In occasione della Giornata internazionale dei migranti, prevista per giovedì 18 dicembre, Provincia e sindacati Cgil, Cisl e Uil insieme propongono un documento che, partendo dall’analisi del contesto odierno caratterizzato dalla forte crisi economica, propone alcune linee di contrasto ai gravi effetti collaterali che rischiano di prodursi sul piano sociale, anche nella provincia di Reggio Emilia.
Il documento, intitolato “Crisi e migrazioni. Sicurezza del lavoro, sicurezza sul lavoro” è stato illustrato questo pomeriggio nel corso di una conferenza stampa che si è svolta in Provincia e a cui erano presenti: l’assessore provinciale alla Solidarietà Marcello Stecco, l’assessore provinciale al Lavoro Gianluca Ferrari, Amabile Carretti (responsabile del dipartimento immigrazione Cgil) e Marianella Casali (segreteria Cgil), Giuseppe Pagani (segretario Cisl) e Luigi Angeletti (segretario Uil).
Partendo dalla considerazione che “la crisi economica e finanziaria sta coinvolgendo in termini sempre più consistenti il territorio provinciale e il 2009 registrerà un’accentuazione di questa tendenza e che “la qualità della coesione sociale é sfidata dal progressivo ricorso alla Cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria e dall’uscita dal mercato del lavoro prioritariamente di lavoratori con rapporto di lavoro precario, immigrati, occupati in piccole e piccolissime imprese”, il documento sottolinea come si tratti “di una specificità della portata più generale della crisi che non può essere sottovalutata, pena il crearsi e il diffondersi non soltanto di inaccettabili disuguaglianze, ma anche di potenziali tensioni sociali in grado di produrre pericolose incrinature nella convivenza democratica del nostro territorio”. Pertanto nel documento si sottolinea da parte di Provincia, Cgil, Cisl e Uil, “la volontà di intervenire a protezione delle fasce sociali più deboli, tra cui i cittadini immigrati in condizioni lavorative precarie”.
Le iniziative da intraprendere a questo proposito sono individuate in particolare su tre fronti: la necessità di rivedere a livello governativo il meccanismo di ingresso dei cittadini stranieri in Italia, appellandosi ai parlamentari reggiani affinché si facciano promotori di un’iniziativa legislativa in questo senso; azioni di contrasto al lavoro e nero e di promozione della sicurezza sul lavoro; un costante monitoraggio del lavoro di cura, prestato in particolare da donne provenienti dall’est europeo, in quanto elemento che ha contribuito a modificare la fisionomia generale del welfare”.
“Nell’occasione della Giornata internazionale dei migranti abbiamo voluto prestare particolare attenzione alla relazione fra migrazioni e lavoro, in quanto quest’ultimo è l’elemento che orienta i processi migratori – ha detto l’assessore alla Solidarietà Marcello Stecco – Questo deve essere al centro delle riflessioni che si innestano in un contesto di crisi incalzante, al fine di evitare che si producano due mercati del lavoro, uno protetto e uno non protetto, e due sistemi di welfare, per cittadini di serie A e B”.
L’assessore ha anche sottolineato “il rischio che gli effetti della crisi si impongano in modo dirompente sul tessuto sociale, provocando gravi meccanismi di esclusione. Proprio ora dobbiamo innescare seri meccanismi di inclusione. In questa direzione va anche il radicamento della Consulta per l’immigrazione a livello distrettuale, proposta che abbiamo avanzato proprio nei giorni scorsi ai membri dell’organo consultivo in questione e che ha visto l’approvazione di un documento di lavoro comune”.
Quello presentato oggi è invece un documento che vede schierati insieme Provincia e sindacati Cgil, Cisl e Uil e incentrato su tematiche precise connesse al lavoro sulla base di un contesto provinciale che da anni è caratterizzato da una forte presenza di cittadini stranieri. Presenza che si evince anche dai dati relativi all’occupazione di questi ultimi e illustrati dall’assessore al Lavoro Gianluca Ferrari: “Sono 30 mila i cittadini stranieri occupati in provincia, cioè il 12,5 per cento del totale, la maggior parte concentrati nel distretto di Reggio Emilia e Guastalla. Di questi 24 mila circa hanno un contratto a tempo indeterminato”.
L’assessore Ferrari ha poi commentato che “se da un lato queste cifre confermano la nostra provincia come una delle ‘meno precarie’ della regione, dall’altro ci devono far riflettere sulla forza attrattiva che, insieme ad un welfare capillare, ha caratterizzato finora il nostro territorio, ma che ora rischia di essere fortemente intaccata dalla crisi”. Secondo l’assessore Ferrari occorre “perseguire integrazione con la consapevolezza di un quadro di crisi che mai abbiamo conosciuto prima d’ora”.
L’assessore Ferrari ha anche chiesto “alle associazioni datoriali di essere reattive rispetto a questa situazione e agli strumenti che possono essere messi in campo per contrastare gli effetti della crisi, perché se da un lato Enti Locali e sindacati sono prontamente intervenuti, da parte dell’impresa ancora non si registra la reattività che è essenziale per fare fronte comune e superare le criticità, nell’interesse di lavoratori e imprese stesse”.
Amabile Carretti della Cgil ha invece messo l’accento sulla necessità che “i parlamentari reggiani si facciano promotori di un’iniziativa legislativa nei confronti del governo, affinché si riveda la relazione ora caratterizzata da automaticità fra rapporto di lavoro e permesso di soggiorno. In un momento come questo le fascie più deboli, fra cui anche gli immigrati, sono le prime a essere penalizzate”.
Giuseppe Pagani segretario della Cisl ha richiamato “il documento comune dei tre sindacati contro la crisi, prodotto proprio ieri e inviato a alle istituzioni pubbliche e alle associazioni imprenditoriali”. Pagani ha poi sottolineato: “Il lavoro è l’elemento per cui i cittadini stranieri vengono in Italia e attorno al quale sperimentano la nostra vita di comunità. Proprio per questo occorre continuare nel contrasto a fenomeni criminosi in questo settore, dal lavoro nero al caporalato”.
Infine, Luigi Angeletti segretario della Uil ha richiamato “Confindustria ad un’assunzione di responsabilità . Il grave problema di occupazione che questa crisi ci pone va affrontato e gestito insieme, questo metodo rappresenterebbe il salto di qualità per non lasciare Enti Locali, lavoratori e cittadini da soli nel fronteggiare la difficile situazione, della quale perlatro i contorni non sono ancora del tutto delineati”.