Svolta clamorosa nelle indagini sull’uccisione di Riccardo Ferretti, il volontario reggiano di 47 anni ucciso lo scorso 24 settembre a colpi di pistola a Sitio do Conde, località nello stato di Bahia nel nord est del Brasile.
Ad eliminarlo materialmente con sei colpi sarebbe stato E.L., detto ‘Tuca’ costituitosi alla polizia. L’uomo avrebbe agito su ordine di J.A.B., 56 anni, consigliere comunale della cittadina di Conde.
Secondo quanto riportato da un giornale brasiliano on line, l’arresto del consigliere comunale è avvenuto nel tardo pomeriggio di giovedì 30 ottobre, mentre stava uscendo dal municipio al termine della riunione del consiglio comunale.
Ancora completamente da chiarire il movente del brutale assassinio, ma l’ipotesi che si sta facendo sempre più strada è quella collegata al fatto che Riccardo Ferretti stava lavorando per far riconoscere l’associazione che presiedeva, Jangada, come associazione di pubblica utilità.
Il sodalizio voluto da Ferretti si occupa di ragazzi con problemi di tossicodipendenza, e negli ultimi mesi stava portando avanti un progetto di recupero sociale ed inserimento in favore dei bambini di strada.
L’associazione Jangada doveva essere riconosciuta di pubblica utilità, tramite un passaggio in consiglio comunale, ma questo riconoscimento aveva trovato nel consigliere un accanito oppositore.
Il giorno del delitto, Ferretti fu chiamato al telefono dallo stesso consigliere per fissare un appuntamento. Appuntamento che poi si rivelò una vera e propria imboscata. Raggiunto da sei colpi di pistola, il volontario non morì subito. Rimase lucido e durante il suo trasporto verso il più vicino ospedale ripetè incessantemente un nome, quello che poi è risultato essere l’appellativo con il quale era chiamato confidenzialmente il consigliere comunale accusato di essere il mandante dell’omicidio.
Dopo un paio di giorni dal fermo del consigliere, si è costituito alla polizia colui che è accusato di essere l’esecutore materiale del delitto.
La notizia della morte di Riccardo Ferretti aveva profondamente colpito quanti lo conoscevano a Reggio; in particolare i componenti della coop La Collina, con la quale il volontario aveva portato avanti progetti di solidarietà e integrazione.