Sig. Direttore
Dopo le torrentizie prese di posizione di vari esponenti politici, sindacali, rappresentanti di istituzioni, che in questa fase non mi interessano atteso che quando si è cercato di farli misurare sulle questioni reali del comprensorio ceramico, hanno fatto finta di non capire o forse non avevano capito niente, vorrei portare il mio contributo alla discussione ed alla disamina dei fatti.
La nota di Confindustria Ceramica, a mio avviso, carica di significati, va attentamente valutata perché contiene analisi congiunturali serie.
L’analisi conferma la globalizzazione della crisi con gli inneschi negativi che tutti conoscono, ma evidenzia, con chiarezza, anche fattori di positività, relativa, riferiti al settore, quali i quozienti di capitalizzazione, di redditività e le quote di mercato.
Si fa l’esempio del mercato USA dove la ceramica italiana, rispetto ai problemi di altri paesi europei, spunta un prezzo medio di vendita superiore di 2/3.
La contrazione delle vendite italiane del 23%, su tale mercato, è inferiore a quella registrate da altri paesi e quantificate nel 50%.
Il settore ha investito in innovazione, design ed altro e da detta analisi si capisce il perchè ha mantenuto le quote di mercato di maggioranza nei mercati europei ed extra con il 21% del totale mentre sul piano dei ricavi rappresenta ben il 40%.
Chi si è fermato, con impianti obsoleti e completamente ammortizzati, chi si è fermato alla produzione di materiali venduti nei grandi magazzini, ha fatto male i conti perché non ha analizzato bene la crisi mondiale ed in particolare, visto il settore, la crisi dell’edilizia, partita dagli USA con i sub-prime.
Dai dati riportati dalla stampa si rileva che la parte del gruppo Iris posto in liquidazione ha sofferto della concorrenza Cinese e la crisi dei sub-prime Usa con un crollo delle vendite riferito al biennio 2007/2008 del 41,2% a quantità e col picco riferito al quarto trimestre 2008, sempre a quantità, del 52,4% il tutto aggravato dai contraccolpi di cassa con saldo negativo di oltre 7 milioni.
Strano che un riconosciuto capitano di industria quale il Dott.Minozzi, non abbia valutato, per tempo le cose, addossando parte, importante, delle responsabilità ai premi all’esportazione che il governo Cinese eroga alle sue industrie ceramiche.
Capisco che logica del mercato inorridisce di fronte a tali procedure, ma come è noto ci sono sempre strade che un capitano di industria conosce bene visto che ha navigato in mari perigliosi e che certe cose non si risolvono con l’imposizione di dazi doganali.
Oggi operiamo in un contesto Europeo con regole che vanno rispettate e certi aiuti di Stato non sono più possibili.
Un dubbio mi assale: ma come è possibile iniziare una ristrutturazione aziendale con un investimento importante in termini finanziari e poi a metà del guado dire “mi sono sbagliato !”.
Qui non parliamo della “colombofila” che ha previsto un nuovo trespolo ma ha sbagliato perché i colombi sono scappati.
Dove e come sono stati reperiti tali fondi? Con capitali propri? Con ricorso al credito ? agevolato o meno ?
Forse il Dott.Minozzi dimentica che quando ha fondato le sue ceramiche non ha pagato tasse per 10 anni, c’era una legge per favorire le zone depresse, ma non c’era l’Europa di Maastricht ma se sta cercando di sensibilizzare le Istituzioni per aiuti di Stato con riconoscimento Europeo per un settore in sofferenza niente di male, anzi, saremo al suo fianco, a cominciare dalla riduzione dell’IVA per incentivare i consumi interni, benefici fiscali per gli investimenti in impianti, ampliamento degli ammortizzatori sociali.
Lo stesso capitano sa che per mantenere l’occupazione o crearne di nuova si fa di tutto e l’esempio di scuola è rappresentato dai riconoscimenti fiscali ed extra per la costruzione di uno stabilimento ceramico (IRIS) nel Brandenburgo (ex Germania Est).
Sarebbe interessante anche conoscere la quantità di finanziamenti a fondo perduto ed a tassi agevolati erogati al Gruppo Iris dallo Stato e dalla Regione Emilia Romagna dalla fondazione ad oggi.
Si fa presto ad addossare le perdite allo Stato e le rendite al privato, quindi ragioniamo con pari dignità e non mandiamo avanti “ascari” o “cacicchi”.
In conclusione vorrei ricordare alla città, operai, industriali, commercianti, artigiani che fin dal gennaio 2006 avevo chiesto alle istituzioni, sindacati, Assopiastrelle, l’apertura di un tavolo di confronto intercomunale per la istituzione del Distretto Industriale della Ceramica previsto dalla legge finanziaria 2006 definito “libere associazioni di imprese”.
Sassuolo fu scelto dal governo dell’epoca quale distretto pilota tanto è vero che il Presidente dell’Assopiastrelle fu chiamato nella Commissione di studio.
Solo con una forza organizzata e con i poteri previsti per i Distretti si possono superare anche le questioni poste nella sua nota da Confindustria Ceramica (costi energetici, gap infrastrutturale, lacci e laccioli burocratici) ai quali aggiungo i rapporti con le banche, con il fisco, con le Istituzioni locali.
Mario Cardone
Consigliere Comunale Sassuolo e Componente il Direttivo Provinciale del Partito Socialista