Meraviglia la polemica di questi giorni, in merito al riordino del mondo della bonifica, che si è incentrata sul Consorzio di Burana, in particolare sull’Impianto Pilastresi il quale rappresenta, come altri impianti del bacino Burana-Volano, uno dei punti cardine dell’equilibrato sistema di smaltimento delle acque di scolo di questo vasto territorio padano.
Non si comprendono le ragioni di parte ferrarese di vedersi accordata la gestione idraulica, in modo più o meno mascherato, di un impianto che idraulicamente, storicamente ed economicamente, è sempre appartenuto ad altro ambito di bonifica e con il quale, grazie alla funzione di coordinamento delle Istituzioni locali e alle opportune intese con gli altri Consorzi, si è sempre potuta garantire la sicurezza idraulica sia della parte di monte che di valle del bacino Burana-Volano.
Sono pretestuose le motivazioni addotte ad eventi meteorologici del passato, in particolare del 2003, per rivendicare una gestione dell’Impianto Pilastresi garante di migliori risultati, se non nell’assunto che, in tale occasione, i vantaggi che eventualmente avrebbero potuto riguardare una parte del bacino Burana-Volano, quella di valle, avrebbero contestualmente prodotto svantaggi per la parte di monte del territorio, quella modenese e mantovana.
In tale pretestuosità del mondo ferrarese, si potrebbe peraltro leggere una critica alla capacità di coordinamento delle istituzioni regionali, le quali hanno il compito di valutare con equilibrio, mantenendo una visione d’insieme, le misure da adottare nelle circostanze di maggiore criticità a livello idrometeorologico.
D’altra parte si vuole ricordare che circa un anno fa si addivenne a decretare l’istituzione di un apposito “Comitato paritetico”, tra i Consorzi ferraresi e il Consorzio di Burana, per valutare assieme le misure da mettere in atto al fine di prospettare, agli Enti territoriali preposti, le migliori soluzioni idrauliche a tutela del bacino Burana-Volano in ordine alle mutate condizioni meteo climatiche e territoriali. E, ancor di più, cosa sia intervenuto di recente per giustificare la sconfessione di quell’intendimento sancito tra le parti suddette e le province interessate di Modena, Mantova e Ferrara, con la sigla di un apposito “Protocollo d’intesa” nato per suggellare gli interessi sopra citati, grazie anche al beneplacito della Regione Emilia-Romagna e delle Istituzioni locali competenti.
Ci si domanda ancora, se il suddetto spirito di confronto con il quale si voleva adottare la migliore ricetta possibile per assicurare salute e sicurezza a questo bacino, così bisognoso di vitali interventi infrastrutturali, non si sia trasformato in un tentativo di esproprio di funzioni e prerogative, impropriamente oggetto di contesa in un contesto quale quello avviato con il processo di riordino della bonifica.
Il Consorzio di Burana ha sempre tenuto nella massima considerazione i propri partners ferraresi, mantenendo rapporti di collaborazione e di piena condivisione; tant’è che la collettività bondenese, sulla quale si riversano i rischi e le sorti degli assetti idraulici realizzati dalla bonifica nel tempo, ha sempre avuto piena fiducia nell’operato del Consorzio di Burana. Meraviglia, pertanto, che non se ne tenga conto e si pretenda di assoggettare le sorti di questa importante parte del territorio ferrarese alle determinazioni che i gestori del sistema idraulico di valle potranno adottare in caso di calamità. Ciò non valutando che, così come è sempre stato, è grazie al confronto costruttivo tra le parti in causa, portatrici di istanze che possono diventare divergenti e, grazie all’azione di coordinamento delle Istituzioni locali, che si possono trovare le soluzioni migliori per difendere gli interessi dell’intera collettività.
(Presidenza del Consorzio della bonifica Burana-Leo-Scoltenna-Panaro)