“Un piccolo oggetto che ha una lunga storia dietro e che con piacere ti offro”. Lo ha detto Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione tra i famigliari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, consegnando alla presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Monica Donini, un ‘pin’ in oro, che reca impresso l’orologio della stazione, fermo ad indicare l’ora fatale della strage.
La “lunga storia” è quella dell’oro con cui è forgiata la spilletta. Una “storia che risale agli anni 80, ai tempi dell’inchiesta sulla P2, quando fu fatto ritrovare un dossier costruito ad arte – ha spiegato Bolognesi – gravemente diffamatorio nei confronti di due giudici che indagavano sulla loggia massonica. Come poi si scoprì, il dossier era opera di Licio Gelli che fu condannato a risarcire i due giudici. Ottenuto dopo 25 anni il risarcimento, 14 etti di oro in lingottini, trovati e sequestrati nelle fioriere di Villa Vanda ad Arezzo, i due interessati hanno deciso di devolverli a due associazioni: quella delle nonne di Plaza de Mayo e quella dei famigliari delle vittime della stazione di Bologna”.
Con i sette etti donati a quest’ultima sono state realizzate 500 spillette, su un progetto scaturito da un concorso riservato alle scuole ed a grafici sotto i 31 anni, 85 della quali consegnate alle famiglie delle vittime ed una trentina destinate a personalità istituzionali che si sono particolarmente distinte per il loro sostegno e la vicinanza all’associazione.
Tra queste la presidente Donini che ha ringraziato Bolognesi e l’associazione da lui presieduta per il dono che ”terrò – ha sottolineato – fra gli oggetti a me più cari, per il significato simbolico di una memoria condivisa che non deve sparire nell’oblio della storia, ma che deve rimanere come monito perenne del male che l’uomo può fare all’uomo”.
Donini e Bolognesi si sono poi intrattenuti sulla recente concessione della libertà condizionale a Francesca Mambro (“l’ex terrorista nera che con Valerio Fioravanti è stata condannata all’ergastolo per la strage”).
Bolognesi, auspicando che venga applicato il “principio della certezza della pena”, ha espresso il “proprio sconcerto e la propria indignazione” e ha dichiarato che “questo è l’ennesimo premio alla omertà di Stato”.
“Nell’immaginario collettivo – ha replicato Donini – il 2 agosto è ancora un mistero italiano, nonostante la lunga storia processuale terminata con una sentenza precisa. In un Paese che è effettivamente incline alla rimozione della memoria questo fatto può apparire come una mancanza di sensibilità e rispetto nei confronti dell’associazione delle vittime. C’è comunque – ha concluso – tutto un capitolo buio della nostra storia che sta ancora aspettando di essere raccontato e sul quale non c’è stata la volontà o la possibilità di indagare a fondo”.