E’ stata prorogata fino al 31 maggio la collettiva fotografica “Sahrawi. L’altra faccia del muro”, dedicata ai campi profughi situati nel deserto algerino.
A distanza di un anno dall’esposizione degli scatti in bianco e nero sull’Etiopa di Uliano Lucas, di nuovo l’Africa è stata protagonista nella sede espositiva del castello di Formigine, ottenendo un grande successo di pubblico e diversi apprezzamenti sulla stampa nazionale. La mostra, prodotta dal Comune di Formigine e sostenuta dal Fondo territoriale modenese per la cooperazione allo sviluppo, presenta gli scatti di Massimo Bassano, Edoardo Giavelli e Luigi Ottani.
La doppia fila di container colorati che si snoda a perdita d’occhio a Rabouni, sede amministrativa della Repubblica Araba Sahrawi Democratica, è il limite che segna l’inizio di un viaggio. All’interno di questa simbolica circonferenza, la vita dei rifugiati è colta nei riti di quotidiana sacralità, alla ricerca dei segni di una cultura millenaria che sopravvive nonostante la precaria esistenza in una terra straniera e l’obbligata convivenza con una natura ostile.
Sacro è il rispetto per l’acqua, che affiora dal sottosuolo troppo salata perché possa donare vita, si tratti di un bambino incantato dalle condutture di un acquedotto o di una donna ricurva sul prezioso bucato. Sacro è il contatto con la terra, sulla quale ci si appoggia durante i momenti di preghiera, e che si accarezza nelle tempeste di sabbia per non fare crescere le dune. Sacro è infine il silenzio del dialogo tra i genitori e i figli, vittime i primi del ricordo di un esodo sotto il fuoco nemico, i secondi della necessità di riuscire soltanto ad immaginare.
Le fotografie di grandi dimensioni di Massimo Bassano, Edoardo Giavelli e Luigi Ottani dipingono questa realtà attingendo a piene mani dall’ocra della sabbia onnipresente, servendosi della dominante cromatica ora per ovattare la luce e i colori violenti del deserto, ora per risaltare i soggetti ritratti. Al “viaggiatore” non rimane che scegliere un punto di vista, o più di uno. Se stare fuori o dentro a quel muro costruito da ciò che rimane degli aiuti umanitari che l’Occidente riserva per il popolo del deserto. Forse anche per sopportare con più facilità di non avere potuto o voluto abbattere un altro muro, quello che divide il Sahara Occidentale.
A corredo della mostra, i contributi video di Tiziano Marchetti e le fotografie di Ahmedu Ahmed Aderrahaman, fotografo sahrawi che documenta gli accadimenti “di rilievo” nelle tendopoli: gli incontri tra gli anziani delle tribù, le riunioni politiche e diplomatiche, le feste per i matrimoni.
La mostra è aperta il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Il 1 maggio dalle 15 alle 19. Per informazioni: 059 416291, Comune di Formgigine.
Massimo Bassano
Fotografo e giornalista professionista, si forma a Milano come assistente dei fotografi per la National Geographic Society. Il suo stile “geographic”, che prevede reportage di grande respiro e meticolosa documentazione scientifica, è la firma con cui opera in Italia e nel mondo.
Come regolare collaboratore de Il Venerdì della Repubblica e Io Donna del Corriere della Sera esplora l’attualità sociale e di costume. I suoi reportage sono pubblicati su: Fit for Fun, Diario di Bordo, Gulliver, Gente Viaggi, Verde Oggi, Runner’s World Italia e USA, Max Italia e Francia, Geo Italia e Germania, Moulin Rouge (Russia), Nuts (Gran Bretagna), National Geographic Traveler.
Tiene corsi di fotografia per la National Geographic Society, la Maine Media Workshops, l’Istituto Europeo di Design e l’Istituto Italiano di Fotografia.
Tra i libri fotografici, I colori del silenzio (2001), nato dalla completa condivisione della vita claustrale con i monaci certosini per dodici settimane.
In occasione del Toronto Human Rights Watch Film Festival, nel 2006, l’Osservatorio dell’ONU per i Diritti Umani ha scelto le sue fotografie per documentare la guerra in Congo.
Edoardo Giavelli
Fotografo professionista, affina la sua passione per la tecnica fotografica lavorando come ottico presso l’Arsenale della Marina Militare di La Spezia.
Scopre la fotografia di reportage in Bosnia Erzegovina, a Tuzla, dove tra il 2001 e il 2003 si reca più volte, esponendo nella sede municipale della città.
Da oltre dieci anni frequenta i campi profughi sahrawi, sui quali ha realizzato diverse mostre, calendari, volumi.
Luigi Ottani
Fotografo pubblicista, alterna ricerche sui microcosmi emiliani a reportage fotografici che inseguono le realtà più drammatiche del mondo contemporaneo.
Ha raccontato la povertà del Sahel in Eritrea, la vita nei campi profughi sahrawi, il dopoguerra in Bosnia, la piaga della prostituzione minorile in Cambogia, lo Sri Lanka colpito dallo tsunami, la difficile convivenza israeliano-palestinese, la vita nella “zona morta” a Chernobyl, lo Hunan, regione natale di Mao.
Nell’ultimo anno, è autore delle pubblicazioni: Fabbriche di Sassi, Io sono di Braida, Anziano – Anzi no, Eppure Soffia, Zonatempio e Maestri Artigiani. Modenesi da non perdere. Con il volume Niet Problema! ha vinto il premio “Marco Bastianelli”, riconoscimento al miglior libro fotografico edito nel 2006.
Nel 2005, i suoi ritratti di bambini sono stati protagonisti della campagna nazionale di sensibilizzazione per la pace nel mondo promossa dal Centro Sportivo Italiano e dello spot sui “bambini invisibili” di Unicef.