No a nuovi poli estrattivi; autosufficienza provinciale; limiti severi alle profondità di scavo a tutela delle falde acquifere; no a scavi vicino ai fiumi; riduzione e spostamento lontano dai fiumi dei frantoi. Gli elementi che «qualificano il Piano delle attività estrattive della Provincia di Modena (Piae) dal punto di vista della tutela ambientale» sono stati elencati da Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente, in risposta a un’interpellanza di Dante Mazzi (Forza Italia-Pdl) che si è detto «impressionato dalle osservazioni proposte dai comitati cittadini contro le cave che – ha affermato il consigliere – non devono rimanere ghettizzate perché il problema non riguarda i singoli comuni, ma gran parte della Provincia».
L’assessore Caldana, dopo avere spiegato che la scelta dell’autosufficienza è basata «su un calcolo attento del fabbisogno per infrastrutture e abitazioni per i prossimi dieci anni» e che «la definizione delle profondità di scavo è legata alle esigenze di tutela della falda stabilita da studi dell’Arpa e universitari», ha aggiunto che «dal Piano sono stati esclusi molti siti richiesti dai cavatori» e ha confermato che «la Provincia, nell’ambito dei criteri disponibili, discuterà tutte le osservazioni pervenute per trovare una soluzione il più possibile condivisa».
Secondo Giorgio Barbieri (Lega nord) l’autosufficienza provinciale «è una scusa per dare la possibilità di scavare 650 milioni di euro di ghiaia in dieci anni. Un ridimensionamento del 30 per cento sarebbe comunque sufficiente vista la crisi economica che provocherà un crollo nei prossimi anni».
Nella replica Dante Mazzi ha affermato: «Mi auguro che la Giunta arrivi al confronto con le istituzioni con proposte nuove e modifiche al Piano sulla base delle osservazioni presentate e che la decisione venga presa prima delle prossime elezioni amministrative».