Il distretto di Correggio – la cui situazione è stata analizzata questa mattina dal Tavolo-Osservatorio Anteverto della Provincia – pur tenendo complessivamente, comincia ad evidenziare chiari elementi di difficoltà economica e sociale.
In una realtà abbastanza equilibrata tra attività produttiva e terziario, quest’ultimo concentrato nel comune di Correggio, spicca innanzitutto – come hanno evidenziato i dati della Camera di commercio – il calo del numero di imprese. A integrazione di questo dato, l’assessore Paolo Pozzi del Comune di Correggio, ha segnalato la rinuncia di oltre il 40% da parte di privati e imprese dei diritti richiesti e già concessi di edificabilità; la crisi, inoltre, sta diventando sempre più drammatica per l’agricoltura (un quarto delle aziende del distretto); il tessile-abbigliamento vede la propria filiera sempre più occupata da aziende guidate da cinesi mentre si registra una crescita esponenziale di richieste ai servizi sociali, affrontata dall’Unione dei Comuni anche con il recente accordo coi sindacati per garantire i servizi – in particolare quelli rivolti alla prima infanzia che, soprattutto per le famiglie immigrate, rappresentano anche primaria occasione di inserimento sociale – a chi non può permettersi di pagare rette.
Sul versante occupazionale, i dati presentati da Manuela Biolchini, responsabile del Centro per l’impiego di Correggio, hanno fotografato una situazione di disagio crescente, con un aumento del 45% di iscritti alle liste di disoccupazione nel primo trimestre 2009 , un calo del 43% degli avviamenti e un incremento del 60% dei colloqui di orientamento, anche per avere un sostegno psicologico, oltre che informativo, in questo difficile momento. Proprio il dato relativo all’aspetto di malessere, anche personale, è stato segnalato pure dalle associazioni di categoria e dai rappresentanti sindacali: imprenditori e lavoratori fanno fatica ad abituarsi alla inattività, in una realtà in cui il lavoro non è mai mancato.
Mentre Fabrizio Ferrarini della Cna ha segnalato un aumento esponenziale del ricorso ad ammortizzatori sociali da parte delle aziende artigiane del distretto, Matteo Poletti dell’Associazione industriali ha parlato di un calo tendenziale attorno al 60-70% degli ordinativi nelle aziende associate e Barbara Mazzucchetti dell’Api ha riferito di un 35% di aziende associate che hanno già fatto ricorso alla Cassa integrazione, il 10% delle quali con mancanza assoluta di liquidità.
Dal canto loro, Mauro Veneroni della Cgil e Vittorio Daviddi della Cisl, hanno segnalato episodi, per il momento sporadici, di aziende che licenziano e poi riutilizzano i lavoratori “in nero”, ovvero l’inquietante fenomeno di alcuni cantieri edili chiusi durante la settimana e operativi solo il sabato e la domenica. Segnalati anche casi di messa in cassa integrazione che non rispettano il principio di rotazione tra i lavoratori: in tal senso le organizzazioni datoriali si sono impegnate a vigilare attentamente su questi fenomeni.
Per tutti, comunque, la principale emergenza è quella sociale, rappresentata da chi non usufruisce di alcun ammortizzatore sociale, spesso i primi ad essere espulsi dal sistema produttivo: dunque lavoratori interinali, a tempo determinato, a progetto.
“Anche il distretto di Correggio, che fino a pochi mesi fa sembrava meno toccato dalla crisi, registra dunque una crescente difficoltà – ha concluso l’assessore provinciale al lavoro Gianluca Ferrari – E’ un distretto con enormi capacità produttive, ma anche con grandi fragilità di prospettiva, una sorta di gigante dai piedi d’argilla. Per questo ribadiamo che, con l’avanzare della situazione di crisi, oltre ai molteplici provvedimenti adottati a livello provinciale e locale, che stanno aiutando comunque il sistema produttivo e sociale a “tenere”, è necessario un intervento significativo e urgente da parte del Governo, per garantire a larghe fasce di popolazione un sussidio di disoccupazione. Serve anche un sostegno alle imprese, soprattutto alle piccole e piccolissime, per non disperdere un patrimonio produttivo e di professionalità costruito negli ultimi decenni, che fino ad oggi ha rappresentato, anche in questo distretto, un modello positivo, non solo di benessere economico, ma anche di forte coesione sociale. Così come è necessario un ripensamento complessivo dell’attuale modello di sviluppo, in termini quantitativi e qualitativi”.