Il bilancio che si trae dal lavoro svolto dalla Regione in questi anni, in materia ambientale non ci sembra positivo, soprattutto a causa di una mentalità pseudoambientalista presente in alcuni amministratori. Politici che si disinteressano totalmente delle nuove forme di energia, come il nucleare pulito, restando legati ad antichi preconcetti dannosi all’ambiente, all’economia e allo sviluppo. Non si può dividere la politica ambientale dallo sviluppo del territorio: sono la stessa cosa!
I finanziamenti al progetto INFEA (deplians, brochure, riviste, libri, C.D. e altre iniziative), sono stati elevatissimi, mentre il lavoro effettuato ci è sembrato piuttosto di parte, volto ad una promozione della cultura di sinistra che appare fintamente impegnata alla salvaguardia dell’ambiente, ma che nella realtà parla parla, spende migliaia di Euro in depliants, convegni, materiali vari la cui efficacia è piuttosto scarsa e molto discutibile. Anche in questo nuovo programma 2008-2010, si parla tanto di sistemi, azioni, progetti, interazioni, fra i diversi soggetti, strutture centri, citando leggi e progetti internazionali, ma alla luce dei fatti non si sa esattamente come si concretizzi il tutto, in che cosa consistano realmente questi progetti ed in che modo vengono spesi i soldi dei cittadini.
Fino ad oggi in Emilia Romagna nessuno si è accorto del programma regionale d’informazione ed educazione ambientale. Se i cittadini sapessero che sono stati spesi una decina di milioni di Euro per ottenere risultati zero, toglierebbero certamente la fiducia al Centrosinistra, anche nella nostra regione. In Italia i cittadini l’hanno già fatto.
Il nostro timore, guardando ai deludenti risultati ottenuti in passato, è che vengano spesi soldi in chiacchiere e che a beneficio del territorio (inteso in tutta la sua portata, come luogo, cultura, sviluppo, salvaguardia) vada ben poco, se non niente.
La Regione dovrebbe dare l’esempio nella valorizzazione dell’ambiente, creando sviluppo e non ghettizzazione, incentivando la sua vivibilità e non il suo abbandono; questo non per mera mentalità imprenditoriale (di cui la sinistra è priva), ma per la valorizzazione del grande patrimonio ambientale che possediamo.
Le scelte urbanistiche sbagliate, i quartieri ghetto nelle città, la viabilità scadente, l’abbandono della montagna e l’errata gestione del territorio sono errori certamente imputabili alle giunte comunali, provinciali e regionali guidate dal Centrosinistra: che governano il 90% del nostro territorio.
Tali enti, fino ad ora, sono stati poco inclini al rispetto dell’ambiente e molto attenti al business delle aree edificabili o ad altre speculazioni per favorire le imprese amiche e danneggiare quelle avversarie come nel famoso caso del supermercato che Esselunga (intenzionata a costruire nell’ex area Hatù di Bologna). I casi di mala gestione del territorio sono a centinaia. Non voglio inoltre elencare i numerosi errori commessi nei PAE e nei PRG ora diventati PSC. E’ stato modificato il nome del PRG, diventato PSC-RUE: è stato imbiancato il sepolcro, ma il contenuto non è variato, anzi oggi è ancor più forte il legame tra amministrazioni di sinistra, imprese e coop rosse.
I proclami che erano stati riportati nella rivista quadrimestrale “CENTOCIELI” promossa dall’Assessorato Ambiente e Sviluppo Sostenibile della Regione Emilia-Romagna, si sono rivelati propaganda politica.
La Regione Emilia-Romagna per sviluppare il primo programma INFEA ha speso circa 5 miliardi di vecchie lire. Ha sciupato un capitale economico e umano che avrebbe potuto dare buoni frutti se utilizzato per iniziative ambientali vere.
Nella delibera oggi in esame non ho trovato l’importo di spesa previsto, forse è stato volutamente tenuto nascosto, ma suppongo che sia una cifra piuttosto rilevante. Il costo dovrebbe essere noto ai cittadini in sede di approvazione del programma. E’ una questione di correttezza e trasparenza nei confronti dei cittadini!
L’ambiente si tutela e si promuove valorizzando tutte le zone della nostra regione, ricche di bellezze ambientali e naturalistiche e non nascondendo le cifre ed i luoghi dove verranno investite.
L’educazione ambientale si fa incentivando la gente a vivere il territorio e non, come già successo, distribuendo opuscoli politici nelle aule scolastiche.
Occorre incentivare il turismo, ma anche la vita dell’uomo, nelle aree naturalistiche, nelle zone di montagna, negli spazi verdi delle nostre pianure ricchi di fauna e di flora.
La Regione Emilia-Romagna invece investe poco per il turismo ambientale dell’entroterra e dell’Appennino, come fanno invece Regioni più lungimiranti. Ad esempio la Toscana e il Trentino da tempo applicano politiche vincenti in grado di promuovere, pubblicizzare e rendere vivibile tutto il loro territorio e non solo una parte di esso come maldestramente fa la Giunta Errani.
Oggi, di fronte all’evidente insufficienza di una politica per la montagna siamo costretti a fare fronte agli ulteriori squilibri che si sono determinati fra le aree più urbanizzate e quelle, spesso emarginate e marginali, del crinale, che rappresentano gran parte del territorio regionale.
L’art. 44 della Costituzione prevede la salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane quale risorsa di preminente interesse nazionale e pertanto meritevole di tutela.
Regione, Province, e Comuni, debbono concorrere, secondo la rispettiva competenza, al riequilibrio tra aree urbane e aree ricche di bellezze naturalistiche, rappresentate dai territori interni collinari e montani.
La qualità della vita degli stessi abitanti insediati nelle aree urbane e pianeggianti si difende e si migliora attraverso la tutela della montagna che, infatti, rappresenta un’occasione di investimento in ambito turistico e forestale.
Dobbiamo mettere in movimento ingranaggi culturali, sociali ed economici. E’ necessaria una risposta forte alla marginalità che caratterizza, da troppo tempo, il ruolo giocato dai territori montani nella nostra Regione.
Pare che l’amministrazione regionale non veda più in là della spiaggia! Il valore ambientale e naturalistico delle province e dell’entroterra serve solo per imporre nuovi vincoli e nuovi oneri per far scappare i pochi residenti rimasti.
La Regione sbaglia e mettere davanti gl’interessi politici rispetto a quelli ambientali.
I problemi di valle si risolvono operando a monte, i problemi della pianura si risolvono salvaguardando il territorio di montagna, come diceva Leonardo Da Vinci.
Se la Regione Emilia-Romagna vuole dare nuovo impulso alle attività nel campo dell’informazione e dell’educazione ambientale deve prendere un’altra direzione, battere un’altra strada, vincolata allo sviluppo del territorio, e non quella pseudoambinetale, fatta solo per raccattare voti e consensi.
I proclami vanno bene, ma poi ad essi dovrebbero seguire azioni coerenti.
Fabio Filippi