Modena è sempre stata uno dei fulcri della Mille Miglia, quella vera che si correva in poco più di 20 ore ininterrotte, per i migliori, e che vedeva i protagonisti impegnati in una cavalcata senza sosta. Così la ricorda l’ing. Orlandi, dalla prima edizione del 1927.
“La prima volta che vidi passare le vetture partecipanti alle Mille Miglia ero bambino – ricorda l’ing. Angelo Orlandi -. Dal balcone della nostra casa, affiancata alla carrozzeria di famiglia in via Emilia Ovest, vedevo le vetture in piena velocità da un punto privilegiato, sicuro ma poco eccitante dal punto di vista agonistico: solo quando le sbarre del passaggio a livello erano abbassate le vetture passavano con un diverso rumore e meno velocità”.
Alla ripresa nel dopo guerra una grossa novità, l’inversione del tragitto. A Modena passavano solo i “superstiti”….
“Per questo negli anni successivi, in particolare dopo la ripresa della gara nel 1947, con alcuni amici avevamo deciso di raggiungere il ristorante Dolo di Ferrara. Era l’occasione per vedere, dalla terrazza dello stesso, il passaggio di quasi tutte le vetture di notte, pochi km dopo la partenza da Brescia. Al rientro, a volte dal solito balcone di casa, altre volte davanti all’ingresso dell’Hotel Reale, in largo Garibaldi, vedevamo passare i migliori rimasti in gara dopo centinaia e centinaia di miglia. Il circolo della Biella, con l’aiuto dei radio amatori modenesi, aveva istituito un controllo cronometrico per individuare la vettura che avesse percorso più velocemente il tratto dalla “Cavazzona” fino all’Hotel Reale”.
Oggi è solo una passerella coreografica
“Certamente sono scomparse alcune figure caratteristiche, come il trombettiere dei patronatini che segnalava con tre squilli di tromba l’arrivo di una vettura, le soste programmate nei punti di rifornimento e il cambio gomme, dove la gente si accalcava attorno alla vettura ed ai piloti con una curiosità morbosa e nella speranza di vedere la loro immagine su qualche fotografia, pubblicata sul giornale”.
Il suo ricordo dell’ultima e tragica Mille Miglia?
“Non posso che avere un ricordo molto forte di quel giorno. Aspettammo il passaggio dei piloti di “casa modenese” davanti all’Hotel Reale dove erano di “casa” come clienti –conclude Orlandi- Immancabile per gli amici e per lo stesso personale dell’Hotel, un cenno di saluto. Fu in quella circostanza che, conoscendo, noi tutti la simpatia di un pilota, amante della vita e della buona tavola, salutammo il suo passaggio tenendo in mano una bottiglia di Lambrusco e uno zampone. Lui ci sorrise. Ritengo che quel sorriso sia stato l’ultimo della sua vita: nel tragico incidente di Guidizzolo l’amico De Portago lasciò questa terra, segnando anche la fine della Mille Miglia”.