La scelta annunciata da Iris Ceramiche di chiudere alcuni stabilimenti e risolvere il rapporto di lavoro di 780 dipendenti potrebbe rappresentare l’avvio di una fase drammatica per la disoccupazione nel distretto, i redditi di lavoratori, artigiani e piccoli imprenditori dell’indotto, per lo stesso ruolo del distretto quale protagonista mondiale del settore.
Esistono diversi punti oscuri nella vicenda: come si spiega un così drastico ridimensionamento che riguarda stabilimenti nei quali sono presenti tecnologie avanzate e dove sono in corso notevoli investimenti in grado di consentire al gruppo di mantenere od aumentare le proprie quote nei mercati di riferimento?
Come si concilia questo colpo di teatro con una consolidata e positiva pratica di relazioni industriali ed istituzionali, che ha reso in passato il distretto ceramico capace di costruire reti (di conoscenza, di competenze, decisionali, di formazione, di governo dei conflitti), che sono una delle componenti fondamentali del successo di questo sistema produttivo?
E’ quella di Iris un’avvisaglia di una vicenda più generale, come i dati sulla CIG potrebbero far temere?
All’origine della scelta di IRIS ceramica vi sono reali e non sormontabili difficoltà di mercato oppure la decisione di produrre in altri paesi?
Si tratta di una scelta, quella di Iris Ceramica, di disinvestimento industriale a favore di investimenti futuri di natura finanziaria?
Già in occasione del Cersaie 2008, erano risultati evidenti i principali elementi di difficoltà strutturale del settore ceramico: energia, innovazione, accesso al credito, sistema bancario. I dati si conoscono: calo delle vendite del 5% sul 2007, della produzione (-2%), dell’export (-3%) e del mercato interno (5%).
Crisi USA dei subprime e del settore immobiliare con conseguente drastico calo delle vendite in quel paese, sostituito da Russia, Cina, India, est europeo. Da ultimo la recessione mondiale e la bolla finanziaria.
Ci auguriamo che Iris ceramiche possa rivedere le proprie decisioni, mantenendo aperti gli stabilimenti. Così aiutando – oltre che i propri dipendenti e tutti quelli dell’indotto – questo territorio a individuare risposte positive alla crisi mondiale in corso. Risposte basate sulla qualità del lavoro, della ricerca, dell’innovazione ambientale, sulle risposte straordinarie del sistema creditizio, sull’azione – determinante – del Governo centrale, delle istituzioni locali, del sindacato. Serve infine una vera rivoluzione nella logistica delle merci e nel governo del settore dei trasporti: obsoleto e inefficiente oltre ogni misura. Questo varrà, per il distretto, assai più e meglio che nuove strade.
Chiediamo ai Sindaci del Distretto di farsi promotori di un appuntamento straordinario sulla crisi del settore e sulle possibili soluzioni positive.
Il nostro impegno a fianco dei lavoratori, degli artigiani e delle piccole imprese.
Sinistra Democratica per il socialismo europeo – Sassuolo