In questi anni il pittore Franco Hüller – tra i più apprezzati artisti sassolesi – ha trasformato l’urgenza impellente del proprio essere artista in soluzioni prêt-à-porter: ha provocato lo spettatore nella leggerezza (in senso etimologico) delle sue opere, giocando con il circostante, con il mondo, con il vuoto e gli uomini, arrivando ogni volta a una soluzione, trovando il bandolo della matassa al suo io ritratto in bilico tra intimo silenzio e frastuono policromo.
Questa volta Hüller ha accettato una nuova sfida: un corpo-a-corpo con la tela bianca, un rapporto di sguardi incrociati che non può ignorare linguaggi e tecniche, che deve pagar dazio alla leggerezza e al gioco e lasciar spazio al confronto, alle infinite storie che solo la pittura cela e disvela. Da questo abbraccio soffocante del “bianco” nasce FIATO, il nuovo percorso dell’artista emiliano che verrà presentato al pubblico sabato 25 ottobre alle ore 18.00 presso la sede dell’associazione artistico culturale “Il Ponte” a Pieve di Cento (BO).
Quello che ha progettato Hüller è un percorso chiuso, sequenziale, un dramma in cinque atti che prende corpo in altrettante tele composte da pitture multiple, sovrapposte, in cui il lavoro parte dall’oggetto – più che dal concetto – con cui si è costretti a confrontarsi. Ed ecco allora le scimmie, realizzate in un pomeriggio, con lo sfondo bianco e le sgocciolature (mai viste nei lavori precedenti): inquieta quell’ineffabile ritrarre che si legge nei volti che guardano chi li osserva. Dal fondo bianco, è come se guardasse l’artista.
Poi arriva la tigre. E già cambia il tipo di pittura, che non guarda; emerge l’azzurro, compare la scrittura: non ho paura, scritto a grandi lettere, forse perché così ci si crede.
Il collasso viene con i corvi: salta l’iconografia, l’uso della scrittura come indizio per la lettura dell’immagine.
E compare l’umano, ma in una dimensione che per linguaggio e simbolismo non ha nulla da spartire con i corvi. Eppure è tutto nello stesso spazio.
Nella quarta tela spariscono gli animali ed entra in scena Sisifo, l’autoritratto dell’artista. È l’uomo dalle dimensioni epiche. È solo sforzo e fatica, nel colore e nel dinamismo intrinseco, senza il volto. Non c’è lo sguardo che dice e coinvolge. L’animale gridava nello sguardo. Ora l’animale è chiuso nella tana, spossato da una fatica alla quale non riesce a rinunciare.
E poi arriva lo schianto dolcissimo: Ermafrodito. Con la sfrontatezza della “bella pittura”, della mano lieve, il corpo – che ha la nuca dell’artista – galleggia. E qui il bianco non è più l’assenza, è asportazione stratificata di passaggi preliminari. È abrasione di immagini, di caricature reali. È bianco imposto, duro.
“Con queste opere celebra la necessità delle improbabili evoluzioni di un artista capace di giocare. Come un bambino, quasi insipiente – si legge nella nota critica -. Intorno c’è tutta la storia della pittura, tutto il già detto e il già fatto. È l’acme del soffocamento di chi non può giocare, di chi sente un peso nel petto incatramato di polvere e silenzio, di chi appoggia lo scudo e affida le spalle alla sorte. Niente più difese, troppa fatica, niente vie d’uscita”.
La mostra “FIATO” è visitabile dal 25 ottobre al 6 dicembre 2008 nella sede dell’associazione artistico culturale “Il Ponte” a Pieve di Cento (BO) in via Ponte Nuovo 23/h. Apertura al pubblico: da martedì a sabato ore 16-19, domenica su appuntamento (tel. 051.6861130 – e-mail – Il Ponte).