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Un lettore sulla crisi nel settore ceramico

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Egregio Direttore,
Sono un lavoratore dipendente presso un’industria ceramica e vorrei esprimere il mio
pensiero su quanto sta accadendo nel settore ceramico certo che molti lavoratori
abbiano la mia stessa opinione.


Purtroppo stiamo pagando tutti a caro prezzo la crisi nata in America qualche tempofa, sulla quale ci sarebbe molto da discutere, e devo dire che più il tempo passa e più non si riesce a vedere la fine di questo lunghissimo tunnel che, forse, è appena
cominciato. Certo che non è di buon auspicio la chiusura di tre stabilimenti
simultaneamente piovuta a ciel sereno da un momento all’altro ma, non da imprenditore ma da lavoratore, mi chiedo: è la soluzione giusta reagire in questo modo? Chiaramente il proprietario di una cosa può disporre di questa come vuole ma la tanto ventilata “responsabilità sociale” degli imprenditori dove è finita? Da
quello che leggo in questi giorni la ceramica Iris ha goduto di un periodo di cassa integrazione di un anno, ha fatto investimenti in macchinari, per poi mettere in liquidità gli stabilimenti? Se così è allora è fondamentale che lo Stato prima di
concedere ammortizzatori sociali faccia una verifica seria azienda per azienda e concedere i contributi solo a chi dimostra di volere continuare la sua attività anche se in un momento di difficoltà.

Personalmente mi trovo pienamente d’accordo con il Sindaco Pattuzzi, il quale sostiene che in momenti di difficoltà gli imprenditori chiedono giustamente aiuto alle istituzioni, e spesso lo hanno ricevuto, ma poi non possono liquidare in un colpo solo 780 persone nonostante ci siano gravi difficoltà economiche. Se tutti facessero così cosa rimarrebbe della nostra società moderna? Se tutti i “nostri” imprenditori chiudessero cosa rimarrebbe del nostro comprensorio? Sia chiaro, rispetto pienamente la grande abilità dei “nostri” proprietari, che ha portato questa zona ad essere leader mondiale nel settore, che ha portato grande benessere
al territorio, che li ha visti investire grande denaro. Fino adesso le proprietà hanno avuto grandi guadagni ora ci sarà da soffrire, MA TUTTI INSIEME. Dobbiamo anche ricordare la grande fatica fatta dai lavoratori, ai tre turni lavorativi su ciclo continuo con sacrificio di salute e famiglie, alle Domeniche passate in fabbrica, alle ferie rimandate o non fatte, insomma tutti abbiamo faticato, chi si è assunto il rischio di impresa e chi ha deciso di passare la sua vita in fabbrica come dipendente arrivando anche a considerarla “sua”.
Ora non possiamo buttare tutto, nonostante il costo dell’energia, nonostante il costo del lavoro; nonostante le bollette sempre più alte, nonostante 800 euro in cassa integrazione, nonostante il mutuo sulla casa; ognuno ha i suoi problemi ma non è fuggendo che si risolvono.

Infine un invito al Governo centrale: oggi come oggi a nessuno dei “comuni mortali” interessa il decreto sulle intercettazioni telefoniche, sull’elezione diretta del Capo dello Stato o sulla questione morale, ma a noi cittadini interessa una classe dirigente nazionale più vicina alla realtà e non ferma al problema delle poltrone e
al mantenimento della casta. A noi cittadini interessa che qualcuno, sia di destra o di sinistra, pensi alla vita reale del paese dove, da un giorno all’altro, 780 persone hanno perso il posto di lavoro.

Saluti