Il fatto che i prezzi dei prodotti alimentari siano aumentati del 4,3 per cento al consumo mentre in campagna alla produzione sono diminuiti del 14 per cento dimostra la presenza di forti inefficienze di filiera che non sono giustificabili dalla crisi generale. E’ quanto emerge da una analisi presentata all’Assemblea della Coldiretti sulla base dei dati Istat nel mese di dicembre che evidenzia come i risultati positivi nei consumi interni e nell’export agroalimentare (+ 10 per cento in valore nel 2008) non si sono trasferiti ai consumatori e alla produzione agricola, con una preoccupante riduzione di redditività.
I prezzi alla produzione dei prodotti agricoli hanno registrato su base annuale una diminuzione del 14 per cento rispetto allo scorso anno, con riduzioni piu’ consistenti proprio per i prodotti che hanno fatto riscontrare le migliori performance sui mercati internazionali con cali per i cereali (- 44 per cento), per l’olio di oliva (- 23 per cento), per i vini (-19 per cento), per gli ortaggi (- 15 per cento) e per il latte (- 8 per cento), sulla base dei dati Ismea relativi a dicembre.
Il calo del 14 per cento dei prezzi agricoli alla produzione è in netta controtendenza con gli aumenti al consumo su base annuale registrati per gli alimentari (+ 4,3 per cento) rilevati dall’Istat e conferma – sottolinea la Coldiretti – la presenza di forti distorsioni esistenti nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola.
Per ogni euro speso dai consumatori in alimenti – denuncia la Coldiretti – ben 60 centesimi vanno alla distribuzione commerciale, 23 all’industria alimentare e solo 17 centesimi agli agricoltori. Questo significa chiaramente che – precisa la Coldiretti – i prezzi sono aumentati in media di cinque volte dal campo alla tavola e che esistono dunque ampi margini da recuperare, con piu’ efficienza, concorrenza e trasparenza, per garantire acquisti convenienti alle famiglie e sostenere il reddito degli agricoltori in un momento di difficoltà economica.
Un caso eclatante è quello della pasta che nello stesso periodo ha fatto registrare un aumento dei prezzi vertiginoso e ingiustificato (+ 28 per cento secondo l’Istat) nonostante dall’inizio dell’anno il prezzo del grano duro per la pasta sia piu’ che dimezzato al di sotto dei valori di venti anni fa determinando una situazione drammatica nelle campagne dove – continua la Coldiretti – non si riescono a coprire i costi di produzione e sono crollate le semine e quindi le forniture per la pasta Made in Italy.