La casa di cura Città di Udine comunica di trovarsi “costretta a ritirare la propria disponibilità a ospitare la signora Eluana Englaro e l’equipe di volontari esterni per l’attuazione del decreto emesso dalla Corte d’Appello di Milano il 9 luglio 2008”, ratificato dalla Corte di Cassazione a sezioni riunite lo scorso novembre. Un decreto che consente di sospendere alla donna, da 17 anni in stato vegetativo permanente, la nutrizione e l’idratazione artificiali che la tengono in vita.
A spiegare le ragioni della “sofferta decisione” è l’amministratore delegato della struttura friulana convenzionata con il servizio sanitario nazionale, Claudio Riccobon. Una decisione, prosegue la nota, “che viene assunta con amarezza”, e le cui ragioni “sono da ascriversi alla disamina circa il ‘groviglio’ di norme amministrative e la possibile sovrapposizione di competenze esistenti tra Stato e Regioni”. In sostanza, rileva la casa di cura di Udine, “gli approfondimenti condotti portano a ritenere probabile che, nel caso si desse attuazione all’ospitalità della signora Englaro per il protocollo previsto, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi potrebbe assumere provvedimenti che – per quanto di validità temporanea proprio in virtù delle specifiche pertinenze delle Istituzioni – metterebbero a repentaglio l’operatività della struttura, e quindi il posto di lavoro di più di 300 persone, oltre quelli delle società controllate, e i servizi complessivamente erogati alla comunità”.
Di fronte “a una tale, concreta prospettiva”, prosegue Riccobon, “la casa di cura ha dunque dovuto rinunciare a portare avanti un’azione concepita con l’unico scopo di dare al signor Beppino Englaro il supporto logistico per esaudire la volontà della figlia”.
”Non siamo in uno Stato di diritto: questo è evidente. E’ altrettanto chiara l’interferenza del potere esecutivo su quello giudiziario. Il ricatto del Governo sulla clinica di Udine ha funzionato, e in un’ottica imprenditoriale il dietrofront del centro friulano è comprensibile”. Carlo Alberto Defanti, il neurologo che da anni segue Eluana Englaro, commenta così, all’ADNKRONOS SALUTE, la decisione della struttura di Udine. “Ci metteremo subito in cerca di un’altra struttura” disponibile ad accogliere Eluana, aggiunge Defanti.
Ma “d’ora in poi pianificheremo le nostre mosse in segreto, senza rendere partecipe la stampa che in questa vicenda ha avuto solo un ruolo negativo”, afferma Vittorio Angiolini, avvocato della famiglia Englaro.
E di fronte al rifiuto, comunicato in una lettera dai direttori di 12 centri, delle strutture emiliano romagnole di accogliere Eluana, Angiolini replica: “Alle cliniche dell’Emilia Romagna nessuno aveva chiesto nulla”.
Fonte: Adnkronos