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L’allarme dell’assessore Rebaudengo per gli infortuni sul lavoro

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Allarmato per le quotidiane notizie sugli infortuni sul lavoro, Paolo Rebaudengo, assessore al Lavoro e alle politiche per la sicurezza sul lavoro della Provincia di Bologna e presidente della Commissione lavoro dell’Unione delle Province dell’Emilia-Romagna ha rilasciato la seguente dichiarazione.


«Anche in seguito agli appelli del Presidente della Repubblica, sempre crescente è stato l’impegno delle Province emiliano-romagnole, con la collaborazione delle Ausl, dell’Inail, delle Direzioni provinciali per il Lavoro (Dpl), dei Vigili del Fuoco, delle organizzazioni sindacali nella
prevenzione degli infortuni. Sono state coinvolte le scuole, per la diffusione della cultura della sicurezza, i vigili urbani, attraverso appositi corsi di formazione, perché segnalino all’Ispettorato del Lavoro e ai Servizi per la sicurezza sul lavoro e alle Ausl le irregolarità riscontrate nei cantieri edili. Per i cantieri della Variante di Valico è stato costituito un apposito tavolo interistituzionale insieme alla Società autostradale, alle imprese affidatarie e alle organizzazioni sindacali per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli addetti.
Nel solo terzo trimestre 2008, su 170 cantieri edili operanti nel territorio bolognese visitati dagli ispettori della DpL, 117 erano
irregolari, e su 1.031 lavoratori 77 erano in nero e 69 irregolari.
In questo contesto destano grave preoccupazione i provvedimenti governativi che vanno dai tagli alle risorse degli Ispettorati del Lavoro, sino alla
direttiva del Ministro del lavoro del 18 settembre sui servizi ispettivi e l’attività di vigilanza.
Lasciava ben sperare la prima parte della direttiva, con la quale si rilancia “la filosofia preventiva e promozionale”, “l’abbandono della
residua impostazione di carattere puramente formale e burocratica” e l’invito agli uffici periferici a “collaborare più intensamente con le
organizzazioni sindacali dei lavoratori e con le associazioni datoriali, con i consulenti del lavoro, con i rappresentanti istituzionali della
amministrazioni provinciali e comunali, delle Università e dei centri di ricerca”.
Ma, passando alle indicazioni operative, gli ispettori vengono invitati a non dare seguito alle richieste anonime, quelle che tipicamente pervengono dai lavoratori più deboli, in nero o irregolari. Anche le denunce regolarmente sottoscritte, dice la direttiva, se “non provano quanto viene denunciato” devono essere ignorate. Insomma gran parte delle denunce
verranno cestinate.
Destano sgomento le indicazioni agli ispettori di ignorare la norma sulla sicurezza sul lavoro che prevede la sospensione dell’attività allorché
nelle microimprese si individui anche un solo lavoratore in nero. La motivazione è che in questo caso “non sussistono i requisiti essenziali di tutela”, come se in una micro-impresa dell’edilizia (molto numerose anche nel nostro territorio) la presenza di un lavoratore in nero su uno o due o tre o quattro dipendenti (pari quindi a una percentuale che va dal 100% al
25% dei lavoratori impiegati) non costituisca un fatto grave, sul piano sociale, civile, lavoristico, della sicurezza del lavoro. E’ stata proprio
questa norma, che ora si invita a disattendere, ad avere avviato un processo di maggiore regolarizzazione nelle imprese a grande rischio di infortuni, in particolare nell’edilizia. Norma che inoltre ha fatto
incassare allo Stato centinaia di milioni di euro in sanzioni ed ha portare a far emergere dal nero centinaia di lavoratori.
Altrettanto scandalo suscita l’indicazione agli Ispettori del lavoro di ignorare la circolare ministeriale n. 4 del 29 gennaio 2008, secondo cui il lavoro di muratore, di cameriere, di barista o di addetto alle pulizie molto difficilmente possono essere inquadrati come “a progetto”,
trattandosi di attività prive dell’autonomia di orario e di organizzazione, che vanno pertanto inquadrati come attività di lavoro subordinato. Gli esempi citati dalla circolare Damiano, secondo la direttiva del 18 settembre, “non sono coerenti con l’impianto e le finalità della legge Biagi”. Oggi se un ispettore si trova di fronte a un muratore con contratto “a progetto”, non potrà più “presumere” che si tratti di un
contratto di lavoro autonomo che maschera un lavoro subordinato. Lo smantellamento delle norme finalizzate a ridurre l’irregolarità e in ultima analisi gli infortuni sul lavoro rischia così di vanificare il faticoso lavoro che nei territori è stato sin qui svolto».