Contadine avvolte dalla luce del sole tra spighe di grano, sobrie ed eleganti casalinghe con zuppiere fumanti e bambini golosi, signorine in pose da dive con abiti, cappelli o costumi da bagni hollywoodiani. Obiettivo: sedurre e rendere più accattivanti macchine agricole, pastine glutinate, liquori o, più semplicemente, le nuove piscine comunali di Modena.
Siamo ai tempi in cui “la pubblicità di chiamava réclame“, come recita il titolo della mostra che sarà aperta dal 17 aprile al 12 luglio al Museo della Figurina, in corso Canalgrande 103, dedicata all’originale figura del modenese Dario Mazzieri che, da abile artigiano, seguiva tutte le fasi della produzione dei materiali che uscivano dalla sua ditta – dall’invenzione alla realizzazione del bozzetto di stampa – negli anni della preistoria della pubblicità.
Grazie ad una ricerca condotta da Stefano Bulgarelli, la mostra tratta una figura locale che, con la fondazione di Artestampa, non solo ha contribuito ad arricchire l’industria litografica modenese, ma può essere ritenuto uno dei capostipiti della grafica pubblicitaria modenese e una figura emblematica tra coloro che operavano, spesso ingenuamente, nell’ambito della réclame.
I materiali di Mazzieri saranno messi a confronto con molti altri oggetti presenti nel Museo secondo una suddivisione tematica volta ad evidenziare due diversi percorsi intrecciati tra di loro: la storia del grafico modenese e la storia della réclame. Dal raffronto emerge una ricorrenza di temi e di stili che evidenzia come le idee e le immagini circolassero su base nazionale ed internazionale e come Mazzieri si rifacesse di volta in volta a quei modelli che potevano essergli utili, con alcune punte di originalità soprattutto per quel che riguarda l’industria alimentare locale.
Uno dei temi più sfruttati nell’ambito delle prime forme reclamistiche e abbondantemente utilizzato da Mazzieri per l’industria salumiera locale è quello dell’animale personificato. Il maiale diventa così protagonista di scene che lo vedono in procinto di essere più o meno felicemente sacrificato per soddisfare le esigenze del palato.