Di fronte al bullo il 16,3% non reagisce, solo il 13,2% avverte l’insegnante. Vittime predilette delle prepotenze sono omosessuali, stranieri, disabili e ‘secchioni’. A tracciare i contorni del fenomeno, difficilmente quantificabile, l’ultimo Rapporto Eurispes-Telefono Azzurro sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza.
Dal Rapporto emerge che per il 59,9% dei bambini il bullismo è una prepotenza contro un compagno più debole che si ripete spesso; per il 17,7% si tratta di un’azione che va contro la legge. In pochi manifestano una posizione piu’ ”indulgente”: per il 7,3% si tratta di un gioco tra compagni, per il 6% di un litigio o una presa in giro. Oltre un quarto dei piccoli è stato ripetutamente vittima di brutti scherzi (27,8%), seguono le provocazioni e le prese in giro (26,6%) e le offese immotivate (25,6%). Il 17,6% è stato invece continuamente escluso ed isolato dal gruppo. Nel 13,5% dei casi i bambini riferiscono di aver subi’to furti di oggetti o cibo (13,5%), percosse (11,5%), minacce (11,1%), ma anche furti di denaro (4,7%). Sono soprattutto i maschi ad aver subi’to ripetutamente minacce (15,4% contro 7%), percosse (14,8% contro 8,2%), provocazioni e/o prese in giro (29,5% contro 23,8%), brutti scherzi (29,9% contro 25,9%), offese immotivate (27,4% contro 23,8%), furti di oggetti/cibo (14,8% contro 12,3%). Le bambine invece si trovano con più frequenza a dover subire l’esclusione e isolamento dal gruppo (20,2% vs 14,9%).Di fronte al bullo sono in molti a non reagire (16,3%). D’altra parte, il 13,2% dei bambini ha avvertito un insegnante o il Dirigente scolastico, l’11,7% ha detto al bullo di smetterla, il 9,8% è addirittura venuto alle mani, l’8,4% ha avvertito i suoi genitori, il 7,5% ha chiesto l’aiuto di altri compagni, il 5,9% è fuggito, il 3,6% si è messo a piangere.
Circa un bambino vittima di bullismo su quattro dichiara quindi di aver adottato un atteggiamento passivo di fronte agli atti di prepotenza; un bambino su cinque ha invece reagito attivamente da solo, a parole o con uno scontro fisico. La maggior parte (29,1%) ha pero’ preferito chiedere un aiuto esterno ai propri coetanei o, piu’ spesso, ad un adulto, in ambito scolastico o famigliare.
Ma come si comporta chi assiste ad episodi di bullismo? Il 17,7% dei bambini afferma che, innanzi ad azioni di prepotenza, i propri compagni di scuola si spaventano mentre nel 16,5% dei casi il comportamento adottato è quello di chiedere aiuto ai più grandi. Il 15,2% dei bambini dichiara che tra compagni si manifesta spesso un atteggiamento di disapprovazione che li spinge ad aiutare la vittima. All’incirca un bambino su dieci (9,5%) sostiene, al contrario, che i propri compagni si divertono innanzi a scene di bullismo, il 5,1% che vige l’indifferenza mentre il 4% sostiene che i compagni disapprovano il gesto ma non agiscono per contrastarlo. Solo il 2,4% confessa che i propri compagni reagiscono dando man forte al bullo.
Che cosa si può fare per fermare il bullismo? I bambini ritengono che la soluzione al fenomeno sia quella di appellarsi al mondo degli adulti (32,1%). Un bambino su cinque circa (21,5%), invece, pensa che parlare con il bullo per convincerlo a non agire piu’ con prepotenza sia l’unico modo per arginare il fenomeno. Segue il gruppo di minori a favore di una punizione per il bullo (17,7%) e di quanti credono sia necessario agire in gruppo per sostenere la vittima ogni qualvolta si verifichino episodi di prepotenza gratuita (10,6%). Solo il 3,3% pensa che il fenomeno possa essere fermato convincendo la vittima a reagire. Le vittime predilette dei bulli sono omosessuali, stranieri, disabili e ‘secchioni’: I ragazzi che non sanno difendersi sono i più esposti agli episodi di bullismo (28,9%). Altri elementi di vulnerabilità, vengono individuati dai ragazzi nell’essere omosessuale (18,1%) e nell’appartenere ad un’altra cultura (15,3%), seguono l’essere diversamente abile (8,4%) e l’andare benissimo a scuola (5,7%). Sono invece poco rilevanti, a giudizio degli intervistati, la scarsa avvenenza (2,1%) ed un fisico gracile (2,2%). La più alta percentuale di ragazzi che hanno assistito ad atti di bullismo a scuola si trova nelle Isole: 48,1%, ovvero quasi la metà del campione considerato. Valori piu’ bassi si registrano al Centro (38,7%), al Sud (38,4%) e al Nord-Est (38,1%), mentre al Nord-Ovest i ragazzi testimoni di bullismo scolastico sono meno numerosi (27%).
Qual è il comportamento degli insegnanti? La decisione prevalente riguarda i provvedimenti disciplinari, come note o sospensioni (29,8%). Il 18,8% dei docenti rimprovera il responsabile, mentre il 13,9% non si accorge di nulla ed un altro 8,9% non interviene. In altri casi gli insegnanti parlano con i genitori dei bulli (9,5%) o si rivolgono al Dirigente della scuola (8,7%).La reazione più comune degli adolescenti, quando assistono ad un episodio di bullismo, è la rabbia (40,7%), seguita dalla pena per la vittima (26%). Il 13,3% riferisce di provare disapprovazione, il 6,7% paura, il 5,8% indifferenza. Sono pochissimi i ragazzi che affermano di provare ammirazione (0,1%) o invidia (0,3%) per il bullo, oppure di divertirsi (1,9%).
Non è finita. Sms o e-mail offensive o minatorie, creazione di siti Internet sui quali vengono diffuse immagini o filmati compromettenti per la vittima: sono i mezzi utilizzati dai bulli che agiscono attraverso le nuove tecnologie, i cyberbulli.Il 49,7% dei ‘cyberbulli’ preferisce il cellulare, mentre il 40,3% sceglie di sfruttare la Rete. In particolare, il 19% dei cyberbulli agisce sulle chat o attraverso i siti di instant messaging (9,5%); l’8,2% tramite blog (3,8%), forum (2%) e e-mail (2,4%); il 3,6% fa il prepotente attraverso giochi di ruolo on line. Le vittime del cyberbullismo lamentano di aver ricevuto o di essere venuti a conoscenza dell’esistenza di informazioni false sul proprio conto, trasmesse tramite Internet o il cellulare (22,5%); all’8,5% sono stati recapitati messaggi offensivi o minacciosi, mentre il 4,1% afferma di essere stato escluso da gruppi on line. La maggior parte non ha idea di chi possa essere a perpetrare simili azioni nei loro confronti (37,6%). Tali azioni vengono portate avanti piu’ spesso da persone che la vittima conosce poco (19,7%) o, piu’ raramente, da amici e compagni di scuola (11,4%).
A chi si chiede aiuto? I ragazzi confidano piu’
spesso l’accaduto ad un coetaneo (25,5%), oppure, cercano l’aiuto dei genitori (21,5%). Molti invece preferiscono non farne parola con nessuno (22,1%). Poca fiducia viene riservata, inoltre, agli insegnati (il 7,2%) e ai fratelli o alle sorelle (5,7%).
Fonte: Adnkronos