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Palermo: arrestato legale dei Lo Piccolo

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Un avvocato e un procuratore di calcio, ritenuti vicini ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, sono stati arrestati oggi dalla Guardia di finanza a Palermo. In carcere sono finiti l’avvocato Marcello Trapani, 39 anni, legale della famiglia Lo Piccolo, accusato di associazione mafiosa, e Giovanni Pecoraro, 47 anni, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ed estorsione aggravata.

Sei le persone iscritte nel registro degli indagati nell’ambito dell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo e dai pm Gaetano Paci, Domenico Gozzo, Francesco Del Bene e Anna Maria Picozzi.
Gli inquirenti hanno accertato che l’avvocato Trapani ”era legato a diversi componenti della famiglia mafiosa dei Lo Piccolo, da un rapporto di natura professionale e, soprattutto da un rapporto di natura extraprofessionale, che ha progressivamente assunto rilevanza penale sempre più marcata”.
L’avvocato Trapani, che è anche procuratore sportivo di alcuni giovani calciatori del Palermo, avrebbe fatto ”da tramite” tra i due capimafia, arrestati nel novembre scorso, e alcuni imprenditori. In particolare, i Lo Piccolo avevano interessi economici nel Veneto, a Chioggia. Con l’appoggio di alcuni imprenditori veneti, ma anche di un militare della Guardia di Finanza, tutti indagati, i due boss avrebbero tentato di mettere le mani sulle opere di riqualificazione del porto di Chioggia. Un investimento pari a 8 mln di euro circa.
Questa mattina sono state effettuate diverse perquisizioni dalle fiamme gialle in alcuni uffici in Veneto.
Il penalista avrebbe fatto avere ai boss mafiosi materiale giudiziario che riguardava proprio le inchieste sulle cosche palermitane e si sarebbe anche impegnato a “intestarsi fittiziamente” un appartamento.

Nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Trapani si è fatta luce anche sull’intimidazione all’ex direttore sportivo del Palermo Rino Foschi al quale, nel Natale 2006, venne recapitata una testa d’agnello mozzata. Un pentito di mafia, autore del gesto, ha raccontato ai magistrati che i mandanti erano i Lo Piccolo. I boss avrebbero voluto partecipare alla spartizione di alcuni appalti commissionati dal presidente rosanero Maurizio Zamparini. Appalti che, però, non riguardavano il Palermo ma affari personali del presidente. Gli stessi investigatori, nel provvedimento d’arresto, hanno sottolineato che Zamparini “non si è mai piegato alle intimidazioni”. Al contrario, il presidente friulano avrebbe anche allontanato delle persone dalla società sportiva per evitare interferenze con Cosa nostra.

Fonte: Adnkronos