Si intitola “Memsér bastardo” lo spettacolo teatrale sulla storia di Angelo Fortunato Formiggini che andrà in scena stasera – domenica 30 novembre – alle ore 21, al teatro Incontro di Corlo di Formigine (in via Battezzate 72). Lo spettacolo celebra il 70° anniversario della morte dell’editore, ebreo modenese che si suicidò gettandosi dalla Ghirlandina per protesta contro le leggi razziali appena emanate dal regime fascista. L’ingresso allo spettacolo è gratuito.
L’appuntamento è promosso dal Comune di Formigine in collaborazione con la Provincia di Modena, la Città di Sassuolo, l’Istituto storico di Modena e il Liceo Formiggini di Sassuolo.
«Abbiamo voluto ricordare Formiggini con uno spettacolo teatrale perché si tratta di un personaggio che, per la sua indole e per l’eredità culturale che ci ha lasciato, non si presta a celebrazioni di tipo formale – commenta Silvia Facchini, assessore provinciale all’Istruzione – e poi perché il teatro è lo spazio ideale per rappresentare il rapporto commedia-tragedia, riso-pianto, che le opere e la vita di Formiggini incarnano. Senza dimenticare mai che il suo dramma è quello dell’ebraismo italiano colpito vergognosamente dalle leggi razziali».
Realizzato dal Teatro dell’argine, “Memsér bastardo” (“memsér” significa bastardo in dialetto ebraico-modenese) ripercorre la storia di uno dei maggiori editori del Novecento, colto umorista laureato in “filosofia del ridere” che sognava un’umanità felice e in pace. Formiggini fu anche un ammiratore di Mussolini finché il regime non lo privò della casa, delle rotative e della possibilità di stampare i suoi amati libri. Da convinto fascista si trasformò in fervente antifascista e cominciò a meditare un gesto clamoroso che mise in atto dopo due mesi di preparativi. Il 29 novembre 1938 si gettò dalla Ghirlandina. Pochi giorni prima, nell’ultimo appello ai modenesi aveva scritto «il piccolo spazio che c’è fra la Ghirlandina e il monumento al Tassoni lo chiamerete “al tvajiol ed Furmajin” per indicare la limitatezza dello spazio: non direte sudario perché “tvajiol” è parola più allegra e simposiale».