La manifestazione di venerdì 21 novembre può essere un’ottima occasione per misurare il livello di civiltà non solo di un paese ma della società civile tutta. Nessuno mette in dubbio il sacrosanto diritto di ognuno di professare la propria religione, ma l’attuale condizione di molti praticanti di fede islamica dovrebbe interrogarci sui parametri di civiltà, relazione e convivenza che la nostra realtà sociale intenderà mettere in campo nei prossimi anni.
Ho più volte espresso il mio personale punto di vista sul “problema moschea”, ma oggi mi è necessario focalizzare l’attenzione di tutti su un problema diverso.
Opero da mesi nel “palazzaccio” di via Circonvallazione all’interno dello spazio Duplex, a Braida, e sono sempre più convinto che questo continuo sventolare di bandiere, più o meno spontaneo, più o meno sensato, abbia sempre come unica finalità l’adunanza pre-elettorale.
Qui, signori, come per altre questioni forse più gravi, non è questione di bandiere o appartenenze ma di semplice buon senso; manifestare venerdì è semplicemente portare sé stessi, se lo si ritiene opportuno, come testimoni pacifici di un accadimento sgradevole.
Non sono sufficientemente edotto, sul caso moschea, per distribuire giudizi o additare colpevoli, ma credo che anche l’indecenza e lo squallore debbano avere un limite.
Gli articoli 7 e 8 sono punti fondamentali e intoccabili di quel meraviglioso “corpus” che è la Costituzione italiana, che ad oggi rappresenta quanto di meglio prodotto da noi italiani dal dopoguerra ad oggi.
Nell’augurarmi che nessuno decida mai di mettere in discussione questi punti, il vero problema resta nella risposta all’unica domanda possibile:
se nessuno mette in dubbio un diritto in quale forma civile possiamo renderlo praticabile?
Venerdi io ci sarò, da solo, come cittadino qualunque e soprattutto come essere umano.
Vorrei fosse una manifestazione civile, silenziosa, dove nella totale assenza di pulpiti e bandiere, ognuno di noi possa essere presente sentendosi a proprio agio.
Chiedo, quindi, a tutti i rappresentanti del mondo partitico di unirsi, almeno per un giorno, in un’azione politica comune.
Si ricordino i signori della politica che il vero problema non è chi andrà a governare ma cosa si andrà a governare.
(Fabrizio Loschi)