Home Cronaca Sassuolo: falsi permessi di soggiorno, due arresti e numerosi indagati

Sassuolo: falsi permessi di soggiorno, due arresti e numerosi indagati

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Lo scorso 13 gennaio a Sassuolo, i Carabinieri dell’Ispettorato per la tutela del Lavoro, al termine di una complessa e articolata attività di indagine, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, hanno arrestato insieme ai militari della Stazione di sassuolo, due fratelli, S.E. 38 anni e S.V. di 41, siciliani e residenti a Sassuolo, contitolari di una impresa edile di Sassuolo. I due sarebbero responsabili di concorso in afalso in atto pubblico per induzione all’errore del P.U., poichè in qualità di imprenditori edili, simulando l’esistenza di un rapporto di lavoro, redigendo falsa documentazione, hanno indotto in errore il ersonale di P.S. che indebitamente rilasciava permessi di soggiorno per motivi di lavoro.

E’ venuta così alla luce una vasta attività di contraffazione di documenti di lavoro quali buste paga, contratti, bilanci aziendali oltre all’esistenza di circa 200 rapporti di lavoro fittiziamente instaurati al solo fine di far indebitamente ottenere un permesso di soggiorno, principalmente delle Questure di Modena e Reggio Emilia e Commissariato di sassuolo, a stranieri non aventi titolo.



L’attività illecita che fruttava dagli 800 ai 1000 euro per ogni permesso rinnovato ha riguardato anche altri quattro datori di lavoro tutti residenti tra sassuolo, Fiorano e scandiano. I quattro, due di origine sicialiana e due campani, sono ora indagati in stato di libertà. Indagati anche 163 cittadini extracomunitari benieficiari del permesso di soggiorno illecitamente ottenuto.



La scoperta dell’attività illecità è venuta alla luce poichè i due arrestati nell’ambito del Decreto flussi 2005 hanno tentato il salto di qualità producendo domande di nulla osta relative ad 11 stranieri al fine di farli entrare in Italia, formalmente per impiegarli presso le loro ditte edili. Grazie pero’ al costante flusso informativo instaurato con la locale direzione provinciale del lavoro e siccome i due, invece di apporre le marche da bollo su tali istanze le fotocopiavano a colori, sono stati avviati i primi accertamenti ed eseguite perquisizioni domiciliari che hanno permesso, grazie al materiale rinvenuto di ricostruire la reale portata dell’attività illecita.