La Cgil in Emilia Romagna rompe gli indugi e proclama una giornata di lotta venerdì 14 novembre, con quattro ore di sciopero dei settori privati (industria, artigianato, agricoltura e servizi) e undici manifestazioni in tutti i territori della regione.
“Scendiamo in piazza a sostegno del piano straordinario di misure anticrisi proposto dalla Cgil nazionale – ha detto questa mattina in conferenza stampa il leader Cgil regionale Danilo Barbi -, per modificare le politiche del governo che con i tagli della Finanziaria moltiplica gli effetti della crisi, per dire NO alle linee guida sulla riforma della contrattazione sottoscritte da Confindustria, Cisl e Uil e contrastare il rischio di accordo separato”.
Barbi ha richiamato l’attenzione sulle conseguenze della crisi che colpisce anche l’Emilia Romagna in maniera pesante: “Non siamo di fronte a una congiuntura difficile, che in genere nella nostra regione arriva più tardi e si supera più in fretta che nel resto del paese. Stavolta il carattere della crisi è strutturale”.
Dati alla mano, Barbi delinea in sintesi il quadro della situazione regionale: aumento di oltre il 40% della cassa integrazione ordinaria e straordinaria da agosto 2007 ad agosto 2008, con ulteriore peggioramento tra settembre e ottobre anche nei settori eccellenti; aumento dei lavoratori nelle liste di mobilità (circa 13.500 a ottobre); calo generale di ordinativi e fatturato con ricadute pesanti sui settori manifatturieri, ma anche il terziario è in affanno per la forte diminuzione dei consumi.
Uno sguardo sui settori principali rivela che in edilizia si prevede la riduzione di circa 7.000 occupati in territorio regionale, dei quali circa 3.000 sono lavoratori immigrati, “che rischiano dunque anche il permesso di soggiorno – sottolinea Barbi -, a conferma dell’urgenza di sospendere la legge Bossi-Fini”.
Nel metalmeccanico sono in cassa integrazione dai 13.000 ai 15.000 addetti, con le punte più alte nelle province di Bologna (circa 5.000), Ferrara (circa 4.000, in particolare alla Berco, TRW e VM Motori), Forlì (1.500, in particolare Electrolux).
Nel tessile-abbigliamento pagano soprattutto le aziende artigiane e le piccole imprese, con un boom di cassa integrazione in deroga, ma sono colpite anche le aziende leader e del lusso del sistema moda: emblematico il caso La Perla di Bologna, dove si discute una riorganizzazione che mette in pericolo 365 posti di lavoro.
Nei settori della chimica, ceramica, gomma plastica, vetro, oltre 5.000 addetti sono interessati a cassa integrazione, procedure di mobilità e ristrutturazioni (in particolare alla Graniti Fiandre di Reggio Emilia, nel modenese alla Gambro del biomedicale, alla Iris e Ceramica Lea di Panaria Group, a Faenza alla Ceramica Icf), mentre ha chiuso la Vetrosilex di Bologna (102 dipendenti).
Un quadro che conferma le preoccupazioni della Cgil e le ragioni della giornata di lotta. Undici le manifestazioni previste in regione venerdì, con modalità diverse decise dalle camere del lavoro territoriali: cortei, presidi alle sedi di Confindustria, assemblee di piazza.
Le iniziative si svolgeranno nella mattinata a Bologna, Reggio Emilia, Parma, Ferrara, Imola, Ravenna, Rimini, Forlì e Cesena; nel pomeriggio a Modena e Piacenza.