatiche, le feste per i matrimoni.
La mostra è aperta il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Il 1 maggio dalle 15 alle 19. Per informazioni: 059 416291, Comune di Formigine.