In consiglio comunale numerose interrogazioni sono state dedicate al tema dell’immigrazione e del centro culturale islamico.
Proprio in apertura due interroganti, Gian Francesco Menani della Lega e Claudia Severi di Forza Italia Pdl hanno, hanno chiesto lumi al sindaco Graziano Pattuzzi a proposito della situazione del così definito Centro culturale islamico, che prima ha trovato sede in un capannone di via San Giacomo e poi destinazione provvisoria in un’area di parcheggio di via Regina Pacis.
Le due interrogazioni erano volte a conoscere se l’utilizzo improprio del capannone sito in via san Giacomo da parte dei fedeli musulmani sia stato autorizzato ufficiosamente dal sindaco di Sassuolo, se esiste un contratto di locazione registrato o copia dello stesso, se si intendeva procedere alla chiusura/sequestro amministrativo dei locali e in che tempi o se si pensava di procedere mediante un cambio di destinazione d’uso alla regolarizzazione dell’immobile, se il Comune stia prendendo in considerazione l’idea di concedere l’autorizzazione a luogo di culto per i locali situati in Via Regina Pacis di proprietà Hera, se l’Amministrazione ritenga necessario concedere l’autorizzazione per l’apertura di una nuova moschea/centro culturale islamico a Sassuolo, decisione che contrasterebbe con la volontà della quasi totalità dei cittadini, se corrisponde al vero che la delibera non ancora in pubblicazione autorizzerebbe la comunità islamica ad adibire locali siti in territorio sassolese a luogo di culto.
Inoltre Claudia Severi chiedeva quali e a quanto ammontino le sanzioni comminate sino ad oggi all’associazione El Huda per gli abusi edilizi contestati, se per la reiterazione di comportamento abusivo siano previste pene aggiuntive, nel caso cosa prevedano, quali e quante sanzioni siano state pagate sino ad oggi per gli abusi commessi, se il sindaco concordi sull’area parcheggio via Regina Pacis e nel caso, nella previsione di adeguamento degli strumenti urbanistici, come intenda giustificarli e di quale cubatura si prevede di dotare l’area; se l’area indicata da El Huda sia di proprietà della medesima o a che titolo essa ne abbia godimento, se il sindaco disponga di adeguate garanzie di chi costruirà il centro islamico o moschea, di chi lo gestirà, con quali finanziamenti, sotto quale sovranità; se e in che modo intenda intervenire per parte di competenza per incrementare i controlli all’interno della moschea di Sassuolo e, in generale, nei centri islamici; quali sanzioni siano legate alla violazioni delle prescrizioni dell’accordo siglato.
Il sindaco Graziano Pattuzzi ha replicato cercando di dare informazioni punto per punto. Dal momento dell’interrogazione sul capannone di via San Giacomo sono successe molte cose: l’utilizzo, ha ricordato il sindaco, non era autorizzato in nessuna forma e quindi da subito (il 26 settembre l’ingresso dell’associazione islamica, il 4 ottobre l’avvio della pratica comunale) è stata disposta una diffida a usare l’immobile, che poi è stato di fatto abbandonato, con l’impegno a servirsene solo come magazzino temporaneo fino alla scadenza naturale del contratto di affitto stipulato.
Per quanto riguarda gli abusi edilizi in via Circonvallazione, precedente sede del centro culturale islamico, la pratica è in corso e alla sua conclusione ci saranno le eventuali sanzioni.
Per quanto riguarda l’area di via Regina Pacis individuata per la struttura provvisoria, sì, ha ammesso il sindaco, la giunta ha lavorato per arrivare a questa scelta. Ha fatto un accordo con l’associazione in cui si richiede che si doti di uno statuto democratico (e si pensa all’iscrizione al registro delle onlus), che la gestione delle attività che avverranno fuori dalla sede provvisoria sia oggetto di controllo da parte di un comitato misto, con due persone incaricate dall’associazione e due dal Comune; che si parli italiano nelle attività dell’associazione esclusa la funzione religiosa specifica; che saia curata la pulizia e il decoro dell’area; che ogni iniziativa sia aperta al pubblico; che non ci siano adesioni all’Ucoii.
Per quanto riguarda l’utilizzo anche definitivo dell’area, l’ipotesi non è andata avanti e siamo ancora all’utilizzo provvisorio con canone di affitto e pagamento di tassa per l’occupazione del suolo pubblico, per un periodo stabilito in sei mesi.
Non risulta all’amministrazione la richiesta di utilizzo di alcuno stabile di proprietà di Hera. C’è invece la richiesta di El Huda di acquisto di un’area di proprietà di Hera sempre in zona industriale, prossima al torrente Fossa. L’azienda si è detta interessata ma un primo incontro non ha prodotto risultati. Nello strumento urbanistico l’area è indicata per servizi pubblici e quindi non è pienamente rispondente alle caratteristiche.
Noi pensiamo, ha concluso Pattuzzi, di aver resto un servizio alla città, togliendo il luogo di culto da un palazzo che poi è stato chiuso, evitando l’insediamento in un capannone che l’associazione avrebbe potuto utilizzare, evitando la ricerca libera di altre soluzioni in qualunque area della città per non dover poi prendere atto dell’apertura di una nuova sede e dover provvedere in seguito con molte più complicazioni.
Abbiamo preferito metterci le mani direttamente e va detto che al momento abbiamo riscontrato serietà e rispetto degli impegni presi, che consentono al dialogo di proseguire. Vediamo meglio una soluzione alla periferia della città e non possiamo ovviamente condividere che da un lato si chieda l’allontanamento dal centro abitato e poi dall’altro ci si lamenti per le scarse possibilità di controllo, che comunque prevediamo di esercitare e intensificare. Ci siamo mossi del resto secondo la linea adottata in altri Comuni, di ogni colore politico, che hanno trovato soluzioni proprio in capannoni industriali.
Gian Francesco Menani si è detto insoddisfatto della risposta: nelle funzioni si continuerà a parlare arabo e a dare le indicazioni anche politiche che si vogliono senza controllo, ha obiettato. Gli interlocutori non hanno credibilità poiché hanno più volte trasgredito le regole e gli accordi presi,. I sassolesi non vogliono la moschea e il sindaco mette un impegno eccessivo nell’aiutarli alla ricerca di un luogo adeguato.
Anche Claudia Severi si è dichiarata insoddisfatta: l’associazione El Huda, ha detto, ha sistematicamente violato le regole del Comune, non credo si meriti la ricerca e la creazione di un’area idonea su un territorio che di fatto non ce l’ha. Dobbiamo fare i conti con l’immigrazione ma non dobbiamo fare sconti. Credo che anche la serie di impegni sottoscritti dal Comune e dalle associazioni sia debole e si presti a essere trasgredita. Siamo totalmente contrari a una moschea a Sassuolo, non è il momento e non è una priorità.
Al punto successivo sono state accorpate anche in questo caso due interrogazioni di Lisa Sentimenti e di Mario Cardone entrambi del Gruppo Misto, dedicate alla toponomastica cittadina.
Lisa Sentimenti ha chiesto ragione della mancanza in città di vie intitolate a Guido Rossa e al Campo di Fossoli. Do per scontati, ha detto, l’importanza e il significato di queste due intitolazioni e mi concentro sulla sostanza, cioè perché queste non risultino in nessun elenco di proposte e quando potrebbero invece essere destinate a un’intitolazione.
Marcio Cardone ha ricordato che alla realizzazione del quartiere residenziale Il Fontanazzo, la piazza antistante l’entrata venne intitolata proprio a Guido Rossa, scelta poi modificata in seguito in piazza Fabbrica Rubbiani per ricordare la sede in quello spazio di una delle prime fabbriche ceramiche del territorio.
Già dieci anni fa, ha detto Cardone, ho dedicato un’interrogazione a questo tema, chiedendo conto alla giunta della scelta, oggi rinnovo la richiesta di una intitolazione a questo caduto per la libertà e volentieri mi unisco anche alla richiesta per il Campo di Fossoli.
Ha risposto l’assessore Morini, ricordando come l’intitolazione di parchi e strade sia fra i temi più dibattuti dalla politica locale, segno di grande interesse per il tema. In questa legislatura, ha detto, ci sono state molte sollecitazioni per l’intitolazione a figure importanti della nostra storia locale, come don Ugolini, padre Evaristo Lanzi, spesso in seguito a vere manifestazioni di volontà popolare. Ci sono ragioni, che condivido, di conservazione della memoria storica della città. E’ chiaro che gli spazi per intitolazioni si riducono. Abbiamo perciò pensato di estendere questa possibilità anche alle aree verdi e alle rotatorie. Tralasciando il passato e le ragioni di certe scelte, faccio una proposta per il futuro, quella di riunire al più presto la Commissione territorio e ambiente per vedere cosa si può fare da subito, con un elenco delle richieste e delle possibili aree intitolabili, cercando una soluzione soddisfacente per tutti, che comprenda o meno aree verdi e rotatorie.
Lisa Sentimenti ha dichiarato la sua soddisfazione per la disponibilità.
Mario Cardone si è dichiarato soddisfatto, dichiarando di attendere la convocazione della Commissione per valutare le proposte.
Anche al punto successivo sono state accorpate due interrogazioni riguardanti lo stesso tema, di Gian Francesco Menani della Lega e di Luca Caselli di An Pdl. Riguardavano l’apertura di in negozio etnico in via Stazione 64.
Menani ha evidenziato la ricerca da parte dei commercianti che operavano nel palazzo chiuso di via Circonvallazione 189, di sedi alternative, una delle quali appunto individuata da un esercente in via Stazione 64. Come riferito dal consigliere, il condominio in assemblea si è riunito manifestando la sua contrarietà all’apertura di questo esercizio. Una scelta simile, ha detto Menani, andrebbe a deprezzamento degli alloggi e dei locali del palazzo. A poche decine di metri poi ci sono già negozi gestiti da extracomunitari. Chiedo alla giunta se è a conoscenza del problema, se ritiene di autorizzare questo tipo di esercizio, se si è adoperata per segnalare la disponibilità di questo spazio e se c’è una dichiarazione di inizio attività.
Luca Caselli ha sostenuto che dopo la chiusura di via Circonvallazione sarebbe stato personale di Polizia municipale a ricercare per conto degli esercenti nuovi spazi. Uno sarebbe stato trovato, con l’interessamento di un esponente di maggioranza, proprio in via Stazione 64, che ha sostenuto Caselli, rischia di diventare un nuovo luogo di degrado. Gli stranieri, ha spiegato, utilizzano spesso i negozi per sostarci a lungo e fino a tarda notte. La gente che ha lavorato per una vita si trova la casa deprezzata da certe scelte di collocazione. Chiedo come intende comportarsi il Comune per questo caso ma per tutta la zona di via Stazione.
Ha risposto il sindaco Pattuzzi, ricordando come l’amministrazione incontrò gli esercenti di via Circonvallazione nei giorni precedenti lo sgombero, solo per comunicare che si sarebbe andati alla chiusura dello stabile. Era infatti un aspetto delicato dell’ordinanza, perché proprio le attività commerciali avrebbero potuto ricorrere in giudizio e richiedere danni. Abbiamo invece cercato condizioni diverse, chiedendo a questi commercianti la disponibilità a cercare sedi fuori dal quartiere Braida, perché siamo convinti che la polverizzazione delle attività di questo tipo su tutto il territorio riduca il problema che possono comportare. Sull’aspetto residenziale per esempio le nuove destinazioni degli ex occupanti di via San Pietro e via Circonvallazione, sistemati in sedi diverse e distanti, non hanno dato problemi né segnalazioni.
Non abbiamo però fatto alcuna ricerca per le attività commerciali e infatti molte non hanno trovato soluzioni alternative. Nel caso di via Stazione 64 in effetti un richiedente si è presentato allo Sportello unico per segnalare la possibile apertura di un’attività commerciale. E’ infatti facoltà di chiunque, fermi i requisiti minimi della sede scelta, di dare comunicazione per l’apertura di un’attività di vicinato, che diventa una realtà entro 30 giorni dalla segnalazione se non subentrano osservazioni.
L’operatore aveva la disponibilità del proprietario ad affittare lo spazio. In seguito poi all’assemblea con cui il condominio si è opposto, e non può il Comune giudicare se ne avesse il titolo, non si è più proceduto all’apertura dell’esercizio e non è stata presentata allo Sportello unico alcuna segnalazione.
Di via Stazione siamo al corrente, è una delle zone segnalate alle forze dell’ordine per i controlli di maggiore intensità. Già in un paio di occasioni nella zona ci sono stati fermi, in particolare di parcheggiatori abusivi, segnalati per espulsione che poi a causa delle carenze legislative non c’è stata.
Non è comunque nelle potestà del Comune autorizzare o meno la partenza di un’attività commerciale. Resto convinto che la polverizzazione sull’intero territorio sia la soluzione migliore.
Gian Francesco Menani dichiarandosi non soddisfatto della risposta ha detto che dove non arriva la legge, dovrebbe arrivare il buon senso. Per queste attività servono grandi spazi e spesso chi le frequenta non rispetta le regole. Sono negozi che mettono in ginocchio anche le attività degli italiani che sorgono nelle vicinanze. Ci si appelli a ordine pubblico e sicurezza per scongiurare l’apertura.
Luca Caselli dichiarandosi a sua volta non soddisfatto ha ricordato che se non sta al Comune l’autorizzazione, non sta nemmeno a esponenti di maggioranza la ricerca degli spazi per attività commerciali. Invito comunque le persone che dovessero riscontrare questi problemi, ha detto, a deliberare prima di tutto l’opposizione come condominio e poi rivolgersi agli esponenti della minoranza che saranno sempre disponibili. Negozi come questi, che vendono fra l’altro di tutto senza regole, dovrebbero essere inoltre limitati con un numero chiuso e poi c’è il fatto provato che il degrado inizia dove apre un negozio etnico.
Al punto successivo Mario Cardone del Gruppo Misto ha rivolto un’interpellanza al sindaco per conoscere il suo punto di vista sulla nuova legge che ha inserito il reato di immigrazione clandestina, nella quale è stato introdotto l’obbligo per il medico di denunciare il clandestino che richiede di essere curato. Un tema delicato, ha detto Cardone, che due recenti interviste, dell’onorevole mantovano e del professor Aiuti, mi hanno indotto a sollevare. L’onorevole Mantovano dice che la segnalazione spetta solo al giudizio del medico; il professor Aiuti che a Roma di sta adoperando per vaccinare tutti i bambini Rom, si chiede proprio in queste ore come comportarsi. Fermo restando che nel pacchetto sicurezza ci sono cose importanti, chiedo un pensiero su questa disposizione.
Inoltre sapendo dell’idea di imporre la lingua italiana nelle moschee, come sostenuto anche dal presidente della Camera di recente e ribadito anche dal nostro sindaco, chiedo se ha dato poi seguito a questo suo pensiero, ricordando però che anche Cristo parlava in aramaico e nessun governatore gli impose il latino. Cerchiamo insomma di essere equilibrati anche in queste difficili scelte.
Il sindaco ha risposto ricordando come l’articolo di legge per la segnalazione dei clandestini da parte dei medici abbia suscitato forti reazioni da chi ritiene che vada contro le regole deontologiche della professione. C’è la preoccupazione che questa iniziativa induca a non farsi curare e aumenti il rischio di diffusione di contagi per malattie che possono arrivare da paesi stranieri. Anche la chiesa ha reagito duramente e la nostra regione ha esaminato il decreto e incaricato l’assessore competente di trovare le possibili vie per non applicare la disposizione di legge. Non è giusto mettere i medici in questa situazione. La giunta regionale e anche quella di Sassuolo esprimono la loro contrarietà al provvedimento. Sono quindi d’accordo con l’interpellante perché si faccia di tutto per curare tutti e si scelgano altri strumenti per combattere la clandestinità.
Mario Cardone si è dichiarato soddisfatto della risposta.
Al punto successivo l’ultima interrogazione della serata è stata rivolta da Claudia Severi di Forza Italia Pdl all’assessore ai lavori pubblici Sandro Morini, a proposito degli alberi di viale Crispi, piantati in sostituzione di quelli tagliati nelle opere di ristrutturazione, che in parte sono poi morti. Vennero tagliati 28 alberi, ha spiegato Claudia Severi, e si garantì la loro sostituzione con altri di alto fusto che evidentemente avrebbero avuto difficile attecchimento. Infatti sono state tagliate diverse piante e quindi ora chiedo quanto è costata l’operazione, se sono stati chiesti danni all’impresa fornitrice nel caso gli alberi presentassero problemi, chi si farà carico delle spese di sostituzione delle piante morte, se ci sono altri casi simili sul territorio, se ci sono riserve sull’operato dell’impresa fornitrice, sulla piantumazione o sulla manutenzione degli alberi.
Ha risposto l’assessore Morini ricordando che i costui di piantumazione ammontavano a 22mila euro e che oggi è stato necessario tagliare per sostituire nove piante, a causa di mancato attecchimento come spesso succede in ambienti a forte stress come sono le strade cittadine. Non ci sono vizi né errate manutenzioni, siamo a livello statistico per l’attecchimento di piante di queste dimensioni, che nel 5,7% dei casi non riescono a sopravvivere, percentuale che aumenta nelle alberature stradali.
Tutti gli esemplari erano in garanzia per due anni e verranno sostituiti senza spese dalla ditta fornitrice. Nessuna carenza di manutenzione, l’impianto di irrigazione ha funzionato regolarmente. Altri casi esistono in via Circonvallazione e via Brescia, per altri sette alberi che verranno anche questi sostituiti in garanzia dai fornitori.
Claudia Severi si è dichiarata non soddisfatta: ci preoccupa il modo in cui questa amministrazione procede. Sono stati tagliati alberi storici, di considerevole età che davano ombra e ricambio di ossigeno, anche a costo di spendere qualcosa di più il dovere era salvarli. Non possiamo essere soddisfatti di tagli in nome della riqualificazione.
Terminate le interrogazioni il presidente del consiglio Patrizia Barbolini ha dato due comunicazioni.
La prima ha riguardato alcune sostituzioni nelle commissioni consiliari: Ruggero Cavani è stato sostituito da Raffaele Lettieri nella prima commissione, a sua volta sostituito nella quarta da Giacomo Gullo.
La seconda ha riguardato la surroga del consigliere di Democrazia è libertà La Margherita Corrado Scalabrini, dimissionario dal consiglio. Al suo posto è stata designata Stefania Pratticò, che è stata invitata a entrare nell’aula e volendo, a comunicare da subito l’adesione a un gruppo consiliare.
Stefania Pratticò ha preso brevemente la parola per ringraziare e per dichiarare l’adesione al gruppo del Pd, di cui si è detta convinta sostenitrice, invitando a fare squadra attorno all’allenatore, il sindaco Pattuzzi. Sarò di stimolo e di appoggio alle sue scelte, ha concluso.
Stefania Pratticò ha ricevuto i saluti e il benvenuto dei consiglieri Caselli, Menani, Lettieri e la sua entrata in consiglio è stata approvata con voto unanime.
Di seguito Susanna Bonettini, vicesindaco e assessore alle politiche sociali, ha presentato l’accordo di programma del Piano di zona triennale per salute e benessere sociale.
Un progetto, ha ricordato, costruito sulle indicazioni della Regione, che dà l’avvio ad altri strumenti distrettuali e contribuisce a integrare le politiche territoriali su questa materia.
Si è partiti da un’analisi sociale della nostra zona, che ha rilevato un invecchiamento della popolazione, un incremento dell’immigrazione (al 12%), l’esistenza di famiglie più corte, senza reti relazionali e più soggette alla solitudine; più donne al lavoro che comportano nuovi bisogni di aiuto e organizzazione domestica; lavoro meno stabile, aspetto su cui si inserisce fortemente anche la crisi in atto.
Si rischia il confinamento nelle famiglie con situazioni difficili, si crea una figura di famiglia fragile che ha bisogno di sostegno.
Esiste ancora un benessere diffuso ma per la prima volta aumentano anche in questo territorio le diseguaglianze sociali.
Crescono nuove domande di servizi, salute, ma anche socialità, informazione. E’ necessario creare un nuovo equilibrio fra sviluppo economico e crescita sociale.
L’attenzione va rivolta anche alla crescita dei bambini e alla responsabilità famigliare in questo senso.
Il Welfare diventa la soluzione non più per rimediare a problemi ma per la prevenzione delle situazioni di diseguaglianza sociale.
I punti fondamentali sono l’integrazione fra tutti gli aspetti della vita amministrativa e dell’organizzazione cittadina, includendo non solo gli aspetti sociali e sanitari, ma tutto, anche i temi urbanistici, la casa.
Il secondo punto fondamentale è l’integrazione sociale e sanitaria come risposta globale alla persona nella sua unità. Il soggetto va preso in carico in modo totale per tutti i bisogni che esprime, trovando le figure di riferimento per ogni necessità.
Questa possibilità è diventata più concreta da quando esiste l’Ufficio unico distrettuale, anche fisicamente in una sola sede.
L’iter organizzativo di questi piani ha previsto le indicazioni generali provenienti dalla Regione, poi le caratteristiche individuate a livello provinciale, poi l’apertura di tavoli su vari temi che vengono allargati anche a soggetti che concorrono alla gestione, come il terzo settore.
Per seguire poi l’evolversi di questo piano e correggere le situazioni lungo il percorso vorremmo anche istituire una sorta di nuova commissione.
Con riferimento alle singole figure oggetto di attenzione dal punto di vista sanitario e sociale, ecco quindi i punti più importanti del piano.
Per gli anziani l’obiettivo strategico è la domiciliarità, da sostenere ulteriormente, per mantenere la persona anziana a casa quanto più possibile. Attualmente arriviamo alle coperture percentuali richieste dalla regione.
Per la famiglia, infanzia e adolescenza, sostegno forte alla genitorialità, più servizi per l’infanzia, attenzione ai tempi e alla gestione famigliare.
Per i giovani un percorso di responsabilizzazione e partecipazione alla vita attiva della città.
Per le persone con disabilità il punto più importante sarà la costruzione di un Centro polifunzionale per disabili, che includerà un centro diurno, la residenzialità che fino ad oggi non esisteva sul nostro territorio e anche alloggi per quello che viene definito il “dopo di noi”, appartamenti protetti per i disabili che non hanno più la famiglia.
Si individueranno anche appartamenti specifici per persone anziane con limitata autosufficienza, che dovrebbero essere reperiti entro l’anno.
Il primo a intervenire a commento è stato Mario Cardone del Gruppo Misto: ho apprezzato l’illustrazione, ha detto, apprezzo meno il metodo con cui vengono date certe comunicazioni. Ho ritrovato infatti oggi sui giornali notizia di quanto riferito dal sindaco in commissione sugli aiuti alla popolazione in difficoltà per la crisi.
L’analisi del vicesindaco sull’evoluzione dei bisogni è precisa e condivisibile. Erano anni che si cercava di coniugare la questione sociale con quella sanitaria. E’ vero che facciamo i conti con profonde mutazioni della società sassolese. L’integrazione dipende anche da un settore sanitario, che a volte però non ha saputo dare risposte adeguate. Proprio di recente a mia precisa domanda di implementazione di determinati servizi, i responsabili sanitari della nostra zona hanno dato risposta negativa e con aria di sufficienza, dichiarando di seguire logiche aziendali. C’è quindi ancora una evidente separazione fra le due realtà. Proprio da pochi giorni si è festeggiata la fine della sperimentazione pubblico-privata per l’ospedale unico di zona, ritenuta un successo. Anche questo è un punto di cui non si è discusso in consiglio comunale, che invito a recuperare per prendere posizione.
Claudio Lodesani del Pd ha giudicato molto positivi i contenuti del piano che mette al centro la persona. E’ importante che siano coinvolti tutti i comuni del distretto, come è importante il sostegno principale alla rete famigliare, il potenziamento di servizi fondamentali come le pause di sollievo. E’ un esempio di risposta collettiva che andrebbe preso per affrontare anche altri tipo di problematiche.
Laura Bizzarri del Pd ha a sua volta dichiarato di apprezzare il piano che da la massima considerazione alla persona e coinvolge tutti, compreso il mondo del volontariato, in modo da avere un polso il più possibile reale della situazione. Una riflessione ulteriore va fatta sui giovani, una fascia molto importante che ha bisogno a Sassuolo di più momenti e spazi di aggregazione. Il fatto che questo piano li tenga in alta considerazione mi pare importante.
Ha preso la parola Gian Francesco Menani della Lega che però, poco dopo l’inizio dell’intervento, ritenendo di essere stato interrotto dal presidente del consiglio comunale, ha esternato la sua protesta e ha dichiarato l’abbandono dell’aula.
Angioletto Usai del Pdci ha dichiarato il suo parere a favorevole a questo piano, perché, ha detto, tutto quel che riguarda la spesa sociale e l’assistenza è per noi benvenuto e da sostenere.
Susanna Bonettini ha ripreso la parola per sottolineare alcuni aspetti, tra cui proprio il coinvolgimento di tutti i Comuni del distretto, importante in territori come il nostro che includono anche zone come la montagna, dove certi tipi di assistenza sono difficoltosi ma necessari.
Ha anche confermato la prossima apertura del Centro per le famiglie anche a Fiorano, a completamento di un sistema che costituisce un vero punto di riferimento per tanti nuclei.
Infine una considerazione l’ha rivolta al piano anti-crisi varato nel frattempo dall’amministrazione che, ha spiegato, affronta l’emergenza con un piano straordinario di interventi, ma bisogna anche tenere conto che in pochi mesi il mondo è realmente cambiato e che se verso fine anno non si vedranno miglioramenti bisognerà ragionare su una diversa impostazione del prossimo bilancio.
L’accordo di programma del Piano di zona triennale per salute e benessere sociale è stato approvato coi voti di Sindaco, Pd, Tincani di Uniti per Sassuolo La Margherita, Comunisti Italiani, Sentimenti, Cardone e Caserta del Gruppo Misto.
Contrari Liberi e Severi di Forza Italia Pdl, Luca Caselli di An Pdl.
A seguire Ruggero Cavani ha presentato una variante a Piano particolareggiato nella zona terminale di via Torino, passata più volte in commissione, che prevede da un lato la definizione dei nuovi volumi di edificabilità concessi al proprietario privato, 5800 metri per una cinquantina di appartamenti, dall’altro ratifica la conseguente cessione da parte del proprietario di un’area, che include anche un ex caseificio, dove verrà programmata dall’amministrazione la realizzazione di una palazzina da 14 alloggi di edilizi residenziale pubblica.
Il punto ha ricevuto i voti favorevoli di Sindaco, Pd, Comunisti Italiani, Gruppo Misto, Uniti per Sassuolo la Margherita. Contrari Luca Caselli di An Pdl e Ugo Liberi di Forza Italia Pdl.