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Procura Udine smentisce ipotesi sequestro stanza Eluana. Protocollo va avanti

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Entro stasera il procuratore capo di Udine, Antonio Biancardi, potrebbe emettere un comunicato sul caso di Eluana Englaro. La notizia arriva dalla Procura, dove smentiscono nella maniera più assoluta le ipotesi di un sequestro preventivo della stanza o delle attrezzature che hanno relazione con Eluana, ricoverata nella casa di cura ‘La Quiete’.

Sono notizie ”tutte infondate”. ”Siamo a bocce ferme, come due giorni fa”, dicono dalla Procura, sottolineando però che l’unico titolato a dire qualcosa di ufficiale è Biancardi: ”Non sappiamo quali carte abbia sul tavolo”. La Direzione centrale della Salute della Regione Friuli Venezia Giulia ha inviato al direttore generale dell’Azienda sanitaria n.4 Medio Friuli una lettera per accertare con la massima urgenza se la struttura ‘La Quiete’ sia in possesso dei requisiti necessari per attivare una struttura adatta all’accoglimento di un malato terminale, così come previsto dalla delibera giuntale 3186 del 30 dicembre 2004. Qualora si ravvisi l’eventuale violazione, la Regione chiede di provvedere alla diffida immediata. Intanto “il protocollo va avanti”, ma “ci sono timori” sulla possibilità che le procedure in corso possano essere fermate. Lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Carlo Alberto Defanti, il neurologo che da anni segue Eluana. Sulle condizioni della donna in stato vegetativo da 17 anni, “in accordo con Amato De Monte”, l’altro medico che sta coordinando il protocollo nella clinica udinese, “abbiamo deciso di non rivelare alcuna informazione”, conclude il neurologo. In merito alla lettera che Beppino Englaro ha inviato nel 2004 alle più alte carico dello Stato e, per conoscenza, anche all’allora ministro della Salute, Girolamo Sirchia, e a Giuseppe Del Barone, ex presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, è intervenuto oggi lo stesso Del Barone. “Posso assicurare di non aver mai ricevuto nessuna lettera da parte di Beppino Englaro – dice Del Barone – Non posso giurare che non sia mai arrivata in Federazione, ma senza alcun dubbio posso dire di non averla mai letta. Altrimenti avrei risposto”. “Sono venuto a conoscenza di questa lettera – spiega Del Barone all’Adnkronos Salute – solo ieri attraverso la stampa. Ci tengo a sottolinearlo – conclude l’ex presidente della Fnomceo – perché, nel caso l’avessi ricevuta e letta, avrei certamente risposto”.

Sono più di duemila in Italia i pazienti in stato vegetativo. E’ il dato che è emerso da un recente monitoraggio condotto dall’apposita commissione del Ministero della Salute per fare il punto sull’assistenza sanitaria necessaria per questi casi. Ogni anno si calcola inoltre che su circa 20 mila persone che entrano in coma per incidenti stradali o sul lavoro, ictus, arresti cardiaci, aneurismi, intossicazioni, oltre un terzo riesce a uscirne senza riportare danni permanenti. Più o meno il 50% di chi si risveglia, però, resta disabile. Per più di 500 pazienti inoltre il coma evolve in stato vegetativo, più o meno lungo, talvolta permanente. Come è successo a Eluana Englaro, che è stata tenuta in vita per 17 anni attraverso il trattamento di idratazione e alimentazione. I centri dedicati ai pazienti in stato vegetativo cronico in Italia sono solo una quarantina, per un totale di oltre 300 posti letto. La maggior parte delle strutture è concentrata nelle regioni del Nord Italia. Ma lo stato vegetativo persistente non è il coma o la morte cerebrale. A precisare il significato di ciascun termine, a volte usato in maniera impropria è il Centro nazionale trapianti (Cnt).
COMA: Il coma è una condizione clinica complessa, che deriva da un’alterazione del regolare funzionamento del cervello con compromissione dello stato di coscienza. Nel coma, anche nei casi più gravi, le cellule cerebrali sono vive ed emettono un segnale elettrico rilevabile attraverso l’elettroencefalogramma o altre metodiche. Il coma comprende più stadi di diversa gravità, incluso lo stato vegetativo persistente, ma è comunque una situazione dinamica, che può variare sia in senso regressivo, sia in senso progressivo. In questi casi, tuttavia, siamo in presenza di pazienti vivi, sui quali si deve attuare qualsiasi presidio terapeutico che sia in grado di curarli.
STATO VEGETATIVO: Nello stato vegetativo persistente, spesso confuso con la morte cerebrale, le cellule cerebrali sono vive e mandano segnali elettrici evidenziati in modo chiaro dall’elettroencefalogramma. Queste caratteristiche si riflettono in diverse condizioni biologiche con precisi riscontri sul piano clinico: nello stato vegetativo persistente il paziente può respirare in modo autonomo; mantiene una vitalità circolatoria, respiratoria e metabolica e un controllo sulle cosiddette funzioni vegetative (esempio temperatura corporea, pressione arteriosa, diuresi). E le sue funzioni cerebrali mantengono una certa vitalità, sebbene ridotta.

MORTE CEREBRALE: Nella morte encefalica il soggetto perde in modo irreversibile la capacità di respirare e tutte le funzioni encefaliche: non ha controllo sulle funzioni vegetative. Le cellule cerebrali sono morte, non mandano segnale elettrico e l’encefalogramma risulta piatto. In tal caso il cervello non solo è danneggiato sul piano della funzionalità e della percezione, ma anche su quello anatomico perché le cellule morte cominciano a decomporsi e gli enzimi che si liberano, conseguenza di questa decomposizione, aggrediscono e demoliscono le altre cellule innescando un meccanismo inarrestabile. La morte cerebrale è uno stato irreversibile, irreparabile e definitivo che coincide con la morte della persona.

Fonte: Adnkronos