Finalmente i nodi arrivano al pettine, e qualcuno inizia a pagare veramente per la truffa dei T Red. Una spregiudica e politicizzata ideologia ha portato alla follia di pensare di ridurre milioni di italiani costretti ad usare l’auto per bisogno, a piccoli delinquentelli del quartierino.
Ma ora – interviene Telefono Blu Consumatori che da 10 anni denuncia la “tracotanza“ delle amministrazioni locali e assiste migliaia e migliaia di automobilisti nei ricorsi ai Giudici di Pace in ogni angolo della Repubblica – non basta montare il tipico caso clamoroso, sparando cifre di rimborsi impossibili e fare la solita “cagnara“ all’italiana che alla fine significa non risolvere nulla.
L’associazione per questo mette a disposizione per i ricorsi tutti i propri uffici legali presenti in ogni città d’Italia, basterà contattarci – insiste la nota – oltre che ai centralini ai portali di ogni provincia, digitando da qualsiasi motore di ricerca Telefono Blu e la Provincia di appartenenza. Uno staff di legali è pronto ai ricorsi, e poi Telefono Blu attiva una petizione on line per un disegno di legge che preveda l’obbligo dei 5 secondi fra il giallo ed il rosso del semaforo e l’obbligo di costruire rotonde negli incroci ritenuti pericolosi invece che installare i T Red.
Non solo l’associazione sta studiando il sistema per costituirsi parte civile nei confronti dei Comuni, dei Sindaci, degli Assessori che abbiano fatto i “furbetti “ della serie: chi la fa l’aspetti.
Il presidente nazionale di Telefono Blu Pierre Orsoni rincara la dose, è questa la vera rivoluzione per cui occorre scendere in piazza, alzare la testa per dichiarare che siamo cittadini e non sudditi.