Che la leadership del Pdl, il nuovo partito del centrodestra che nascera’ ufficialmente a fine marzo, sia di Silvio Berlusconi non è in discussione. Semmai, le due anime del partito, Forza italia e An, si confrontano su regole e organizzazione. Un confronto che si concentra essenzialmente sullo statuto del partito e che viene alimentato dalle ‘esternazioni’ dei big dei due partiti che accendono il dibattito, come l’intervista di oggi del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che sollecita il voto segreto per la scelta della leadership del Pdl.
“Tra acclamazione e voto segreto – dice all’Adnkronos il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello – ci possono essere una serie di passaggi intermedi. In ogni caso, chi aderisce ad un partito ‘carismatico’ democratico qual è il Pdl, non può poi chiedere di eleggerne il leader con uno scrutinio segreto. Si può semmai discutere sull’opportunità o meno di un voto palese. E basterebbe leggersi Max Weber per capire che un partito carismatico il leader non lo elegge per voto segreto, ma lo identifica e lo ‘riconosce…”.
“Berlusconi non ha certo problemi di consenso all’interno del Pdl e verrebbe eletto con tutti i metodi. Non è questo il punto: con le sue parole – dice all’Adnkronos il vicepresidente vicario dei deputati Pdl Italo Bocchino – Alemanno ha voluto porre la questione della struttura e delle regole che il nuovo partito dovrà avere. E in ogni caso, lo statuto a cui stiamo lavorando non prevede l’elezione per acclamazione”.
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Noi – prosegue Bocchino – vogliamo costruire un partito che duri 50 anni. Se questo è l’obiettivo, allora devi strutturare il partito con regole democratiche. Se un domani, ad esempio, Berlusconi dovesse diventare presidente della Repubblica, si dovrebbe sospendere dal partito. Ecco perché, anche in previsione di simili eventualità, occorre che il partito abbia un insieme di regole democratiche che ne caratterizzino la vita interna”.
“A me – dice all’Adnkronos il capogruppo del Pdl a palazzo Madama Maurizio Gasparri – interessa soprattutto la politica del congresso. Parlare di scrutinio segreto o palese per la leadership mi pare questione secondaria. Del resto, la leadership di Berlusconi è stata sancita da milioni di italiani in reiterate prove elettorali. E’ chiaro che le regole ci devono essere e che devono essere chiare e democratiche. Ma come voteremo al momento di confermare la leadership di Berlusconi sarà la stessa assemblea a deciderlo”.
“Ho partecipato a tanti congressi, anche con Alemanno, e ho assistito a votazioni palesi, a scrutinio segreto, per acclamazione, come successe ad esempio con Giorgio Almirante. Ma in questo caso il metodo di voto non mi sembra rilevante: quel che più conta – conclude Gasparri – è la politica che uscirà dal congresso costitutivo del Pdl”.
Non ci sono solo le dichiarazioni degli esponenti di spicco dei due partiti ad animare il dibattito: il confronto vive di qualche fiammata anche in rete, con il duello a distanza fra ‘Il Predellino’, il quotidiano on line creato dal parlamentare di Fi Giorgio Stracquadanio, e Ffwebmagazine, la rivista telematica della Fondazione ‘Farefuturo’, vicina al presidente della Camera Gianfranco Fini. Il Pdl, è la tesi del ‘Predellino’, “nasce come partito carismatico, inventato, voluto e realizzato grazie alla incredibile forza di trascinamento di Silvio Berlusconi. La leadership, quando è così marcata e riconoscibile da consentire un’aggregazione politica tanto rilevante, non è un dato trasferibile”. E in un partito di questo genere, “ha poco senso un ‘Consiglio nazionale’ di democristiana memoria”, anche perche’ il Pdl, oltre naturalmente a garantire “percorsi di crescita e di democrazia interna”, dovrà essere in grado di “rispondere alle sollecitazioni che gli arrivano dalla società civile e dagli elettori con velocità e capacità decisionale”. Risponde Ffwebmagazine: “la leadership è essenziale, ma per risultare efficace non puo’ agire in una sorta di eterno vuoto politico”. Dunque, “come tutti i partiti a vocazione maggioritaria che operano nelle altre democrazie occidentali, anche il Pdl non potrà che essere inclusivo e plurale e percio’ tutt’altro che dogmatico e culturalmente monolitico. Il rischio peggiore sarebbe la chiusura oligarchica dei suoi gruppi dirigenti, con la messa a punto di meccanismi di partecipazione fittizi o soltanto coreografici”.
Fonte: Adnkronos