Per la serie “Diritti e rovesci” domani, venerdì 27 febbraio alle 21, in Sala Biasin si terrà un incontro dal titolo “Giornalismo in guerra”, con Barbara Schiavulli che sarà intervistata da Rita Costi. Presiederà l’incontro il vicesindaco e assessore alle politiche sociali Susanna Bonettini.
Barbara Schiavulli al momento è assunta alla redazione esteri dell’Espresso. Ha scritto per il quotidiano Il Messaggero, La Stampa e D di Repubblica, l’Eco di Bergamo; come corrispondente da zone di crisi ha lavorato per la Rai, La7, Sky Tg24, Radio Sole24 Ore, Radio Rai, Grt, Area, Radio Città Futura.
Ha pubblicato il libro: Le farfalle non muoiono in cielo ed. La Meridiana, e sta per uscire Guerra e Guerra (War and War) ed. Garzanti.
Qualche mese fa le è stato consegnato il premio “Antonio Russo”, con una motivazione basata sul “coraggio che lei, così giovane, ha sempre dimostrato nel suo lavoro: affrontando da sola le trasferte più insidiose, senza avere alle spalle le strutture e il denaro delle grandi case editrici, ma anche correndo ogni genere di rischio per amore della verità”.
“Anche nei precedenti incontri – spiega Susanna Bonettini – abbiamo parlato di conflitti e diritti umani negati in molte zone del mondo e della scarsa conoscenza che c’è nell’opinione pubblica a proposito di tante di queste situazioni gravissime. E’ fondamentale quindi occuparci stavolta dell’informazione, grazie a qualcuno che conoscendo e avendo saputo raccontare la verità, ci può dire qual è realmente e il coraggio che bisogna avere per farla conoscere al mondo”.
Dall’inizio del 2009 sono già undici i giornalisti, reporter e cameramen uccisi in zone di guerra, in Palestina, Russia, Sri Lanka, Somalia, Pakistan, Kenya. Nel 2008 sono stati sessanta. I giornalisti che risultano attualmente imprigionati in tutto il mondo sono 137, “in alcuni casi – spiega l’organizzazione Repoter Sans Frontiers – per una sola singola foto ritenuta offensiva”.
“Mi occupo soprattutto di questioni del Medio Oriente – spiega Barbara Schiavulli – e ho seguito la seconda Intifada, il conflitto in Kashmir, in Afghanistan, il colpo di Stato ad Haiti, la guerra in Iraq, e tutto quello che ne è seguito. Nei miei reportage cerco di combinare la cronaca dei fatti con la denuncia dei crimini contro l’umanità”.
Ultima destinazione e reportage di Barbara Schiavulli, l’Afghanistan a fine 2008. Essere freelance significa anche farsi portatori delle storie, dei racconti e delle sfumature che sfuggono ai fatti, che ne costituiscono il contorno silenzioso e spesso ignorato dai grandi media. “Pochi sanno, ad esempio, che gli abitanti di un villaggio afghano hanno sparato contro i militari italiani credendo fossero soldati di quell’armata Rossa che invase l’Afghanistan in piena guerra fredda. Sono storie locali che mettono però in evidenza come il governo centrale sia incapace di giungere nelle zone più lontane del Paese: a Kabul la situazione è ancora relativamente tranquilla ma per uscire dalla Capitale bisogna mettersi d’accordo con i talebani. Per ricostruire la strada che porta dalla capitale a Kandahar – ha continuato – sono stati spesi 250 milioni di dollari e adesso è un colabrodo per i segni delle bombe piazzate dai talebani al passaggio dei convogli americani”.