Finì in carcere accusato di essere uno degli autori dell’eccidio del Pilastro di Bologna del 4 gennaio 1991, in cui vennero uccisi i carabinieri Mauro
Mitilini, Andrea Moneta e Paride Stefanini. Poi si scoprì che a commettere l’eccidio erano stati i fratelli Savi, la ‘banda della Uno bianca’, e così dopo due anni di detenzione tornò libero.
La Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato l’Ordinanza con la quale la Corte di Appello di Bologna, prima sezione penale, aveva respinto la richiesta di risarcimento avanzata da uno degli imputati per l’ingiusta
detenzione subita.
Prima della cattura della ‘Banda Savi’ le
indagini sull’eccidio si erano concentrate su alcuni giovani ‘pilastrini’, anche sulla base di dichiarazioni rese da pentiti e di alcuni testimoni poi sconfessati dopo l’arresto di Roberto, Alberto e Fabio Savi.
La Corte di Appello aveva infatti negato il risarcimento richiesto dagli imputati con un ragionamento che la Cassazione ha ritenuto del tutto illogico, accogliendo così la tesi sostenuta dall’avv.Francesco Antonio Maisano davanti alla Suprema Corte.
”E’ una bella pagina per la Giustizia Italiana – ha
commentato l’avv.Maisano – la stessa coscienza popolare era rimasta alquanto perplessa davanti alla negazione di un risarcimento per degli innocenti messi in carcere per delitti commessi da altri”.