150 anni di clausura a Sassuolo: li celebrano oggi le 16 monache Carmelitane Scalze che abitano il Carmelo sito sulla strada che porta a Montegibbio. Proprio l’8 marzo, giorno della festa della donna, segna il mezzo secolo dalla rifondazione del loro monastero e il 50mo anniversario del trasferimento del convento a sassuolo.
Una ricorrenza che le religiose hanno trascorso, come vuole la loro dottrina, nella preghiera e nel raccoglimento, ma che da ottobre sara’ l’occasione per organizzare conferenze mensili, aperte al pubblico, su temi che riguardano la vita della comunita’ monastica. Il ciclo di conferenze serali, ospitate nel monastero, si concluderanno a maggio con una liturgia solenne che sara’ celebrata dal vescovo di Reggio Emilia.
Sul loro sito le religiose hanno deciso di pubblicare la storia della loro fondazione, con le mille vicissitudine che hanno superato nel corso di tre secoli e di due guerre mondiali. Sul portale, pero’, ci sono anche tutte le informazioni per chi desidera, singolarmente o in gruppo, essere accolto nel monastero per un confronto di esperienze o per qualche giornata di ritiro, ricerca e riflessione spirituale.
Le religiose possono essere incontrate nel parlatorio (negli orari stabiliti, eccetto nei periodi dell’Avvento e della Quaresima) ma anche al telefono per brevi conversazioni. Da qualche anno, infine, sono ammessi dei gruppi di preghiera che possono assistere alla messa cui partecipano anche le religiose. “Se prima del Concilio Vaticano II le Carmelitane non si facevano vedere – spiega la superiora – adesso la grata e’ aperta per le Lodi e i Vespri”.
STORIA
La storia del nostro Monastero inizia il 19 marzo 1652 a Modena con una prima fondazione eretta da Matilde Bentivoglio, in cui visse la Venerabile Maria Francesca dello Spirito Santo (al secolo Principessa Eleonora dEste), le cui spoglie sono conservate nella nostra chiesa (vedi cenni biografici). Questo Monastero fu soppresso nel 1798 da Napoleone.
Nel 1859, l8 marzo, le monache poterono ritornare grazie allaiuto della Principessa Maria Beatrice DEste, sorella del Duca di Modena Francesco V. E la Principessa stessa a raccontare in una bellissima lettera, ciò che la indusse a dare vita alla nuova Fondazione: entrando nella chiesa dei Carmelitani Scalzi di Venezia, si fermò a pregare davanti alla statua di Santa Teresa dAvila e, pur non conoscendola, sentì improvvisamente una grande devozione verso di lei. Tornata a Modena, si recò nella chiesa del Carmine e, durante la S. Messa, si sentì di nuovo infiammata di devozione per S. Teresa. Contemplandone gli affreschi nel chiostro, le venne questo pensiero: “Devi fare venire qui le mie figlie”. Il progetto fu portato a termine grazie anche allintervento del padre Generale dellOrdine e del Papa Pio IX. Le sorelle fondatrici vennero dal Monastero di Ferrara.
Nel 1952, in occasione di una visita alle monache per chiedere preghiere, il dott. Marazzi di Sassuolo, viste le condizioni precarie delledificio in cui esse vivevano, offrì il suo aiuto per il trasferimento in un luogo più confortevole. Anche don Mario Prandi aiutò e sostenne questopera con molto affetto. La prima pietra fu posta a Sassuolo da Mons. Socche nel 1954 e, successivamente, ledificio in San Giovanni del Cantone di Modena fu venduto allINAM, smantellato e demolito. Nel 1956 la Comunità lasciava Modena, traslocando provvisoriamente in una villa messa a disposizione dallo stesso benefattore a Baggiovara.
La traslazione da Modena a Sassuolo avvenne il 27 maggio 1959. La Messa di inaugurazione fu celebrata dal Padre Provinciale, da don Ercole e mons. Pellati che, successivamente, fecero conoscere la comunità ai cittadini di Sassuolo, i quali, sin dallinizio, testimoniarono il loro affetto e la loro solidarietà alle monache.
Negli anni 1983-84 la chiesa, rovinata da infiltrazioni d’acqua, venne restaurata e fu quella l’occasione per adeguarla alle indicazioni del Concilio Vaticano II. L’ambiente divvenne piu’ luminoso grazie alle nuove vetrate policrome e la divisione fra coro monastico e presbiterio fu realizzata in modo da permettere alle monache una piu’ viva partecipazione alle celebrazioni liturgiche con i fedeli.