In vista dell’assemblea costituente del Partito Democratico, convocata per sabato 21/02, a seguito delle dimissioni di Walter Veltroni una riflessione personale, di Alessio Pecoraro eletto segretario del PD un anno fa attraverso le primarie.
Le dimissioni del segretario nazionale Walter Veltroni mi hanno lasciato di stucco. Non me lo aspettavo. E’ un atto di grande coraggio che apre una discussione che nessuno aveva il coraggio di aprire.
Serve subito un segnale che dia il senso che si va avanti sul progetto del Pd.
Non servono né reggenti né un direttorio. Ora non va persa l’occasione per un profondo rinnovamento della classe dirigente premiando il merito e non la composizione delle varie anime. Lo dicono tutti i segnali, ce lo chiede il nostro elettorato.
Per questo motivo mi auguro che l’assemblea costituente nazionale decida di convocare al più presto le primarie per eleggere un nuovo segretario.
Non dare la parola agli elettori significa non comprendere appieno lo scollamento tra la base e i vertici del partito. Occorre la capacità di rischiare, di avere coraggio di non chiudersi nelle “stanze del potere”, mettersi in gioco.
Il Pd però non si tocca anche se finora è stato schiacciato da un processo faticoso di mediazione interna, non si deve tornare ai due partiti che gli hanno dato vita.
“Si può ancora fare”, voglio usare le parole di Concita De Gregorio, direttore de “L’Unità”, per questa mia riflessione personale, a patto che il nostro sia un partito in grado di rinnovare, di attrarre ed entusiasmare la gente attraverso proposte politiche forti, determinate a contrastare l’illusionismo politico di Berlusconi. Ci vuole “appeal” e determinazione. Abbiamo bisogno di fiducia. Non c’interessano le lotte fra “capibastone”, ci interessa il rapporto con la gente per portare avanti proposte nuove, forti, ambiziose e coraggiose e soprattutto concrete.
Alessio Pecoraro
