Sono 638 gli stranieri che potranno accedere nell’intero territorio provinciale a corsi di lingua italiana e di cultura ed educazione civica
italiana. Si tratta per la maggior parte di donne (427) che spesso vivono situazioni di isolamento territoriale e/o sociale.
Per facilitarne la frequenza, sono inoltre previste misure specifiche che vanno dall’offerta
di un servizio di babysitting, all’organizzazione di corsi in orario
mattutino o ad accesso riservato, fino alla realizzazione di un laboratorio sperimentale per un gruppo classe costituito da madri e figli e centrato sull’apprendimento di giochi, canzoni e narrazioni in lingua italiana. Tra gli altri, è prevista anche la realizzazione, a cura del Comune di Bologna, di un corso rivolto ai detenuti stranieri che, causa la non conoscenza
della lingua, faticano a comprendere le regole ed il contesto nel quale si trovano ristretti e dunque ad accedere ai percorsi di recupero e
reinserimento sociale previsti dall’Ordinamento Penitenziario.
E’ questo in sintesi il contenuto del “Piano territoriale provinciale di interventi finalizzati alla diffusione della lingua italiana per cittadini
extracomunitari adulti” approvato nella seduta di ieri dalla Giunta di palazzo Malvezzi e che si svolgerà in collaborazione con i Comuni del
territorio. In attuazione di un apposito accordo, sottoscritto con il Ministero della Solidarietà sociale, la Regione Emilia-Romagna ha infatti individuato nelle Province l’Ente di riferimento per la pianificazione degli interventi di lingua italiana ed ha a tal fine assegnato alla Provincia di Bologna un finanziamento di 57.761 euro.
I 54 progetti di intervento proposti dai Comuni e confluiti nel Piano provinciale, sono suddivisi in 43 corsi di alfabetizzazione (articolati nei diversi livelli A1, A2 e B1) e 11 corsi di cultura ed educazione civica italiana. Il monte ore di formazione complessivamente erogato è di 21.066, con un costo orario medio per ogni allievo di 3,53 euro.
I corsi verranno realizzati sia da organismi istituzionali, servizi o uffici con vocazione specifica all’educazione interculturale e gestiti dai
comuni singoli o associati, sia dai Centri territoriali permanenti per l’educazione degli adulti, sia da Enti di formazione professionale o coop sociali che già collaborano con i Comuni nella gestione degli interventi rivolti alla cittadinanza straniera.
Per facilitare l’accesso e la fruizione dei corsi l’offerta sarà maggiormente articolata e capillare nelle zone montane e di pianura, meno
servite dai servizi di trasporto pubblico, dove nella maggioranza dei casi si prevede la realizzazione di almeno un corso in ognuno dei comuni che non sia già sede di attività similari strutturate.
“Questo Piano di alfabetizzazione, commenta l’Assessore alle Politiche Sociali Giuliano Barigazzi, risponde ad un’esigenza sentita come prioritaria non solo dai cittadini stranieri, ma anche dalla popolazione locale ed in particolare dagli operatori della Pubblica Amministrazione, i quali segnalano proprio la diversità linguistica fra le principali
difficoltà nel rapporto con l’utenza immigrata. Certamente la risposta positiva che questa progettazione offre, pur composita, articolata e
qualificata, non può essere considerata risolutiva di una problematica che travalica la dimensione locale e chiama in causa le modalità di governo del
fenomeno su scala nazionale. Se vogliamo che gli interventi per l’inclusione sociale siano realmente efficaci, dobbiamo rifondare le
politiche migratorie, puntando su un’immigrazione“di radicamento”, cioè di
lunga durata, la quale ha come corollario necessario e indispensabile un percorso di accesso chiaro, definito, fattibile, perseguibile ai diritti sociali, ai diritti politici ed al diritto alla cittadinanza”.