“La riforma federalista potrebbe essere l’occasione per ridisegnare, nell’ambito dei tributi il cui gettito sarà attributo alle Province, il sistema di tassazione delle accise sull’energia elettrica che attualmente grava soltanto sulle piccole imprese. Si tratta di realizzare una tassazione più equa a parità di gettito”.
Lo chiede il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Giampaolo Palazzi dopo aver analizzato un rapporto dell’Ufficio studi della Confederazione che ha misurato l’escalation del prelievo fiscale riguardante le addizionali provinciali sull’elettricità utilizzata dalle imprese.
Dal 2000 al 2008 le imposte applicate dalle province sui consumi di energia elettrica per usi industriali sono aumentate del +34,9%, con un costo, nel 2008, di 834 milioni di euro per le piccole imprese.
L’analisi di Confartigianato mette in luce una fiscalità locale sull’energia sempre più pesante, ma soprattutto iniqua, a pagare gli aumenti sono infatti soltanto le piccole imprese poiché l’addizionale viene applicata sui consumi fino a 200.000 kWh /mese: in pratica, quelli delle piccole imprese. I consumi sopra tale soglia, vale a dire quelli delle grandi aziende, sono invece esenti dall’addizionale. Le province possono decidere di applicarla con un’aliquota minima di 9,30 euro per mille kWh oppure con un’aliquota massima di 11,40 euro per mille kWh.
“Si tratta – sottolinea il Presidente Palazzi – di un trattamento fiscale che deve essere riequilibrato per mettere la parola fine ad un’assurda ed ingiustificata penalizzazione delle piccole imprese che peraltro subiscono anche un’altra distorsione nella fiscalità energetica: quella dell’imposta erariale anch’essa applicata soltanto alle piccole imprese che consumano fino a 1.200.000 kWh/mese. Tutto ciò in barba al principio del Protocollo di Kyoto: ‘chi più consuma, più paga’”.
L’addizionale è un’imposta che ‘pesa’ per il 6,2% sulla bolletta elettrica delle piccole imprese e il gettito che ne deriva è al terzo posto nella classifica dei tributi provinciali. Contribuisce infatti per il 15,6% al totale delle entrate tributarie delle province ed è preceduto soltanto da quello di due imposte che gravano sui veicoli: quelle sull’assicurazione Rc auto (incidono per il 43,7%) e le imposte provinciali di trascrizione (26,5%).
Confartigianato ha rilevato che dal 2000 ad oggi si è quadruplicato il numero delle province che hanno applicato l’aliquota massima dell’addizionale: nel 2000 applicava l’aliquota minima il 75,7% delle province, mentre nel 2008 il rapporto si è invertito e il 72% delle province ha adottato l’aliquota massima. Tra le province che hanno attuato questi ci sono quelle di Bologna, Modena, Rimini, Ravenna e Forlì Cesena.
In valori assoluti, le province dove si registra il maggior prelievo da addizionale sui consumi elettrici sono quelle della Lombardia con 153,2 milioni di euro (20,4% del totale), seguite da quelle del Veneto con 77,6 milioni di euro (10,3%), l’Emilia Romagna è terza con 75,9 milioni euro (10,1%), quarto il Lazio con 61 milioni di euro (8,1%).
Tra il 2001 e il 2006 la maggiore crescita del gettito accertato da addizionale si è registrata nel Nord (+19,8%), seguito dal Mezzogiorno (+17,7%) e dal Centro (+13,3%). Ma la classifica regionale dei maggiori incrementi di entrate da addizionale vede al primo posto la Basilicata con un +233%, seguita da Piemonte (+32,5%) e Sardegna (+32,1%), l’Emilia Romagna è al quarto posto con un aumento del +31,9%. Sono soltanto 21 le province ‘virtuose’ che dal 2000 ad oggi hanno mantenuto l’aliquota al livello minimo. Si tratta di Aosta, Avellino, Bari, Bolzano, Brescia, Firenze, Isernia, L’Aquila, Napoli, Nuoro, Padova, Prato, Reggio Calabria, Roma, Siena, Sondrio, Terni, Trento, Varese e Vibo Valentia.
Il Presidente Palazzi sollecita pertanto “interventi di riequilibrio e di perequazione del prelievo fiscale sui consumi di energia, eliminando le distorsioni che attualmente penalizzano le piccole imprese. La diminuzione dei costi dell’energia – sottolinea – è fondamentale per consentire alle piccole imprese di recuperare competitività”.