Si conclude il ciclo di incontri dal titolo “Educare alle differenze”, promosso dall’Assessorato all’Immigrazione e rivolto a quanti desiderino approfondire la conoscenza delle diverse culture che convivono sul territorio.
L’ultimo appuntamento, che affronta il tema della seconda generazione di immigrati, è in programma martedì 17 febbraio alle ore 20.30 in Sala Loggia.
Interverranno Silvia Menabue, preside dell’Istituto “Corni” di Modena e Abdel Qader Sumaya, autrice del libro “Porto il velo, adoro i Queen”.
“Sono soddisfatto della buona riuscita dell’iniziativa, che ha visto una grande disponibilità dei relatori intervenuti – spiega l’Assessore all’Immigrazione Mofid Ghnaim – Dagli incontri, è emerso che l’immigrazione è un fenomeno strutturale e non più transitorio. I ricongiungimenti famigliari e le nuove iscrizioni scolastiche ne sono una testimonianza diretta. La società multiculturale pertanto non è più una prospettiva futura, ma una realtà dell’oggi in cui le molteplici compresenze devono sapere convivere”.
Porto il velo, adoro i Queen. Sulinda, 30 anni, come tutte le donne della sua generazione affronta la vita con non poche difficoltà. Con una piccola differenza: è musulmana e porta il velo, e tanto basta perché la si consideri diversa. Camminare per strada, fermarsi davanti a una vetrina, andare in palestra, al mare, in vacanza all’estero, tutto acquista una colorazione speciale. E quello che per le sue coetanee è naturale per lei diventa una parodia o, nella migliore delle ipotesi, una piccola avventura. Ma chi è Sulinda? Italiana o araba? Moderna o tradizionalista? Diversa o normale? Occidentale oppure orientale? Sicuramente fa parte di quella categoria di individui classificata come “seconda generazione”, cioè figlia di immigrati ma nata e cresciuta in un Paese diverso da quello di provenienza dei genitori. Sulinda iscrive le sue figlie dalle Orsoline e allo stesso tempo pratica la propria fede musulmana con devozione ma senza per questo trovarsi in contrasto con la cultura italiana. Anzi. In questo libro Sulinda parla di fatti (molti) e accenna qualche riflessione e qualche giudizio (pochi). E lo fa con voce ironica e disincantata. Perché c’è poco da commentare quando si ha intelletto per comprendere che le piccole cose nascondono dinamiche profonde e identità variegate e complesse.
Sumaya abdel Qader, una delle primissime figlie dell’immigrazione italiana, nasce a Perugia nel 1978 da genitori palestinesi. Laureata in biologia sta conseguendo una seconda laurea in mediazione linguistica a Milano. Segue corsi di formazione e seminari su temi riguardanti Islam, giovani musulmani, mondo arabo, intercultura e libertà religiosa. L’impegno in quest’ambito l’ha portata nel 2001 a essere una dei fondatori dell’associazione Giovani Musulmani d’Italia (GMI). Scrive su Yalla Italia, inserto mensile del settimanale Vita.