In una fase di forte difficoltà per cittadini e famiglie, il Governo ha deciso di tagliare di circa un quarto i finanziamenti alle scuole paritarie – Comunali, Fism e cooperative – che nella nostra città accolgono oltre l’80% dei bambini tra i 3 e i 6 anni, dando una risposta di qualità al territorio e consentendo di ottenere tassi di scolarità elevati, pari al 90 per cento.
“Vogliamo sollecitare il governo a rivedere tale scelta – dice l’assessore comunale alla Scuola Iuna Sassi – e a non tagliare i 134 milioni di euro a livello nazionale che ha annunciato per le scuole paritarie. La finanziaria prospetta una riduzione dei finanziamenti pari al 25% per il 2009 e progressivi cali fino al 40% in meno di trasferimenti nel 2011. Grave anche la riduzione dei fondi per l’inserimento di bambini diversamente abili che si attesta attorno al 40%. Se prima lo Stato trasferiva alle scuole 1.130 euro all’anno a bambino, ora ne devolverà soltanto 737.
Per il sistema reggiano si tratta di cifre marginali poiché i servizi per l’infanzia sono in massima parte sostenuti dal Comune che vi provvede con oltre 20 milioni annui (pari al 15,5 per cento dell’intero bilancio) mentre i trasferimenti dello Stato si aggirano attorno a soli 800 mila euro annui (dati 2007). Anche le risorse riconosciute dal nostro Comune alle scuole Fism sono assai più consistenti di quelle di provenienza statale. Ma in un contesto in cui dobbiamo ampliare i servizi a fronte dell’aumento demografico i contributi statali diventano importanti, perché viceversa il rischio è quello di dover aumentare le rette col pericolo che alcune famiglie siano costrette a tenere a casa i figli. Questa situazione mette inoltre a rischio l’incremento dei posti, cosa di cui abbiamo bisogno. Con le nostre scuole facciamo un servizio allo Stato e in compenso ci vengono ridotte le risorse”.
“Come scuole cattoliche chiediamo allo stato la vera parità – ha detto Mariannina Sciotti, presidente della Fism – così come stabilito dalla legge 62. La realtà reggiana a livello nazionale è portata ad esempio di integrazione delle diverse scuole tra le 21 cattoliche, le 20 comunali, le 14 statali e le cooperative presenti sul territorio, che hanno stipulato convenzioni e attivato un confronto e collaborazioni continue che danno ottimi risultati. Alcune scuole cattoliche, la Campi Soncini di Santa Croce ad esempio, sono frequentate anche da molti bambini musulmani e permettono di creare opportunità di integrazione e convivenza che sia per i piccoli, che per le loro famiglie sono fondamentali. Con i tagli annunciati saremo costretti ad aumentare le rette, se non a ridurre il personale, e quindi a tornare indietro perché molte famiglie forse dovranno ritirare i figli. Riceviamo in totale un decimo di ciò che lo stato dovrebbe pagare a bambino se dovessimo chiudere”.
“Questa situazione – ha detto Tiziana Tondelli dell’Istituzione scuole e nidi d’infanzia comunali – crea problemi di bilancio reali. Il contributo dello stato copre solo il 2,9% delle risorse necessarie, però quando i bilanci sono così tirati come oggi anche queste percentuali fanno la differenza. Sopratutto in un momento in cui stiamo lavorando per azzerare le liste d’attesa”.
L’assessore alla Scuola Iuna Sassi e la presidente della Fism Mariannina Sciotti hanno pertanto lanciato un appello affinché “il Governo vari un vero e proprio piano per l’infanzia e la famiglia, erogando finanziamenti congrui a tutti quei soggetti pubblici e del privato–sociale (Comuni, Fism e cooperative), che operano senza fini di lucro al fine di riequilibrare i rispettivi interventi a favore dell’infanzia”.