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Caccia: dalla Regione precisazioni sulle deroghe

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L’uso dei richiami vivi nella caccia in deroga è incompatibile con le esclusive finalità di contenimento dei danni all’agricoltura in
base alle quali la Regione Emilia-Romagna autorizza tale attività. Lo precisa il Servizio attività faunistico-venatorie della Regione a
proposito delle polemiche sollevate a questo riguardo dalle associazioni venatorie e riportate sulla stampa.


Il prelievo in deroga di specie quali lo storno, i passeri, il cormorano e la tortora da collare, previsto dalla direttiva 79/409/Cee, è
disciplinato in Emilia-Romagna dalla legge regionale 3/2007 ed è concesso con un solo unico obiettivo: limitare i rilevanti danni
all’agricoltura che questi animali, di per sé protetti, provocano. Un obiettivo insomma di deterrenza e allontanamento, che mal si concilia
evidentemente con pratiche che puntano ad “attirare” i volatili, come succede appunto quando siano usati richiami vivi. Diversa è la scelta fatta da altre Regioni che invece concedono la caccia in deroga anche per scopi ricreativi, su specie per le quali esistono tradizioni
venatorie locali fortemente radicate sul territorio (è il caso ad esempio di quanto avviene in alcune province della Lombardia o del Veneto per le specie fringuello e peppola).

Il recente provvedimento in materia di deroghe che la Giunta regionale ha adottato nella seduta del 28 luglio scorso, e che è contestato da parte
del mondo venatorio proprio per la mancata concessione dell’utilizzo di richiami vivi, rappresenta la lineare applicazione della
Direttiva comunitaria e della legge regionale di recepimento. In tal senso si è peraltro sempre espresso l’Istituto nazionale per la fauna selvatica
(attualmente Ispra) ogniqualvolta ha fornito il parere di competenza su tale materia.
Naturalmente, poiché la finalità non è il divertimento del cacciatore, ma il contenimento dei danni, il prelievo di storni in deroga è
consentito anche nelle Zps (zone di protezione speciale), come sta avvenendo dal 1° settembre.

Analogamente si comporta la regione Marche
che, a differenza di quanto falsamente affermato da taluno, non consente l’uso di richiami vivi.
Nel corso della passata stagione venatoria peraltro sono stati abbattuti dai cacciatori emiliano-romagnoli (pur senza l’ausilio dei richiami vivi) più di 150.000 mila esemplari di storno, la gran parte dei quali in quelle Province come Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, consentendo, proprio in alcune di quelle realtà provinciali, un deciso contenimento dei danni
arrecati da questa specie selvatica.